• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cultura > Nasce Zazà. Alla ricerca di una Napoli troppo spesso dimenticata

Nasce Zazà. Alla ricerca di una Napoli troppo spesso dimenticata

 
Come viene raccontata Napoli oggi? Cosa è Napoli oggi? Domande quasi esistenziali che chi vive ogni giorno questa città, o l’ha vissuta, non può non farsi. Senza scadere nel banale e stantìo “Napoli non è solo Gomorra” - Napoli purtroppo è Gomorra e, certo, anche altro – da domenica 17 (dalle ore 15 alle 17) una nuova trasmissione in onda su Radio 3, dal titolo emblematico “Zazà”, di fofiana memoria, cercherà di raccontare Napoli, o meglio di utilizzare Napoli come osservatorio particolare per capire quello che succede nel sud, ma non solo. A condurlo saranno due giovani scrittori napoletani, Piero Sorrentino, già redattore di Nazione Indiana e Nuovi Argomenti e Massimiliano Virgilio, uscito di recente con un libro, “Porno ogni giorno. Viaggio nei corpi di Napoli” (Laterza Editore), che non ha mancato di creare un dibattito proprio sulla città partenopea.
 
La trasmissione nasce nella Radio Tre del neo direttore Marino Sinibaldi e nasce, soprattutto, da un’idea di Lorenzo Pavolini e Anna Antonelli. Proprio Lorenzo Pavolini, scrittore, caporedattore di "Nuovi Argomenti" e parte del Comitato Artistico del Teatro Mercadante di Napoli, ci ha spiegato come nasce Zazà.
 
Come nasce l’idea di Zazà. E l’idea del nome?
 
L’idea di chiamarla Zazà nasce assieme al direttore Marino Sinibaldi che aveva collaborato alle riviste di Goffredo Fofi e forse era stato anche quello che si era inventato il nome di quella rivista ispirandosi alla nota canzone “Dove sta Zazà”, e rimane quello il nostro punto d’origine. Chiaramente era una rivista basata a Napoli, una Napoli che negli anni ’90 era sicuramente diversa... fondamentalmente come succede con la radio - è retorico, ma è così - questa aiuta ad ascoltare, e sicuramente questa è una città che offre una cultura molto vitale e, insomma, tutto quello che ci siamo sempre detti, però forse uno dei problemi è che non si sa tanto ascoltare: una trasmissione che partendo da Napoli cerchi di raccontare, dare voce al racconto che ci fanno anche gli artisti di Napoli, serve anche a fare in modo che la città si ascolti un po’ in quello che fa dal basso, per cui noi cercheremo chiaramente di raccontare sia la cultura più istituzionale, o comunque quella mossa dalle istituzioni teatrali, artistiche, ma anche quella che poi si muove in modo più indipendente, dal basso che qui a Napoli non manca e sicuramente molto vitale. L’idea, comunque, è di partire da Napoli come punto d’osservazione, quindi non considerarla come la capitale di un sud globale, ma proprio come punto di osservazione, guardando nella prospettiva da Napoli, che significa, per esempio, anche molto banalmente, seguendo quello che fanno gli artisti napoletani e non solo a Napoli, ma anche fuori, come poi succede normalmente, cioè non dare quell’idea di una città, semplicemente, da cui si fugge, ma una città da cui gli artisti partono e vengono, come succede normalmente in altri posti. Anzi probabilmente questa è una città che ha uno spontaneo, continuo nascere e proliferare di personalità artistiche che lavorano a Napoli o meno, ma le radici le mantengono sempre. Ad esempio nella prima puntata abbiamo pensato di intervistare Antonio Latella che recentemente si è rimpegnato a lavorare a Napoli come direttore artistico del Teatro Nuovo è un po’ un segno in questa direzione.
 
Uno sguardo che parte da Napoli per abbracciare tutta Italia, Europa ecc... o sarà una trasmissione sul Sud?
Beh per un certo verso sarebbe più il sud, cioè è chiaro che sarebbe un punto d’osservazione che guarda verso il sud, però poi il sud può essere dappertutto. Guarda Pietro Marcello, che è documentarista e ti racconta Genova, fa un film su Genova e vince a Torino... i sud possono stare anche a Londra; ma Zazà non è per forza geograficamente orientata verso sud, poi certo per Radio Rai significa sicuramente un tipo di osservazione sulle culture del Mediterraneo, sull’Africa, il terzo Mondo, questo non c’è dubbio.
 
