Niente gas dall’Asia. Le ex-repubbliche sovietiche sono contro
Un nuovo fallimento per l’Unione Europea come candidata superpotenza. Il distacco dalla Russia per l’approvigionamento di gas ed energia è per ora rimandato.
In questi giorni si è svolto il summit europeo per la partnership con i Paesi dell’Est, dall’Europa all’Asia. Nella dichiarazione finale, che si può leggere qui - in Inglese, l’UE si impegna a promuovere e sviluppare con mutua cooperazione le infrastrutture per il progetto con i paesi cooperanti al di fuori dell’Unione.
La Turchia ha già dato il beneplacito, anzi volendo raggiungere un accordo entro Giugno. L’Azerbaijan ha dato l’assenso, così come la Georgia - vedi qui - e l’Egitto. Il gasdotto Nabucco passerebbe da tutti questi paesi, ma si tratterebbe solo della parte centrale. Il gas vero e proprio arriverebbe dall’Asia centrale.
I 27 si sono visti rifiutare l’appoggio di Uzbekistan, Kazakhstan e Turkmenistan, che non hanno firmato la dichiarazione finale di sostegno politico al progetto, chiamato ambiziosamente la "nuova via della seta".
Se in questo si parla infatti di "trasparenza, competitività, previdibilità a lungo termine " - della realizzazione e dei profitti - e di "condizioni e regole stabili", i paesi centroasiatici fanno fatica a poter firmare, laddove in verità la corruzione è endemica e i profitti sono legati alla alleanza più o meno doppiogiochista con la vicina Russia.
Un gasdotto concorrente non farebbe piacere alla Gazprom, compagnia russa del gas, privata ma in mano agli oligarchi al governo. E anch’essa ha un progetto simile, chiamato South Stream. Ma per arrivare in Europa, ci sarà di mezzo un intermediario, da pagare a caro prezzo.
La costruzione del gasdotto Nabucco dovrebbe iniziare nel 2011, ma mancano ancora i 7,9 miliardi di euro necessari.
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox