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Soldati baristi contro la Guerra

Nello stato di Washington, nel nordovest degli Stati Uniti, esiste un bar un po’ diverso dagli altri. Il "Coffee Strong" è situato appena fuori le mura della Fort Lewis, un’enorme base militare. Oltre a servire cappuccini a migliaia di soldati ogni giorno questo particolare locale offre anche una forte tematica anti-guerra e aiuta i suoi clienti (quasi tutti militari) a cercarsi lavori civili.

Quando i due proprietari, Seth Manzel (ex soldato con 2 anni di servizio in Iraq) e Andrew VanDenbergh (anche lui un Marine con servizio in Iraq durante la prima invasione nel 2004) decisero di aprire il locale c’era molta incertezza intorno alla possibilità di successo per un attività apertamente improntata sull’opposizione alla guerra subito fuori le mura di una grande base militare. Sorprendentemente invece il locale ha avuto un gran successo.
 
Ogni mattima si riempe di soldati che sorseggiano caffè, navigano su Internet a costo zero e leggono giornali. All’interno un enorme poster dell’IVAW (Iraq Veterans Against the War Veterani dell’Iraq contro la Guerra) chiede ai clienti di “Sostenere gli oppositori alla Guerra”.
 
A parte qualche isolato episodio, come quello di un soldato entrato nel locale una mattina solo per strappare via dal muro il poster dell’IVAW e poi andarsene, il bar ha riscosso un grande successo proprio grazie ai militari di Fort Lewis.
 
D’altronde, una grande maggioranza dei soldati in USA si arruolano non per la passione del combattimento e per la guerra, ma perché l’esercito offre buoni stipendi e la possibilità di guadagnarsi borse di studio. E in questi tempi di crisi è un incentivo da non sottovalutare per moltissimi giovani americani alla ricerca di una vita migliore.
 
Seth Manzel racconta di essersi arruolato dopo l’11 settembre quando l’economia americana rallentò e lui aveva moglie e figli da sfamare. Ma l’esperienza non ha lasciato buoni ricordi, anzi. “Dopo essere stato in Iraq mi sono convinto ancora di più di quanto sia sbagliata la Guerra – dice Manzel – E’ impossibile passare anni di servizio in Iraq e tornare sano di mente”.
 
Ma Seth e il suo collega Andrew non si limitano a servire caffè e giornali. Loro forniscono anche il numero telefonico di un’associazione di avvocati per la difesa dei diritti dei soldati. Una mattina una soldatessa appena rientrata dall’Iraq con un braccio rotto è entrata nel locale lamentandosi del fatto che l’esercito stava per rispedirla subito a Baghdad nonostante non avesse subito un intervento chirurgico per riparare la frattura che lo stesso medico militare aveva dichiarato necessario.
 
Un altro caso, ancora più eloquente, riguarda un soldato entrato nel locale dichiarando di voler uccidere il suo capo di reggimento. Seth e Andrew gli hanno consigliato uno psichiatra per aiutarlo. Il soldato raccontò di esserci appena stato e che nonostante avesse ripetuto anche a lui l’intenzione di uccidere il suo capo militare, l’esercito lo dichiarò idoneo a partire per l’Iraq. Il soldato mostrò anche il nulla osta dell’esercito dove c’era scritto “Idoneo ma con latente ostilità verso i suoi superiori”.
 
In entrambi i casi Seth e Andrew hanno provveduto a mettere i soldati in contatto con un’organizzazione che li ha aiutati. Andrew racconta che l’esercito ha bisogno di tenere alti i numeri di militari attivi, e con l’attuale ostilità verso la guerra negli USA l’esercito ha dovuto adottare metodi sempre più aggressivi per trovare gente disposta ad arruolarsi. Questo spiega anche le visite nelle aule scolastiche di reclutatori militari alla ricerca di nuovi soldati. Il risultato sembra inconfutabile, anche alla luce di casi come i sopracitati, in cui si ignorano a volte le più elementari regole di diritti umani pur di inviare un numero sufficiente di soldati in guerra.
 
Coffee Strongnon è il primo bar del genere nella storia degli Stati Uniti. Durante la guerra in Vietnam iniziarono ad apparire simili strutture per aiutare soldati disincantati dal ritorno dalla guerra. Dopo qualche decade in cui non erano più considerati necessari, iniziano a riapparire locali come quello di Seth e Andrew, grazie a veterani frustrati da guerre considerate non necessarie e dall’apparente difficoltà di accedere a servizi sanitari e psichiatrici adeguati per soldati di ritorno da posti di guerra.
 
L’aumento spaventoso di casi di incidenti d’auto o di violenza domestica tra i soldati tornati dal fronte ha avuto l’effetto di creare un clima ancora più ostile alla guerra all’interno delle strutture dell’esercito americano. Sempre più storie tragiche di soldati alla deriva dopo il ritorno dall’Iraq o dall’Afghanistan hanno avuto un effetto nefasto per le ambizioni militari di un esercito ormai frastornato da guerre avviate dall’amministrazione Bush. Tra le altre cose, sembra essersi ormai diffuso il concetto, anche tra i soldati, che questi conflitti richiedono un grande sacrificio da parte di molti (in termini di vite umane e di denaro, prezioso di questi tempi) mentre hanno portato benefici solo per una manciata d’imprenditori del settore petrolifero e delle armi.
 
Seth e Andrew ora hanno obiettivi ancora più ambiziosi: riuscire a convincere soldati in servizio a rifiutare la partenza per l’Iraq o per l’Afghanistan. “I soldati devono sapere che la società li sostiene e che può provvedere a fornirgli avvocati nel caso si rifiutassero di obbedire ad un ordine da loro ritenuto illegale”, dice Andrew.
 
G.I. Voice”, un’associazione senza scopo di lucro, che ha aiutato “Coffee Strong” ad aprire, ha promosso una manifestazione recentemente proprio fuori dalle mura di Fort Lewis per protestare contro l’arresto e l’incarcerazione di due soldati. Uno perché si era rifiutato di partire per l’Afghanistan e l’altro perché lasciò la base senza permesso per aiutare la famiglia sfrattata a cercare casa.
 
Zoltan Grossman, un professore di geografia presso l’Università di Washington, nonché membro del consiglio d’amministrazione di “G.I. Voice”, racconta che la manifestazione ebbe un grandissimo successo, e non solo grazie ai partecipanti, ma anche per la solidarietà dei soldati in servizio a Fort Lewis. Dalle camionette militari piene di soldati che entravano ed uscivano di continuo dalla base, si sporgevano ragazzi che salutavano con entusiasmo i manifestanti e che in moltissimi casi, in misura sorprendente, mostravano con le mani il segno della pace.

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