Un buon ambiente
Altra puntatina nella borsetta del ministro Prestigiacomo: morti e malformazioni nelle aziende di famiglia, crack finanziari e buchi fiscali. E una presunta contiguità da spiegare con gli indagati per disastro ambientale a Porto Torres.
Pecunia olet.
Per non parlare delle polveri dormienti nei polmoni dei sopravvissuti, esposti inconsapevolmente a morte lenta per un decennio. E i problemi ereriali? Parrebbe, una pendenza fiscale dai 3 ai 6 milioni in tre anni, ammanchi piuttosto pesanti e un bel carcerello. Il tutto diluito ad una presunta e recente accusa per peculato, che il Corriere dice derivare da una intercettazione effettuata per un altro procedimento giudiziario. Senza esporsi – alla maniera di Via Solferino: quale? E come tacere sulla selva di clienti Coemi che alla signora farebbero capo? Il gotha del petrolchimico, dell’elettro-industriale, di chissà cosa.
Disaster.
Compresa la beneamata Sasol, presieduta e rappresentata da tale Guido Safran, industriale egiziano, iscritto nel registro degli indagati nella primavera 2009 con l’accusa di disastro ambientale, in faccia al golfo dell’Asinara (la "chimica" di Porto Torres, Sassari). A far compagnia al nord africano, dirigenti Ineos e Syndial. E questa, tanto per far due chiacchiere, società già letta e sentita nell’elenco dei richiedenti Aia (l’autorizzazione del ministero-Prestijacques). Per uno stabilimento chimico con sede a – devo dirlo? – Priolo (devo dirlo? Siracusa). E tra i soci della Industria Acque Siracusane, quella dei (devo dirlo?) 770 milioni del governo.
Leggi anche:
Città in polvere e ministre acquifere
L’importanza di chiamarsi “clienti Prestigiacomo”
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox