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Più valore ai centri urbani e meno centri commerciali

 

La moda tutta Statunitense degli shopping malls, quelli che chiamiamo centri commerciali, è sbarcata timidamente in Italia diversi anni addietro per poi divenire con il tempo una vera febbre, una rincorsa all’edificazione di centri commerciali sempre più grandi e caotici.

Ma vediamo nello specifico che cos’è uno shopping mall ed a cosa dovrebbe servire. Un centro commerciale non è altro che un grande edificio realizzato in zone industriali o comunque periferiche dove all’interno alloggiano decine se non centinaia di negozi di tutti i tipi, generalmente un grande ipermercato di alimentari, un cinema multisala, uno o più sportelli bancari o postali, diversi ristoranti di varia tipologia ed a volte una sala giochi.

Insomma è la concentrazione in un unico luogo di ciò che si trova nel centro urbano di qualsiasi cittadina. Il vantaggio riconosciuto dei centri commerciali è quello di avere un comodo ed immenso parcheggio gratuito dove, dopo non poche code e peripezie, è possibile lasciare la propria autovettura.

Dunque un centro commerciale non è altro che la concentrazione, ed il termine dovrebbe già far riflettere, in un luogo chiuso e circoscritto di tutto ciò che potrebbe servire ad un potenziale consumatore, ed anche questo dovrebbe far riflettere.

Quindi la famigliola felice la domenica pomeriggio invece di visitare gli splendidi borghi italiani, le città d’arte e via dicendo, decide di recarsi al nuovo, enorme e comodo centro commerciale ubicato nella zona industriale. Dato che la stessa geniale idea solitamente viene ad una moltitudine di famiglie, percorrere pochi km si trasforma in un incubo che può occupare anche più di un’ora. Poi una volta arrivati si inizia a cercare il posteggio, che nonostante l’immensità del luogo, è sempre una rarità. Dopo una buona mezz’ora, arricchita da eventuali insulti tra automobilisti estenuati, si riesce ad entrare nella sfavillante struttura di cemento armato.

Da notare che quella che una volta era la gita domenicale, che ci conduceva da un luogo chiuso, l’abitazione, verso prati, centri storici di paesini medioevali, città d’arte, parchi e via dicendo oggi è divenuta uno spostamento spontaneo da un luogo chiuso, la casa, verso uno stabile più grande di cemento armato, con all’interno fontane ed alberi finti atti ad emulare gli spazi aperti, oltre chiaramente ad un’infinità di esercizi commerciali di ogni tipo.

All’interno tutto diviene una fila, un’irritante ed odiosa fila; ai banchi dove si attende il proprio turno con il numerino in mano, alle casse dove ci sono code infinite e al fast-food dove non arriva mai il proprio turno. Insomma da gita domenicale diviene una continua sequenza di code su code, un’irritante, estenuante e dispendiosa immensa fila.

Un centro commerciale è niente più che un contenitore vuoto dove si ha l’illusione di socializzare, di sentirsi al sicuro perché sovrastati da una montagna di merce di ogni tipo e di essere protetti, dato che la struttura in cemento armato e le guardia giurate all’ingresso placano l’insicurezza congenita dell’uomo contemporaneo. 

Commenti all'articolo

  • Di Dino Brancia (---.---.---.126) 6 agosto 2009 12:34
    Il business, la globalizzazione, gli interessi personali dei politici, il continuo copiare in modo negativo gli americani, stanno distruggendo i centri urbani delle nostre città e l’economia delle micro aziende italiane che sono costrette a chiudere i battenti. 

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