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Suina, falsa pandemia

Ricordate gli sguardi cupi della gente quando qualcuno tossiva o la ressa a comprare confezioni di amuchina (ora anche in formato da borsetta), o ancora Topo Gigio che elencava con quattro dita le cinque regole contro l’influenza A: nessuna paura, ormai siamo a fine gennaio e il picco di morti non c’è stato. Anzi, il caso dell’influenza suina è stato "uno dei più grandi scandali sanitari del secolo".

Wolfang Wodarg, presidente della commissione Sanità del Consiglio d’Europa, l’ha detto senza troppi giri di parole: l’influenza A è una bufala orchestrata dalle case farmaceutiche, tramite l’Organizzazione mondiale della sanità, per fare miliardi con inutili e per giunta pericolosi vaccini.

Tutto ha inizio dalle case farmaceutiche che per promuovere nuovi farmaci e vaccini contro l’influenza hanno condizionato scienziati e organismi ufficiali. A quel punto allarmare il mondo è stato piuttosto facile. Anzi, l’Oms, proprio su indicazione di queste case farmaceutiche, ha addirittura ridefinito il concetto di “pandemia” abbassando i livelli di allarme. Così si è scatenato il panico, la gente ha iniziato a usare la mascherina e sono partite le vaccinazioni di massa con relative interviste ai primi fortunati. E mentre le telecamere riprendevano tutto, nessuno parlava dei rischi che queste vaccinazioni, non brevettate, potevano avere. Nessuno parlava dei morti che l’influenza normale provoca ogni anno.

Wodarg, medico ed epidemiologo (quindi uno che capisce di cosa parla) l’ha definita una “falsa pandemia” grazie alla quale le multinazionali del farmaco hanno accumulato “enormi guadagni” senza alcun rischio finanziario, mentre i governi di tutto il mondo prosciugavano i magri bilanci sanitari spendendo milioni nell’acquisto di vaccini contro un’infezione che in realtà era poco aggressiva.
Il Consiglio d’Europa terrà sul ruolo delle case farmaceutiche un dibattito a fine mese e nel frattempo i governi di tutto il mondo stanno cercando di sbarazzarsi delle milioni di dosi di vaccino comprate quando sembrava non ci fosse una via d’uscita. La Gran Bretagna prevedeva 65.000 decessi e aveva allertato l’esercito per far fronte alla pandemia. In Italia, invece, ci siamo limitati a comprare per 184 milioni di euro 24 milioni di dosi di vaccino dalla Novartis. Anche se sono state somministrate solo 850mila vaccini, le clausole del contratto non prevedono né restituzioni né rimborsi.

Le cifre fanno quasi ridere visto che anche il vicedirettore generale dell’Oms, Keiji Fukuda, ha dichiarato che nonostante il numero dei morti, “i casi di influenza certificati da test di laboratorio sono 79 e solo 7, tutti in Messico, si può dire con sicurezza che abbiano avuto un esito letale determinato esclusivamente dalla nuova influenza”.

Così grazie al beneplacito dell’Oms ogni anno creiamo a tavolino influenze pandemiche che uccideranno milioni di persone, commercializziamo mascherine e medicinali, cambiamo stili di vita e mete delle vacanze. I giornali hanno pane per i propri denti: titoli urlati, cure sconosciute, interviste ai massimi esperti. Nessuna certezza della diagnosi, nessuna certezza sulla cura, soprattutto nessuna verifica sul numero effettivo di morti o contagiati. Si crea qualcosa di cui parlare, su cui buttare soldi e con cui distrarre l’elettore. Tanto poi è sempre lui a pagare.

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