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A margine

Non ho la pretesa di scrivere articoli. Giuro che non ne sarei capace. Mi basta provare a decifrare i miei pensieri.

Vorrei passare tutta la vita a fare il pacifico avventore, l’anonimo messo in un angolo ad aspettare la sera e, alla sera, con notevole impegno, aspettare il giorno. Camminare senza meta dentro bottiglie di vetro vuote, scolate negli attimi di attesa, tra un pensiero l’ altro. Commiserarmi ad ogni rosario e ad ogni crocefisso e parlare senza mai essere preso troppo sul serio. Fare la fila, ogni primo lunedì del mese, davanti agli sportelli della posta sotto casa e poi uscire con un misero assegno da scambiare con vino e pane. Usare i giardinetti pubblici come un cesso privato e non vergognarmi mai degli sguardi e dei richiami. Tanto tutto passa in fretta, bene o male.
Leggere il cielo prima dell’alba invece che i libri, guardare i voli migratori delle rondini invece della televisione. Aprire l’armadio a muro che sta nell’angolo e trovarci dentro, più o meno, sempre gli stessi abiti, logori, frusti, stanchi come me, e indossarli senza avere mai fretta, senza mai pensare al colore perché a quello pensa già l’autunno e te lo regala. Casualmente sorridere delle cazzate del mondo viste sul foglio di un giornale di 3 giorni prima.
Un pezzo di specchio attaccato alla parete del bagno rifletterebbe la mia immagine ogni giorno più vecchia incorniciarsi dentro ad una barba ispida e incolta. Il freddo dei muri vecchi passerebbe attraverso il cuore dove c’è ancora una porta, anche non si apre più da molto tempo.
Vivrei parte delle mie notti nella soffitta di una vecchia baldracca che ogni tanto mi aprirebbe per una gita fuori città ed un mazzo di fiori. A volte, la porterei anche al cinema: tutti abbiamo il nostro bisogno di sognare e di sentirci protagonisti. La domenica, mi impiccherei con un cravatta fuori moda e se il tempo fosse mite riusciremmo a passeggiare fino al fiume con la dignità propria degli sconfitti.
Forse non sarebbe mai amore, ma che importa: per quello c’è stato tempo e, forse, ce ne sarà ancora.
 
La vita scivola tra le mani dei giorni come sabbia fine, lasciando soltanto un pò di polvere sopra i palmi.

Vorrei vivere di niente, la malinconia mi basterebbe. Vorrei la tranquilla lucidità della disperazione. Le lacrime versate per il mio funerale le uso quasi ogni sera, quando la bottiglia vuota rotola sotto la solitudine della mia vita.

Per te che mi ascolti.

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