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All’Aja, la Romania appoggerà la Serbia contro l’indipendenza del Kossovo

La dichiarazione era nell’aria ma il Presidente romeno ha tenuto a sottolineare come, senza l’assenso serbo, il suo paese continuerà a porre il veto contro Pristina presso l’Unione europea.
Ora che la causa è incardinata presso il Tribunale internazionale dell’Aja e che il governo serbo, rivestendo la qualifica di attore, finalmente dopo più di un decennio si è deciso a riconoscere l’autorità delle istituzioni internazionali nella composizione delle innumerevoli diatribe che ancora dividono le genti dei Balcani occidentali, la Romania ha deciso di intervenire al fianco di Belgrado nella disputa giuridica che potrebbe far dichiarare nulla la dichiarazione unilaterale d’indipendenza del Kossovo del febbraio 2008. La notizia l’ha data il Presidente della Repubblica romena Traian Basescu ed è stata confermata dalla radio- televisione serba.

“Il Kossovo è per noi una provincia serba e tale continuerà a rimanere almeno fino a quando la Corte internazionale dell’Aja non ci convincerà del contrario. Allora ci piegheremo alla primazia del diritto adeguandoci. Sino ad allora però in Europa, la Romania è membro dell’Unione europea sin dal primo gennaio 2007, continueremo ad esercitare il nostro diritto di veto affinché l’Unione europea non possa riconoscere la sovranità albanese su questo pezzo di Serbia” con queste dure e sbrigative parole Traian Basescu ha liquidato la questione non concedendosi oltre. Il ministro degli esteri del governo di Bucarest, Cristian Diaconescu, si è immediatamente allineato sulle posizioni presidenziali. Non è da oggi che la Romania guarda al vicino paese ex- jugoslavo, con il quale storicamente vi è un rapporto di proficue relazioni, con simpatia specialmente dopo che, con l’avvento al potere del democratico e filo- occidentale Boris Tadic, Belgrado tenta di avvicinarsi all’Europa. Sono principalmente tre le ragioni che hanno spinto il capo della diplomazia del paese danubiano, la Romania è una repubblica semi-presidenziale e la politica estera del paese viene ispirata dal Presidente della Repubblica in persona, a schierarsi apertamente contro l’indipendenza unilaterale di Pristina anche di fronte alla Corte dell’Aja.

Innanzitutto il timore che, dopo la probabilissima ed imminente vittoria della destra nazionalista di Vicktor Orban, i cui fan in parte già parlano di ritornare alla “Grande Ungheria” di inizio novecento, alle elezioni legislative magiare del prossimo mese, certi assunti come l’autodeterminazione su base etnica e la legittimità delle dichiarazioni unilaterali d’indipendenza possano contagiare pure alcuni distretti della Transilvania, come Mures, Harghita o Covasna, abitati in maggioranza da genti di origine e lingua magiara; poi la fratellanza religiosa, i popoli sono entrambi cristiani di confessione ortodossa, che assimila serbi e romeni i quali vedono nel Kossovo una delle culle del cristianesimo balcanico da non cedere assolutamente alla giurisdizione dei musulmani albanesi ed infine un certo sospetto ed una certa diffidenza che nei palazzi del potere di Bucarest si avverte contro il progetto della “Grande Albania”, fattore considerato destabilizzante nella delicata politica degli equilibri della penisola. Se aggiungiamo pure che sia Basescu che gran parte dei romeni non hanno dimenticato le sprezzanti parole con cui i politici di Tirana ha accolto la notizia dell’ingresso di Bucarest nell’Unione europea (“Meritavamo di entrare prima noi, siamo più evoluti, non siamo un popolo di stirpe zingara”) ecco il panorama completo del perché Traian Basescu ed il governo Boc hanno ieri optato per una scelta che sicuramente creerà alla Romania più di un nemico. 

Commenti all'articolo

  • Di Stéphane (---.---.---.249) 8 settembre 2009 17:13

    Non credo che le autorità romene hanno ritenuto le insulte degli albanesi per aiutare la Serbia. Ci sono interessi economici importanti e anche la presenza di una importante comunità romena in Serbia. Non vedo che c’entra la Transilvania (forse solo per l’Italia, paese che è stata sempre vicina alla Ungheria).

    • Di lorenzotns (---.---.---.187) 9 settembre 2009 02:01

      c’entra, eccome, si tratta di tre provincie nel bel mezzo del paese con maggioranza di etnici magiari (che, peraltro, come da me saputo, non sono riconosciuti come pari dagli ungheresi), che richiederebbero autonomia, in base al esempio kossovaro; l’unica differenza e che per ora non e morto nessuno da quelle parti

  • Di Sergio Bagnoli (---.---.---.250) 9 settembre 2009 08:28

    Sono l’autore dell’articolo: Vi scrivo perchè mia moglie proviene da un paese sito in uno dei tre distretti a maggioranza magiara della Transilvania, a questi comunque bisogna aggiungere i circondari di Rupea e Fagaras del distretto di Brasov. Mia moglie per parte di madre è di nazionalità sassone, per parte di padre ungherese. E’ ben vero che l’ungherese parlato dagli Szekely, si chiamano così gli abitanti di detti distretti, è diverso dall’ungherese parlato entro i confini nazionali magiari ma è anche vero che il folklore di quelle terre in tutto e per tutto ricorda il clima che si respira a Bucarest. Anche se il sig. Basescu quest’estate a Baile Tusnad ha inteso sminuire la portata dell’autonomia costituzionale richiesta dai consigli provinciali dei tre distretti ed a livello nazionale dal Partito popolare dei magiari di Romania è inutile far finta che il problema non esista. Colpisce piuttosto il razzismo strisciante con cui la Romania tratta le genti di quelle terre e che raggiunge la sua più paradossale espressione l’undici Novembre, giorno della fine della prima guerra mondiale. Quel giorno mentre i romeni tutti, come gli italiani il 4 Novembre, festeggiano la sconfitta dell’Impero Austro- Ungarico, per i romeni di nazionalità magiara e sassone è un giorno triste. Questo per dire a Stephane che forse prima di scrivere sarebbe meglio conoscere la storia. Lei per esempio sa che l’eroe dell’indipendenza ungherese, Petofi, è stato ucciso proprio ad Albesti in uno dei tre distretti? Credo comunque che, in vista delle prossime elezioni presidenziali in Romania, la causa dell’autonomia della Transilvania centrale assurgera a tema principale in quanto tutti e tre i maggiori candidati, in primis Basescu avranno bisogno, per essere eletti, dei voti dell’Udmr che venderà cara la pelle cioè pretenderà il pacchetto d’autonomia simile a quello di cui gode da sessant’anni il SudTirol. Stiano però tranquilli i romeni di Bucarest in quanto nessuno, ad eccezione di qualche esaltato nella Transilvania magiara intende seguire i folli discorsi nazionalisti provenienti dall’Ungheria percui non si profila all’orizzonte un problema Kossovo. Per ciò che concerne le razziste dichiarazioni anti- romene degli amici albanesi al momento dell’ingresso di Bucarest nell’Unione europea, ovviamente amplificate dalla stampa italiana notoriamente esponente di un paese romenofobo, ovviamente confermo quanto detto. In Italia vivono più di un milione di lavoratori romeni e forse qualcuno di loro legeg pure i giornali, e forse qualcuno di loro, patriotticamente, ha avvertito le autorità della madre- patria circa queste calunnie. Lo stupore a Biucarest è stato forte. Comunque il comemnto di alcuni politici è stato giustamente:" Chi ci calunnia stia attento: chi di spada ferisce di spada perisce". Concordo pienamente cara Stephane. 

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