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Quinta parte: l’inchiesta di Bari si intreccia al dossier Globalservice

Eppure si va avanti a fatica, le inchieste si accavallano come le emergenze, si aprono filoni su filoni che mantengono lo stesso comun denominatore; spartenze di denari e poteri. Spariscono verbali, prove, intercettazioni, si cambiano le procure, si spostano i pm, tutto coeso ad allontanare la stretta della giustizia dalle ’loro cose’. Ma cosa mantiene viva una indagine così delicata?

Prima di tutto la voglia di far pulizia e giustizia e anche i piccoli dettagli che finiscono nelle mani giuste di pm scrupolosi e onesti o nelle mani di chi, nell’ombra, mette in piazza notizie indiscrete.

Perchè sarebbe facile cadere nello sconforto, aprire la finestra e gettare tutto di sotto, dimenticare piuttosto che vedersi trattare come lebbrosi solo perchè si indaga su personaggi pubblici e strategici.

In questo modo si trattano i magistrati, i giornalisti coscienziosi, i temerari della resistenza. Trasformati in eretici, uccisi e trasferiti, infangati, mortificati, spodestati. Accade perchè nessun apparato di Stato è costantemente preso di mira come quello della Giustizia, continui decreti, prescrizioni, leggi che annullano prove o salvano manager. Decreti capaci di spazzare via anni di indagini, inchieste che, se lasciate lavorare e procedere, avrebbero potuto liberarci dalla mafia sin dai primi anni 70 con il rapporto Peri. E mai avremmo conosciuto Capaci e Moro e Pasolini e Borsellino e tangentopoli e tutto il seguito. Stessa matrice, apparati deviati dello Stato italiano alleato con apparati deviati internazionali, stesso movente. Soldi e potere. Stessi strumenti, tritolo e prepotenze e abusi e persecuzioni. Indagare e insistere su ’certe strade’ è potenzialmente pericoloso, lo sanno bene i tanti De Magistris o Forleo, ma insistono, arrancano, come caproni colpiscono i muri di gomma senza fermarsi.

Un’altra caratteristica di queste inchieste che riguardano gli affari trasversali tra politici e mafia è che portano tutte allo stesso punto, vale a dire, possono partire dalla Sardegna o dalla Toscana o dalla Basilicata, non importa, perchè seguendo le mollichine di pane si arriverà nel cuore dello Stato. E si arriverà al cuore dello Stato toccando tutte le altre regioni come fossero tappe. Il sistema a prova di bomba, clientelare e padronale, tentacolare e strutturato come un alveale. C’è un filone che unisce Napoli e Bari. Due Procure si scontrano seguendo la stessa pista.

Politica e affari, imprenditoria e giochi di potere. Appalti, ipotesi di abusi e collusioni per la spartizione di importanti gare pubbliche. Il 3 ottobre 2009 al dodicesimo piano della Procura di Napoli l’aggiunto Rosario Cantelmo e il pm Enzo D’Onofrio hanno ricevuto il procuratore di Bari Antonio Laudati. Due filoni assolutamente estranei tra loro, dove uno partiva alla fine del 2006 e l’altro nel 2009 ma che hanno inquietanti punti di convergenza. Bari e il sistema Tarantini, Napoli e il sistema Romeo. Quello che emergerà da questa possibile e auspicabile collaborazione tra Procure è, ce lo auguriamo tutti, riuscire a comporre tutti i tasselli mancanti e infine riuscire a fare un clamoroso scacco al Re. I punti in comune dei filoni investigativi non riguardano ne cocaina o escort. Riguardano invece, un giro di appalti pubblici affidati a società del gruppo Finmeccanica, in particolare per la costruzione di alcune caserme.

Il secondo filone dell’inchiesta verte intorno all’ex provveditore alle Opere pubbliche, Mario Mautone. Tarantini dichiarò ai pm baresi di essere stato introdotto in Finmeccanica assieme al suo amico imprenditore Enrico Intimi, dal capo della Protezione civile, Guido Bertolaso; sia quest’ultimo sia il presidente di Finmeccanica, Francesco Guarguaglini, hanno smentito seccamente. Dagli atti allegati al fascicolo Savarese si evince che da tempo la Procura di Napoli indagava su Francesco Subbioni, funzionario di Elsag Datamat, azienda del gruppo Finmeccanica, e Guido Nasta, collaboratore di Elsag Datamat. Il fascicolo Savarese. Siamo nei primissimi giorni di ottobre 2009 e Alfredo Romeo avrà a giorni un appuntamento con il tribunale con il processo Global Service.

Perché un sostituto commissario, quale Savarese, deve tentare di carpire informazioni riservate, come quelle cui avevano accesso solo i componenti della squadra Fedra della Dia di Napoli?

C’è e si cerca una talpa, il capo Lepore incontra i vertici della Dia. Per il gip ci sono più soggetti coinvolti nella fuga di notizie nell’inchiesta sugli appalti. Lo scrive il giudice per le indagini preliminari, Claudia Picciotti, che ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare a carico di Giuseppe Savarese, il vicecommissario della Dia di Napoli, fermato con l’accusa di aver violato il sistema informatico, acquisendo informazioni riservate per poi passarle agli indagati. L’inchiesta è quella del "Global service", il maxi-appalto da 400 milioni di euro, mai portato a compimento.


