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Perché i politici attaccano i pentiti di mafia

 
Molto probabilmente nei prossimi mesi o nelle prossime settimane assisteremo a uno dei soliti attacchi che la politica, ogni tanto, scatena contro i pentiti di mafia. Come si sa in Sicilia c’è un personaggio, tale Gaspare Spatuzza, che sta aprendo nuovi scenari sulle stragi del 1992-1993 e sui rapporti che i capi dell’epoca avevano con esponenti politici e non solo. Le parole più pesanti e più dure sono sicuramente quelle che riguardano Silvio Berlusconi, accusato da Spatuzza di aver parlato in prima persona coi fratelli Graviano, influenti membri della commissione di Cosa Nostra.
 
Solitamente gli attacchi che vengono rivolti dalla politica ai pentiti sono di tre tipi, ovvero si dice che costino troppo allo Stato, che spesso tornano a delinquere e che sono inaffidabili.
 
Ma è davvero così? Io non sono per nulla convinto che costino poi molto allo Stato, anche perchè, se si vuol fare un ragionamento di questo tipo, bisogna anche considerare quanti soldi fanno riguadagnare allo stato. Sicuramente gestire un pentito di mafia è costoso. Ha bisogno della scorta, di una nuova identità, di una nuova dimora, di un lavoro. Lo stato è dunque costretto a impegnarsi a fondo nella sua gestione e nella sua protezione. Però dall’altra parte c’è da dire che i pentiti permettono alla magistratura di evitare nuove corruzioni, di catturare latitanti, di scoperchiare affari illeciti, di recuperare capitali e proprietà dei mafiosi che poi vengono sequestrate o confiscate.
 
Non sono neanche convinto che siano tutti dei diffamatori di professione, o che confessino solamente ciò che interessa a loro. Certo, si sono avute delle brutte sorprese in passato. Ma fa parte del gioco. Anche un imprenditore, quando investe i suoi soldi, rischia di perderli. Ma se ha fatto un buon investimento alla fine ne riceverà la soddisfazione che merita. Così nel pentitismo. Si rischia sempre che un pentito menta o non racconti tutta la verità. Per questo poi servono dei riscontri oggettivi, in base ai quali decidere se un pentito è affidabile o meno. Nonostante ciò si hanno comunque brutte sorprese, ma di certo i vantaggi che porta la maggioranza dei pentiti affidabili sovrastano i disagi di pochi farabutti.
 
Non è nemmeno vero, secondo me, che un pentito si mette a sparlare di un potente per avere la protezione di un magistrato. Si sa che accusare Berlusconi o Andreotti non è che porti alla glorificazione, né a servizi compiacenti dei media, tutt’altro. Si viene guardati con sospetto e con incredulità. Infatti pochi pentiti accettano di entrare nel campo della politica e del potere, e solo se ad ascoltarli ci sono giudici considerati affidabili e seri (un tempo erano Falcone e Borsellino, oggi ad esempio Ingroia e Scarpinato). Infatti non tutti i giudici sono così cuor di leone (Berlusconi direbbe "comunisti") da indagare seriamente nei confronti di un politico potente. Così non tutti i pentiti sono disposti a parlarne, specialmente con un giudice di cui non si possono fidare pienamente, col rischio di subire un linciaggio mediatico e di essere poi abbandonati dallo stato.
 
Ed è proprio in quest’ultimo caso, quando essi vengono abbandonati, che spesso tornano a delinquere. Oppure nel caso in cui il pentito parta già con pessime intenzioni, ovvero quelle di raccontare poco e nulla e poi tornare in libertà. In effetti i pentiti veri non sono moltissimi. La maggior parte non è pentita di nulla, semplicemente racconta ciò che sa e collabora con la giustizia per avere uno sconto di pena. Del resto non si può pretendere che una persona parli a rischio della vita per nulla. Servono degli incentivi, anche perché la mafia, dall’altra parte, paga bene il silenzio e punisce ferocemente chi parla.
 
In realtà il problema dei politici non sono né le false testimonianze, né il costo, né la recidività di alcuni pentiti. Il loro problema è quando questi pentiti si pentono davvero, e cominciano a parlare di mafia, politica ed economia. Quando cominciano a descrivere i legami tra certi imprenditori, certi finanzieri, certi apparati dello stato e la mafia. Ecco quando cominciano i problemi dei politici. Ed ecco che iniziano ad accusare i pentiti di essere prezzolati, pazzi, bugiardi o quant’altro. 
 
So che molti ultras berlusconisti (ma non solo) non saranno d’accordo con me, ma io sono contento quando un pentito fa il nome di qualche politico o di qualche pezzo grosso dell’economia italiana. Certo, non è che solo per questo io li giudichi colpevoli, ci penseranno le indagini successive a suffragare o meno le dichiarazioni. Indipendentemente dalla sentenza a cui si arriverà, infatti, le cose che davvero interessano sono i fatti. E se i fatti confermeranno le dichiarazioni dei pentiti o alimenteranno certi dubbi mettendo in luce altri aspetti poco edificanti allora io penso che si sia fatto del bene alla democrazia.
 
Ciò dovrebbe indurre il cittadino a riflettere sulla convenienza o meno di eleggere certe persone. Non sto parlando di Berlusconi nello specifico, poiché vi sono anche altri casi simili al suo. Casi di politici che avevano rapporti con i mafiosi e che sono stati comunque eletti dalla gente. Alcuni sostengono che alla gente non interessa se un uomo politico ha trattato o meno con i mafiosi, l’importante è che faccia del bene ai cittadini, e se per farlo serve l’appoggio dei mafiosi, allora ben venga.
 
Forse ciò che questi individui non considerano è che la gente non si rende pienamente conto del danno economico e sociale che la mafia causa alla società. Non si parla solamente di soldi. I danni economici all’economia nazionale sono enormi, potremmo quantificarli come 300 miliardi di PIL. Si tratta però anche di considerare come le organizzazioni criminali tolgano risorse economiche e umane al sud Italia, ammazzando gli uomini migliori e la speranza della gente comune. La rassegnazione di alcuni non è certo nata dal nulla. E se queste persone sanno che il Capo del Governo ha fatto accordi con la mafia, che voglia hanno di lottare? E, sopratutto, chi è veramente convinto che un politico che ha trattato con la mafia poi non mantenga i patti convenuti con i malavitosi una volta salito al potere? 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.14) 26 novembre 2009 03:35

    E’ un vero casino, tutti contro tutti, con questo polverone di pentiti, accuse,smentite, condanne

    assoluzioni, oppinionisti, esperti, servono solo a coprire con un velo di confusione, la realta’ che c’e’nel paese.
    Anche perche’ se condannti, accusati, sospesi, dimessi sono tutti come la fenice, rinascono dalle proprie ceneri.

    Sono proprio quelle ceneri che verranno usate per concimare uno strato di societa’ dove c’e’ favoritismi, raccomandazioni ammicamenti, amici degli amici, corruzioni, nepotismo, connivenze , ingiustizie, meritocrazia negata. MANCANZA DI STATO.

    Lo STATO deve essere presente in quella parte del paese il tempo sufficiente che la societa’ cambi dove i diritti e i doveri meritocrazia sono rispettatti dove c’e’ la giustizia,
    la partecipazione di ogni cittadino che a’ cosapevolezza di essere una parte importante nella societa’ in cui partecipa, e vive. 

    LA COMUNICAZIONE INTERNET LA STAMPA I MEDIA , Saranno i mezzi,che serviranno a quelle persone che unendo le proprie forze riusciranno cambiare l’ attuale STATO 


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