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Tasse, inquinamento ed altro ancora: i lasciti generazionali

L’accesa discussione sulla riforma fiscale si è rapidamente ricondotta all’unica sterile ipotesi di diminuire la pressione fiscale. Nessuno ha rivolto la sua attenzione al federalismo fiscale ed ancor meno al debito pubblico, diventato di dimensioni eclatanti negli ultimi decenni e che grava per circa 30.000 Euro su ognuno di noi, anziani e lattanti compresi; debito non più diminuibile mediante svalutazione della moneta, se vogliamo continuare a stare con la nostra economia in Eurolandia. Insomma, pare nostra ferma intenzione lasciarlo tutto lì, alle generazioni future, e farlo pagare a loro.
 
Qualcosa di simile, ma per il rispetto dell’ambiente, è accaduto al vertice di Copenaghen, dove non sono state prese decisioni economiche vincolanti per porre un limite al riscaldamento del pianeta, causato dall’utilizzo di forme di energia non rinnovabile: non inquinare ha un costo e non lo si è voluto sostenere oggi, preferendo lasciare alle generazioni future un pianeta inquinato.
 
Su quest’ultimo punto si è recentemente espresso Benedetto XVI all’Angelus, attribuendo la cosa all’«egoismo» dell’uomo; il vostro reporter preferirebbe utilizzare il termine «grettezza» dell’uomo, non bello ma più chiaro e più proprio, e vorrebbe riferirlo ad entrambi i fatti. E vorrebbe anche citare una recente espressione di Dacia Maraini: «Le cicale del mondo dovrebbero imparare qualcosa. Ma non impareranno perché appunto sono cicale e pensano solo al loro stupido ed egoistico cantare».
 
Eppure, senza la prospettiva delle generazioni future, l’uomo non starebbe a costruire edifici e strade, a scavare canali, etc., e la sua vita scorrerebbe via liscia e senza significato. Dovremmo deciderci se amarle o meno, queste generazioni future che non conosceremo.
 
Peraltro lo stesso vale per la nostra generazione e per i lasciti ricevuti dalle precedenti. In particolare, nel Meridione, la generazione del dopoguerra ha lasciato a quella attuale l’orrenda pianta del clientelismo politico e le sue tante ramificazioni: la corruzione, la criminalità mafiosa, il familismo, le discrasie della Pubblica Amministrazione, la politica dei mestieranti, l’insopportabile pressione fiscale, l’economia rantolante e quant’altro. Non sarà facile liberarcene (il Ministro Renato Brunetta auspica una seconda spedizione dei Mille di tipo amministrativo, e non ha tutti i torti).
 
Una cosa è certa: all’attuale generazione di meridionali è stata quasi del tutto tolta la possibilità di una vita dignitosa; ed è altrettanto certo che non è colpa sua se si è ritrovata a vivere in condizioni lesive della dignità della persona.
 
Allo stesso modo le generazioni future della Terra diranno dell’inquinamento del pianeta «non è colpa nostra»; ed allo stesso modo le generazioni future del nostro Paese diranno dell’enorme debito pubblico ricevuto in eredità «non è colpa nostra, ma delle cicale del passato».

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