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 Home page > Tribuna Libera > Per Natale non ascoltare Marchionne

Per Natale non ascoltare Marchionne

Essere un operaio della Fiat, ed essere in cassa integrazione di questi tempi, non deve essere una bella cosa.


Ti parleranno tutti della crisi globale, delle banche, delle bolle speculative, delle borse, delle azioni che salgono e scendono...
 
Poi deve essere ancora più difficile, per un operaio della FIAT, aspettare come una manna dal cielo le dichiarazioni di Sergio Marchionne, l’amministratore delegato.

Quando l’Ad della Fiat il mese scorso dichiarò: "Abbiamo sei stabilimenti in Italia e quello che facciamo qui è l’equivalente di quello che facciamo in una sola fabbrica in Brasile. Questo non ha nessuna logica industriale.", mi soffermai per un momento, pensai anch’io a questa logica industriale.
 
Ma di quale logica industriale sta parlando? Della FIAT ? Acronimo di FABBRICA ITALIANA AUTOMOBILI TORINO? Fondata l’11 luglio 1899 a TORINO?
 
Ecco, pensai, se per la mente di Marchionne ogni tanto passasse il significato di queste 4 paroline, piuttosto che paroloni come "indotto", "investimenti", "incentivi", la parola "BRASILE" nemmeno se la dovrebbe sognare di pronunciare.

Bisogna farne sempre e solo una questione di soldi? I politici come Scajola, che si occupano dello Sviluppo Economico del Paese, dovrebbero prima farne una questione di nazionalismo, e poi di tutto il resto.
 
In Francia, a pochi chilometri dall’Italia, non a pochi anni luce, si vedono soprattutto Renault, Citroen e Peugeot in giro, e poi tutto il resto.
 
Non capisco perchè l’Italia, il nostro Paese, con gli incentivi alle auto, alle moto ed ai veicoli, debba sostenere tutti "i settori industriali in crisi", e non solo quelli della Fiat e delle case automobilistiche italiane, che producono in Italia, con operai Italiani.

Cioè questi contributi di 1500 euro (ed anche di più), che lo Stato Italiano sborsa per ogni veicolo, potrebbero permettere ad un operaio francese della Peugeot, ad uno spagnolo della Seat, ad uno tedesco della Mercedes, di passare un Natale tranquillo, mentre i nostri ce l’abbiamo silenziosamente in cassa integrazione.

Sì, lo so che cos’è il libero mercato, e le leggi della domanda e dell’offerta che lo regolano. Ma almeno Sergio Marchionne dovrebbe smettere di fare ogni volta questi riferimenti ai "luoghi", piuttosto che alle "ragioni di mercato".
 
Ieri, ad esempio, se ne uscì con un’altra delle sue, che giuro mi fece saltare il cucchiaio dalla mano, mentre stavo cenando e guardavo il telegiornale. Il servizio si chiama "Fiat, Marchionne illustra il piano di ristrutturazione", lo potete vedere sul sito del TG2, edizione delle 20.30 del 22 dicembre.

Sergio Marchionne, uscendo da Palazzo Chigi, ha lasciato una dichiarazione alla stampa, ripresa anche da TGCom : "Abbiamo confermato l’impegno di Fiat a lavorare con le parti sociali e le istituzioni per trovare una soluzione alla questione dello stabilimento di Termini Imerese. Il problema è strutturale, l’unico modo per risolverlo sarebbe spostare la Sicilia e metterla vicino a Piemonte o Lombardia".
 
"Spostare la Sicilia e metterla vicino a Piemonte o Lombardia."
"Spostare la Sicilia e metterla vicino a Piemonte o Lombardia."
"Spostare la Sicilia e metterla vicino a Piemonte o Lombardia."

Queste 10 paroline, degne nemmeno del peggior Borghezio o del peggior Calderoli, mi fecero saltare i nervi, e mi sono suonate per la mente almeno altre 100 volte. Però mentre le ripetevo, mi piaceva ricordare le altre 4:

"FABBRICA ITALIANA AUTOMOBILI TORINO!"
"FABBRICA ITALIANA AUTOMOBILI TORINO!"
"FABBRICA ITALIANA AUTOMOBILI TORINO!"
 

E poi ho pensato subito ad una immediata ma drastica decisione,
una breve lettera da scrivere al presidente brasiliano:

"Caro Presidente Lula, qui in Italia sappiamo bene che l’ultima parola
sull’estradizione del ex terrorista Cesare Battisti spetta a lei.
Ma la prego, non si lasci confondere più di tanto.

Ci ridia Battisti. Le diamo Marchionne."
 

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