Come sono strutturate le puntate? So che avrete anche un musicista in studio.
Cerchiamo di mantenere l’impegno di avere un musicista dal vivo, un vero e proprio musicista che possa fare musica, appunto, durante la trasmissione dal vivo, ci saranno sempre degli ospiti in studio, in numero variabile così come variabile è la struttura, non vogliamo mantenerci in un modulo fisso e neanche i generi che andremo a seguire saranno sempre gli stessi. Nella prima puntata avremo ospite Maria Nazionale, come Antonio Latella o Pietro Marcello e altri documentaristi napoletani, nella seconda puntata daremo ampio spazio alla apertura del San Carlo che è prevista per il 27, ci sarà Moscato... cercheremo di avere sempre dei testimoni di Napoli, e fare così anche un discorso anche sulla città, cercando però anche di evitare quello che conosciamo benissimo, ovvero il fatto che questa città ha una sovrapposizione di immaginario e di capacità di continuare a riflettere sempre e solo su sé stessa; questo vorremmo cercare di evitarlo. Resta una trasmissione nazionale, anzi, nasce dallo sforzo di Radio Rai di cercare di fare in modo che tutte le trasmissioni non siano basate solo su Roma...
 
Da questo nasce anche la volontà di trasmettere questa trasmissione dagli studi di Napoli?
Certo, questo è un punto fondamentale. La trasmissione nasce proprio dall’intenzione di fare una trasmissione in diretta, dal vivo, dagli studi di Napoli di domenica pomeriggio. Significa appunto che lavori con gli artisti e le personalità che sono a Napoli in quel momento e che sono disponibili a venire a raccontare quello che stanno facendo, in uno studio radiofonico; non fai quello che si fa sempre, non solo alla radio, ma anche in televisione, cioè di utilizzare il fatto che a Roma prima o poi ci capitano tutti e quindi tendenzialmente dai voce agli artisti solo quando passano a Roma, e questo per il teatro può essere un problema perché significa che attori e registi che passano nella capitale in quel momento presenteranno un loro spettacolo, che hanno prodotto a Napoli, piuttosto che a Palermo o a Venezia, che viene raccontato solo nel momento in cui il pubblico, e di conseguenza gli ascoltatori, lo possono andare a vedere solamente a Roma. Il sabato esiste una trasmissione di Radio Tre che si chiama “Piazza Verde” che va in onda da Milano già da qualche anno, e ospita le compagnie teatrali in scena di solito a Milano; Zazà nasce anche come... non contraltare, perché noi ci occuperemo non solo di teatro, ma come un antenna da Napoli.
 
E la scelta di avere due conduttori giovani e alla prima esperienza da cosa nasce? Fa parte anche di quel cambiamento che Sinibaldi vuole apportare a Radio 3?
Assolutamente. Cercare sempre anche delle voci nuove è uno di quei lavori che va fatto, come Marino Sinibaldi, che adesso ha 55 anni, cresciamo tutti e bisogna sempre trovare delle voci nuove. Come è successo a Nicola Lagioia che sta conducendo una trasmissione, la mattina, di lettura di giornali e non aveva mai fatto radio, e ce ne saranno anche altri; è un lavoro che Radio 3 ha sempre fatto. Non bisogna mai smettere di avvicinare persone che come lavoro fanno altro, però fanno mestieri intellettuali, come gli scrittori, i musicologi, i musicisti stessi, critici, cercare di avvicinarli alla prospettiva della conduzione radiofonica, per avere poi delle competenze forti anche al microfono. Insomma è un profilo che Radio Tre ha. Se si guardano i nomi dei conduttori o redattori, si vede che siamo pieni di nomi di scrittori, musicisti, critici, forse perché la forza di Radio Tre è proprio lì, ovvero chi fa le domande a uno scrittore, per esempio, ne sa anche lui tanto di scrittura e si crea un dialogo se non ad armi pari...
 
 
E questi due in particolare?
Beh la scelta di due che si alternano è una caratteristica di Radio Tre, nel senso che nel palinsesto se uno va a vedere non ci sono molte trasmissioni a conduzione doppia, tranne la storica “Barcaccia” piuttosto che “Hollywood Party” le altre di solito hanno una voce, però proprio per questo le trasmissioni sono molto impegnative quindi di solito dopo un mese, due mesi circa cambiamo il conduttore...
 
... e anche voi farete così, giusto?
Sì faremo così, avremo delle fasi di trasmissioni in cui potranno anche condurre insieme Piero Sorrentino e Massimiliano Virgilio, alcune fasi di trasmissione, alcune puntate speciali etc, però normalmente si alterneranno con una cadenza più o meno mensile; faranno 4 domeniche uno e 4 l’altro. Questa è l’idea. L’idea di lavorare con loro nasce dal fatto che ci sembrano due persone che conoscono bene la cultura della loro città e non solo, abbastanza a 360 gradi, certo, entrambi partendo dalla letteratura, però conoscono anche bene il teatro, la scena musicale, la scena cinematografica, documentaristica ed è un’esperimento: domenica prossima per Massimiliano Virgilio sarà la prima volta che conduce una trasmissione radiofonica. Bisogna farli gli esperimenti.
 
