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Telecom e Wind, forse unica centrale

di Pietro Orsatti su Terra

Mentre si apprende che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha posto il segreto di Stato sull’insieme delle informazioni che dovrebbero svelare la natura dei rapporti con Telecom dell’ex numero tre del controspionaggio militare Sismi, Marco Mancini, altre ombre e altri interrogativi emergono invece su un altro scandalo. Un’inchiesta per ora tenuta in ombra da gran parte dei media nazionali, relativa alle fughe di notizie e irregolarità nella Security di un altro gestore telefonico. La Wind. Oggi, quindi, la procura di Milano si trova ora in grave difficoltà per portare avanti, con il segreto di Stato a impedire le indagini, il processo per il dossieraggio illegale contestatogli in concorso con l’ex vertice della Security di Telecom e Pirelli, Giuliano Tavaroli, e altri 34 indagati. A Crotone, invece, il pm Bruni sta andando avanti sull’inchiesta partita quando la procura della città calabrese si era resa conto che Enrico Grazioli, maggiore dei Carabinieri, sul quale si stava indagando per rivelazione del segreto istruttorio, sapeva di essere intercettato.

Grazioli lo sapeva, questo secondo le stesse ammissioni del maggiore, grazie alla “soffiata” di un suo amico, il capo della Security della Wind Salvatore Cirafici. Ex ufficiale dei carabinieri, già indagato nel procedimento Why Not di Catanzaro, il quale avrebbe dovuto garantire, fra l’altro, l’uso corretto dei dati personali dei 17 milioni di clienti Wind. Da alcune settimane Cirafici è agli arresti domiciliari, non solo per la “soffiata” all’amico Grazioli, ma anche perché è stato scoperto che sarebbe stato in possesso di schede fantasma, sim non riconducibili a nessun soggetto e quindi non rintracciabili, che lui, sempre secondo il maggiore Grazioli, avrebbe messo a disposizioni di soggetti politici e istituzionali. A chi, perché, ed eventualmente in cambio di cosa? Su questo il pm Bruni sta cercando di fare luce. Emerge, nel proseguimento delle indagini, un altro aspetto inquietante. La procura afferma che Cirafici avrebbe rivelato al maggiore Grazioli che la sua utenza era sotto intercettazione da parte della Procura di Crotone. Bene. Fin qui la cosa sembra limitata al solo Cirafici. Poi sorge un dubbio. Grazioli non avrebbe utilizzato, secondo quanto è emerso finora, un’utenza Wind, bensì un numero Telecom. Di conseguenza, come poteva il capo della sicurezza Wind, Cirafici, essere a conoscenza che il telefono di Grazioli intestato Telecom fosse intercettato? La legge prevede, infatti, che i vari gestori, e in particolare i rispettivi riferimenti non si possano scambiare in alcun modo informazioni del genere. Se questo scambio di informazioni fra Telecom e Wind fosse provato dalla procura di Crotone, si aprirebbe uno scenario inedito e inquietante su come vengono gestiti in primo luogo i nostri dati personali dai vari gestori e, poi, su come vengono condotti intercettazioni e tracciamenti di utenze e altri rilievi da chi viene delegato. Infatti la legge prevede che la delega sia rilasciata solo ed esclusivamente dall’Autorità giudiziaria, a chi può effettuare questo tipo di operazioni. Ovvero gli uffici di Security dei gestori telefonici, in questo caso Wind e Telecom.

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