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Necessità primarie. Il v(u)oto democratico

 

Ma chi t’ha fatta fa’?

Era proprio necessario? C’era davvero tutto questo bisogno di giocare alla democrazia, nel Pd? Dico io: in uno stato (con “s” minuscole e grandi che volete) del genere, all’interno di una degenerazione sostanziata da sparate che provano i muscoli e saggiano la consistenza della melmagila pubblica, si sentiva questo urgentissimo bisogno di divaricare tutte le gambe? In un passaggio così delicato, poi. Mi riferisco alle primarie. La cacca avanza, la puzza punge, il vuoto è tangibile, il partita – sempre privo d’identità – ora dilaniante. Scegliere diventa dannoso e superfluo.

L’acqua bolle.
Mai è banale rammentare qualcosa: il lavoro manca o viene a mancare, le città crollano, le navi - affondate e cariche di veleni - intossicano, le fabbriche chiudono, le scuolecomprimono, i professori, cotti, tanfano di sudore, i quarantenni elemosinano la paghetta, se non bastasse il capo del governo sventaglia riforme anticostituzionali e si appella a potentati bolscevichi sparsi tra magistratura e stampa straniera per testimoniare il tentato disarcionamento che racconta di subire. La tolleranza è al minimo logico: omosessuali, extracomunitari, donne. L’informazione (dobbiamo parlarne?) resta palliduccia, se non accomodante. Inviluppata su se stessa.

Vuoto Democratico.
Il partito democratico, l’ormai epica congrega dall’immutabile corruccio sbuffante e silenzioso, pensa bene d’approcciare a primarie nel mese caldo della repubblica. Si sapeva già, ok e buonanotte. Ma stanti così le cose, ammessa la forte carica carismatica e mediale del competitore (presidente, e già avvantaggiato), era il caso di giocare a mettere in fila le bambole in ordine d’altezza? Non che non lo era. B. non s’aspetta neanche più il gioco di sponda delle dichiarazioni, ed è costretto a spararle, alzare la voce. Ed è umiliante assistere al beccarsi isterico dei contendenti, al mediare falso di Rai3 e Repubblica, allo sciorinio urticante delle norme a tutela del corretto svolgimento del confronto televisivo (salvo poi litigare per una poltrona da Floris).

Cattive e spiacevoli acque.
No, cari: non sono contrario alle primarie. Ma non era il momento. Ad ogni battuta sulla natura avulsa del Pd, ad ogni scherno al centro-sinistra, benchè i lettori della prima ora ricordino la mia nota avversione verso il partito, mi sento come chiamato in parte: è come se me ne spiacessi, ogni volta sembra suonare come un minuto perso, l’ennesimo. Non affossiamo la zattera. Proprio per questo: era il caso d’eleggere il capo-scialuppa? O, nella burrasca, sarebbe stato meglio seguire un cappello e una spada soli, aspettando la calma? No: almeno per non sentire più Gasparri Castelli riderci sopra. Il “ci” è attualizzante, e forse anche inconsciamente cumulativo.
U’

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