Nei prossimi giorni dal procuratore dovrebbero recarsi anche i vertici nazionali della Direzione investigativa antimafia. La vicecommissario, interrogata dai magistrati come persona informata dei fatti, aveva fatto riferimento, tra l’altro, a una riduzione del numero dei poliziotti incaricati dell’indagine, denominata "Fedra" e all’allentamento delle misure messe a protezione della riservatezza delle indagini. L’indagine Fedra parla proprio dell’inchiesta Global Service, mafia e apparati deviati dello Stato.

Lepore ha escluso attriti con la Dia di Napoli sostenendo che non si è incrinato il rapporto di fiducia, ma saranno necessari svolgere accertamenti in seguito alle affermazioni della funzionaria. Tuttavia, il clima non è sereno, c’è molta tensione negli ambienti degli inquirenti, anche in considerazione di precedenti fughe di notizie sulla vicenda Global Service che nel dicembre scorso ha portato all’arresto di un ufficiale della Finanza in servizio alla Dia di Napoli.

L’indagine sulla intromissione nei computer della Dia di Napoli è stata avviata dopo che alcuni agenti avevano scoperto che un "file" dell’area riservata del sistema informatico era stato trasferito in quella condivisa con la probabilità quindi che le informazioni fossero lette e comunicate all’esterno, da quanti non facevano parte del gruppo di investigatori incaricati di svolgere gli accertamenti. E quindi lette anche da chi doveva difendersi da quelle prove schiaccianti.

Nel mirino della procura sarebbe finita la gestione di appalti da assegnare ad aziende del gruppo Finmeccanica per la realizzazione di impianti di sicurezza e di caserme (tra cui la cosiddetta "cittadella della polizia"). Qui entra in gioco Tarantini e l’inchiesta di Bari e l’ex provveditore alle opere pubbliche della Campania Mario Mautone. Al tempo Savarese faceva parte della squadra Fedra che si occupava appunto di Romeo e della Global Service ma venne allontanato perche amico di un amico di Giorgio Nugnes l’ex assessore suicidatosi lo scorso novembre e che ora si sa vittima di una istigazione al suicidio da parte dei servizi segreti. Il dato che i pm giudicano sconcertante è che, il sostituto commissario, nonostante fosse stato escluso dal pool, continuava a occuparsi dell’inchiesta.

Inoltre, a dire di un’altra funzionaria, la stessa squadra Fedra, nei momenti caldi dell’indagine, anziché venire potenziata venne scorporata.

Stando al racconto fatto da Savarese, gli fu chiesto di continuare a lavorare «in nero» al caso Global Service: «Sono rimasto assegnato a quell’area fino a dopo l’arresto di Nugnes (per gli scontri di Pianura, ndr), quando venni allontanato dal gruppo di lavoro per disposizione del mio capo settore. Non condivisi quella decisione, ma seduta stante consegnai il badge di ingresso alla stanza riservata al gruppo di lavoro e mi feci disabilitare la password di accesso all’area riservata. Trascorsero poche settimane da quel mio inaspettato allontanamento quando un mio superiore, ancora più inaspettatamente, mi propose di continuare a lavorare “informalmente” per il gruppo Fedra. Da dove venne impartito questo ordine? Giustificò quella richiesta con il fatto che fosse l’unico ad aver seguito le intercettazioni di Lucio Gentile

Il sostituto commissario della polizia di Stato Giuseppina L. «Già prima del periodo pasquale 2008 il gruppo Fedra venne, per scelta del nuovo capo, ridotto drasticamente. In pratica alla fine rimanemmo solo in tre. Fu questo il periodo in cui ho avuto la netta sensazione che vi fosse un notevole raffreddamento nell’interesse dell’ufficio per il buono e tempestivo esito delle indagini».

Dall’alto quindi arrivarono gli ordini di depistaggio e occultamento?
Il gip Claudia Piciocchi, dice che il fermo a Savarese «svela» almeno nelle immediate intenzioni le mosse del poliziotto: cercava le schede riservate di un paio di soggetti, le intercettazioni di due imprenditori - Lucio Gentile (già tirato in ballo un anno fa per il legame di amicizia con l’ex questore di Napoli Oscar Fioriolli) e un dirigente della Elsag del gruppo Finmeccanica: due soggetti da tempo «attenzionati» in Dia nel corso dell’inchiesta «Fedra», in un tracciato investigativo tutto da decifrare. Due nomi, due schede, grappoli di intercettazioni. E una traccia comune: che porta alla rete di subappalti in quota Finmeccanica (gruppo estraneo all’inchiesta, ndr), sulla manutenzione di sistemi di protezione o sullo start-up di cittadelle fortificate, progetti in fieri monitorati per mesi dagli inquirenti. Inoltre c’è un retroscena, che riguarda l’interrogatorio reso al pm barese Pino Scelsi dall’imprenditore Tarantini, che parlava di un appuntamento in Finmeccanica per definire alcuni appalti in campo sanitario. Vengono fatti nomi e circostanze su cui la Procura di Napoli potrebbe nutrire interesse. Ed è questo l’anello di congiunzione tra le due inchieste, la possibile traccia riservata che lega le due Procure, tanto da giustificare uno scambio di vedute a quattr’occhi tra i vertici investigativi e altre mosse in cantiere. Come l’invio da una Procura all’altra di interrogatori, testimonianze e intercettazioni legate al sistema di appalti retto in questi anni da politici e imprenditori.

Entriamo nel dettaglio......continua

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