C’era bisogno di fare questa trasmissione dal sud, ma non solamente per il sud, quindi? Anche perché mi sembra che in questo momento il racconto di Napoli sia un racconto molto particolare, appiattito, penso alle ultime polemiche sul... bisogna dirlo: gomorrismo. Vuole dare anche una visione alternativa, insomma...
Sì guarda non è solo la questione di essere alternativi, è proprio una questione di visioni. Se tu cominci ad ascoltare le cose con un po’ più d’attenzione ti accorgi che la visione si articola molto. Se le prendi sempre e semplicemente come una visione da una parte o dall’altra chiaramente la città continua a rimanere ostaggio o del gomorrismo, o dell’olografia, allora si arriva a Napoli è buona, Napoli è cattiva e insomma... Il discorso nazionale su Napoli mi sembra un po’ stanco da quel punto di vista lì, ma come chiunque conosca una città vitale come Napoli, può accorgersi che ci sono tante cose: appunto, la prima puntata è abbastanza esemplare sotto questo punto di vista. Si va da Maria Nazionale e Nino D’Angelo che fanno la sceneggiata napoletana, “Lacrime napulitane” al Trianon, con quel tipo di pubblico e ancora quel tipo di rapporto con una tradizione dello spettacolo di un certo tipo, poi hai Antonio Latella che arriva da Berlino per cercare di fare del teatro di un certo tipo in una sede che ormai ha una storia ben caratterizzata sotto quel punto di vista, hai la scuola di documentaristi che ha vinto 3 premi a Torino, quindi ci sono tante cose e la trasmissione nasce per quello. Ma nasce anche per fare ascoltare alla città e non solo alla città queste voci diverse che a volte rimangono schiacciate in una visione tipicamente giornalistica che è quella per cui devi dire “c’è la monnezza”, “non c’è la monnezza”, “c’è Gomorra”, “non c’è Gomorra”, bella o brutta, insomma sono quattro cose.
 
Un racconto di sfumature, insomma, o meglio di quelle che sono considerate troppo spesso sfumature...
Che poi sfumature non sono. Il resto poi non ha alcuna visibilità, e non si tratta solo di dare visibilità e voce, ma si tratta di fare in modo che anche chi fa tutte queste cose impari a riascoltarsi, perché poi è vero che tutto questo mondo che è attivissimo, enorme, vastissimo, di persone che agiscono tra società, cultura, arte e spettacolo essendo messo molto alle strette tende a essere anche lui autoreferenziale, a parlare solo di quello che fa lui, invece sappiamo quanto ci sia bisogno di rete in questa città tra tutte le persone che fanno queste cose, quindi dalle attività di un teatro, a quelle di Braucci, o Monitor... insomma ce ne sono e cercheremo anche di collaborare con tutte quelle piccole realtà cittadine che sappiamo svolgere attività molto profonde.
 
Il problema di una rete, dicevi. Ecco da molte parti ho sentito lamentarsi che a Napoli non c’è una rete - non direi scena etc..., ma rete, appunto - né all’interno delle diverse categorie né tra esse. Potreste cercare di essere voi quel punto di incontro?
Beh io credo che questo andare in ordine sparso, in questa città, non è un difetto della città, o della cultura di questa città o degli artisti o dell’Italia in generale, ma nasca fondamentalmente da una cronica indigenza, da una difficoltà endemica e poi ognuno tende, non dico a farsi gli affari suoi, però... Sicuramente, però, la ricchezza è evidente, cioè il fatto che comunque Napoli abbia prodotto in questi ultimi 20 anni e continui a produrre un numero significativo di personalità artistiche, di gruppi artistici, teatrali, cinematografici, musicali è indubitabile, quindi uno potrebbe dire che va bene così, queste persone nascono, crescono, riescono a farsi le ossa da soli, però una trasmissione che possa raccontarli e farli ascoltare tra di loro penso che possa essere utile, senza avere ambizione di diventare veramente noi il punto di riferimento di tutta questa galassia, però speriamo che possa diventare uno di quei punti attraverso i quali ci si incontra, si impara ad ascoltare quello che sta facendo l’altro. Faremo, inoltre, anche questa piccola comichetta finale di cui abbiamo registrato i primi 6 episodi. Luciano Saltarelli ha realizzato questi episodi, con Giovanna Giuliani come ospite speciale, hanno creato delle brevi scenette di 4-5 minuti che hanno anche un sapore da carosello anni ’50 che però hanno molto a che fare con il presente e che sono veramente ambientati all’interno della canzone a cui fa riferimento il titolo della trasmissione: “Dove sta Zazà”, una ricerca in pratica con Isaia che se ne va in cerca della sua Zazà. Il protagonista di questa scenetta verrà portato in giro per i luoghi - anche stereotipi - della napoletaneità, dal San Carlo a Scampìa a Capri, per scoprire spesso e volentieri tra beffa e delusione che quella Zazà che cercava non è più, che Napoli è diversa dal suo stereotipo. È una sorta di microradiodramma insomma...

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares