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Res Publica corrigenda est! Bisogna riformare la Repubblica!

Sarebbe cosa gradita ascoltare ancora un vero e probo censore che redarguisca ancora una volta i suoi colleghi con parole aspre ma vere ed efficaci, e sproni il popolo ad organizzarsi affinché crei un’alternativa politica per una rinascita della Repubblica e metta in atto una riforma dello Stato - conditio sine qua non per sopravvivere. È già, perché è della sopravvivenza dell’Italia come nazione moderna che si parla, non solo del superamento di una crisi.

Ascoltando il discorso del Presidente della Repubblica, si evince che l’Italia è un paese dove bisogna attuare delle riforme vitali senza se e senza ma.

Ma vediamo cosa è stato fatto finora nei settori chiave dall’ultimo governo, il migliore degli ultimi 150 anni per intenderci, anche se quelli precedenti, anche di sinistra, non sono stati eccelsi:

1. Nella sanità sono stati tagliati 8 mld di euro, in più c’è il progetto di convertire metà delle strutture ospedaliere pubbliche in private.

2. Per il federalismo niente di fatto ancora, tuttavia sono stati azzerati i trasferimenti dallo Stato agli Enti Locali e i poteri delle regioni sono stati bypassati da vari decreti ministeriali come quelli sul nucleare e gli inceneritori, per esempio.

3. 

Nella scuola sono state ridotte le cattedre con il licenziamento degli insegnanti di sostegno e 40mila precari sono stati espulsi e le ore d’insegnamento sono state ridotte.

4. Nella giustizia sono stati tagliati 3 mld di euro alle Forze dell’Ordine, sono state istituite le ronde, varato lo scudo fiscale e quindi implicita amnistia per evasori e criminali.

5. Per l’Economia, oltre a dire che la crisi non esiste, cancellazione del credito d’imposta per le imprese e cancellazione dei fondi per le riconversioni energetiche.

6. Nel sociale sono stati tagliati i fondi alla ricerca, gli ammortizzatori sociali non hanno coperto né i precari né gli autonomi e c’è stato il varo della social card.

7. Nella diminuzione delle tasse non è stato attuato nulla di serio.

Ma diamo ora uno sguardo a quanto detto dal presidente Napolitano nel suo discorso di fine anno. Infatti, con il suo discorso è stato alquanto esaustivo, toccando tutte le questioni politiche ha detto che:

1. Si metta mano alle riforme sotto la guida di valori come la solidarietà, la coesione sociale e l’unità nazionale.

2. In Italia, comparata ad altri paesi, il livello della povertà è elevato, e che di ciò il Parlamento è informato.

3. La pressione fiscale sui redditi dei lavoratori dipendenti è alta e che il reddito degli “atipici” o “temporanei” è basso.

4. L’Italia per crescere ha bisogno che il Mezzogiorno cresca.

5. Lo Stato provveda ai giovani precari, i quali in generale corrono il rischio di scoraggiarsi e fuggire dall’Italia, ha anche accennato ai giovani precari della ricerca e a quelli specializzati che lavorano nelle aziende dell’alta tecnologia. 

6. La società e i pubblici poteri debbono garantire istruzione moderna ed efficiente a tutti i giovani, tale da sviluppare talenti secondo il merito.

7. Si deve procedere alla riforma degli ammortizzatori sociali e a quella del fisco, verso la quale, non si può più procedere con rattoppi (chissà a cosa si riferiva!).

8. La legge sul federalismo, così come la riforma della giustizia su base d’interesse generale, è cosa cruciale per il funzionamento dello Stato e sviluppo del paese.

9. Si può rivedere la seconda parte della Costituzione.

10. Le carceri devono rieducare e non abbrutire.

11. Le politiche di legalità e sicurezza debbono – parafrasando - sfuggire al razzismo e fugare la xenofobia.

12. La qualità civile e la qualità della vita siano essenziali per il benessere ed il progresso della società

 

Che dire?

Il nostro Presidente non ha detto solo quello che tutti noi volevamo sentire in un discorso di fine anno, ma ha anche detto molte cose giuste e centrate che, come si legge sopra, sono in buona parte il contrario di quanto fatto finora dall’ultimo governo.

Tuttavia, al di là della retorica politica e al di là delle cose dette e stradette dai politici fino ad ora, risulta chiaro che il Paese ha bisogno di riforme.

Il presidente Napolitano ha ricordato che bisogna attuarle.

Ascoltandolo si è quasi tentati a sottoscriverlo in toto il suo discorso, nondimeno - non è difficile arguirlo - esso rimarrà praticamente inascoltato.

Specialmente in punti chiave come il Mezzogiorno, la sicurezza, la scuola, la sanità e la giustizia egli rimarrà inascoltato anche perché il suo auspicio è una flebile e retorica opposizione contro i poteri della casta di cui è egli stesso parte, ed il suo discorso lo dimostra, infatti, io ho sempre sostenuto che sono inadatti a governare, non incapaci. 

In breve, il Presidente ha dimostrato con il suo discorso che la classe politica attuale è ben cosciente dei mali del Paese, ma si astiene a rigore dal tentare di risolverli. 

Che dire? 

Spero di sbagliarmi, ma sembra, a vedere come le cose vanno in Italia, stiamo andando avanti per forza d’inerzia, ovvero fino al momento in cui il corpo dello Stato attuale passerà, è il caso di dire, a peggior vita, a causa di un malgoverno, “connivente” e convivente con lobbies, che ormai da anni sta distruggendo deliberatamente lo Stato per dividersene le spoglie tra i suoi clan e i suoi clientes.

Tuttavia, come cittadino, mi rifiuto di capitolare; ora più che mai, è in ballo la sopravvivenza dello Stato tout-court, dove, per sopravvivenza non s’intende che il paese divenga preda di orde di Lanzichenecchi, ma che si ruralizzi, si provincializzi, con l’impoverimento della popolazione, con la massificazione e l’abbassamento del suo livello culturale, con un’immobilità sociale e una stagnazione economica permanente. Un paese che, se continua così, sarà superato e surclassato (e forse anche successivamente “colonizzato”) dalle potenze economiche emergenti, per non parlare di quelle che già sono tali.

Un paese dove attualmente il debito pubblico è salito alle stelle.

Chi pagherà le tasse per estinguerlo? I ricchi?

Sicuramente no! Almeno finché ci sarà questa casta dinastico-lobbistico-politica al potere.
I poveri? Ma se non hanno neanche gli occhi per piangere!
L’Italia rischia seriamente di dichiarare bancarotta se continua così!

Ed in più, dovremo fare i conti con un paese di pensionati sempre più poveri, giovani sottopagati e disoccupati che, quando va bene, fuggono all’estero e stranieri e clandestini trattati come servi della gleba del ventunesimo secolo.

La morale di fondo è che dietro questi teatrini politici e questa retorica c’è una vera e propria strafottenza nei confronti del cittadino e dei suoi reali bisogni.

In tutto questo, visto che di censori veri e propri non se ne vede neanche l’ombra, dalla notte dei tempi, le parole della sentenza di Catone maggiore fanno sentire il loro eco e ben si adattano alla casta e per essa mai sentenza fu più vera di questa:

I ladri di beni privati passano la vita in carcere e in catene, quelli di beni pubblici nelle ricchezze e negli onori [1].

 

[1]
Aulo Gellio Le Notti Attiche, citando Marco Porcio Catone.
 

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