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Ancora sull’aggressione a Silvio Berlusconi

Malgrado l’invito della Redazione di Agoravox Italia a parlar d’altro, il vostro reporter desidera intrattenersi ancora sull’aggressione al Premier Silvio Berlusconi; anzi raddoppia e ne parla due volte.
 
1 – La figuraccia dei servizi di sicurezza
 
Oggi alle poste un saggio ha detto che la mano dell’aggressore avrebbe potuto essere fornita di un’arma, con le conseguenze connesse. Sembrerebbe che i servizi di sicurezza, nell’occasione, si siano praticamente coperti di ridicolo.
 
Qualcosa del genere, a dire il vero, lo aveva detto anche un ex dirigente dei servizi di sicurezza israeliani, in una intervista televisiva prima trasmessa e poi non più mandata in onda. Alla fine tutti i commenti sono rimasti concordi con quello del Ministro degli Interni, il quale nulla si è sentito di rimproverare all’apparato di protezione creato intorno all’onorevole Berlusconi. L’ex dirigente israeliano, invece, ha detto che si è trattato di una grave sconfitta dei nostri servizi di sicurezza e che, se non è pensabile impedire ad una alta personalità politica il contatto con il pubblico, si deve sempre trattare di un pubblico preventivamente controllato con accuratezza.
 
Speriamo che, per l’avvenire, ciò sia fatto. E non solo per Silvio Berlusconi.
 
2 – Populismo e pifferaio per Bersani
 
Prima dell’aggressione al Premier i titoli dei TG riportavano le dichiarazioni del neo segretario del P.D. Pier Luigi Bersani, che denunziava una situazione a suo dire inaccettabile, con il “pifferaio” Silvio Berlusconi in grado di manovrare a suo piacimento il popolo, mettendo in essere una deprecabile forma di “populismo”. Questa affermazione, a prima vista sconnessa dal successivo evento, potrebbe, invece, essere ad esso legata.
 
In America, se si vuole governare il Paese, occorre girarlo in lungo ed in largo per mesi ed ottenere il consenso degli elettori: è quello che ha fatto Barack Obama e non si chiama “populismo”, si chiama “democrazia”. Ha cercato di farlo anche John McCain, ma non è riuscito nel suo intento; e, visto l’esito, ha ammesso la sconfitta e si è fatto da parte. Anche questo si chiama “democrazia”. Alla prossima scadenza elettorale il Partito Repubblicano si guarderà intorno e cercherà un volto nuovo su cui puntare per far prevalere le proprie idee; e difficilmente sceglierà un epigono della precedente amministrazione, sconfitta al voto. Questo, oltre che “democrazia”, si chiama “buon senso”. Il risultato sarà di dar correttamente voce alle idee ed alle istanze che il Partito Repubblicano sostiene e rappresenta, aggiornandole in base alla situazione contingente, in democratica contrapposizione a quelle del Partito Democratico. Ove ciò non accadesse, le idee e le istanze di entrambe le parti politiche verrebbero fuori in maniera anomala, violenta. E di questo non ha proprio bisogno la società statunitense, che di violenza ne ha già fin troppa al suo interno (al punto di aver visto tanti suoi esponenti politici di primo piano subire attentati, talora mortali).
 
Passando ad un confronto con l’attuale scatenarsi di violenza civile in Italia, forse il dato deve essere riportato alla grave carenza di democrazia nel vita politica del nostro Paese, dove proprio non accade nulla di simile a quanto accade negli Stati Uniti. Insomma, per porre un argine alla violenza in politica, occorrerebbe puntualmente affermare e sostenere la prassi democratica.
 
Paradossalmente questa mancanza di democrazia la si ritrova più nel polo di sinistra, che in quello di destra. A destra esiste un unico partito dei conservatori, nato dopo un lungo percorso del vecchio Movimento Sociale per l’abbandono del totalitarismo e dell’antisemitismo. Ogni tanto qualcuno sente “aria di caserma”, ma la cosa non sembra particolarmente allarmante. A sinistra, invece, si ha una frammentazione della rappresentanza partitica, in cui sopravvivono e si sviluppano forme di giustizialismo e di vetero-comunismo. Servirebbe un uomo politico di grande statura, interessato a “traghettare” verso una compiuta adozione del sistema democratico l’intero “arcipelago” dei progressisti, ma ancora non lo si vede all’orizzonte. Quando ciò dovesse accadere, nessuno parlerebbe più di “populismo” dinanzi al consenso ottenuto dall’avversario.
 
* * *
 
Tutto quanto sopra detto, il vostro reporter promette per l’avvenire una più puntuale osservanza delle raccomandazioni della Redazione di Agoravox Italia.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.52) 17 dicembre 2009 19:10

    Obama, come promesso, si accinge a chiudere Guantanamo e ... portare i detenuti nel carcere comprato a Thomson in Illinois. Berlusconi, rientrando a Arcore ha detto che: potrà aprirsi una nuova stagione di dialogo se .. gli esponenti dell’opposizione sapranno prendere veramente le distanze in modo onesto da pochi fomentatori di violenza. Forse alludeva a quelli additati in Parlamento dal "paladino" Cicchitto? Vogliamo ricordare quello che la storia insegna riguardo alla "febbre" del Tribuno che monta come un fiume in piena trascinando di tutto? E magari pensare alla Crisi-Atto secondo che macina record di famiglie indebitate, imprese a rischio fallimento e nuovi disoccupati. (=> http://forum.wineuropa.it )

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