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Morale e diritti. L’esempio arriva dalla Slovenia

La sentenza della Corte costituzionale: i giudici hanno ritenuto incostituzionale l’articolo della Legge sulle unioni dello stesso sesso che regolava la successione ereditaria. La Corte ha stabilito che per le coppie gay dovevano valere le stesse regole che per quelle eterosessuali. 

E’ in base a questa sentenza che, il governo sloveno, si appresta a presentare, in parlamento, una legge che equipara i gay alle coppie etero per quanto riguarda i diritti, incluso quello dell’adozione.
 
Gli attivisti delle associazioni che si battono per i diritti degli omosessuali in Slovenia hanno subito sottolineato la valenza storica della sentenza. I giudici si sono, infatti, espressamente richiamati all’articolo della Costituzione che vieta le discriminazioni e lo hanno interpretato includendovi anche quella che riguarda l’orientamento sessuale. Questa lettura, quindi, potrebbe essere il grimaldello che servirà per una completa riscrittura della legislazione che regola i diritti delle coppie gay.

Una legge fortemente contestata dalla destra.
Dice il leader del partito democratico Janez Janša: "la soluzione giuridica proposta è contraria alle leggi naturali".
 
L’adozione di bambini da parte di coppie gay non sarebbe “naturale” nemmeno per il capofila del partito nazionale Zmago Jelincic, mentre il presidente del partito popolare, Radovan Žerjal, ha rincarato la dose definendo la proposta “una catastrofe”. Inorriditi anche i membri di Nuova Slovenia: per Ljudmila Novak, il codice di famiglia è la dimostrazione che il governo Pahor propone “leggi ideologiche che sono in contrasto con i valori degli elettori cristiani”.

In pratica, se sull’adozione possono anche aver ragione - credo che i figli debbano crescere in una famiglia etero - sul piano dei diritti, parlare di leggi naturali sia fuori luogo.
Non si capisce perché, e cosa c’entri con la religione, una persona che vive una vita con un’altra persona non possa avere la possibilità di: ereditare, assistere, avere la pensione, e tanti altri diritti che hanno le copie etero.
Che cosa poi centri la "natura" nella giurisdizione umana (date a dio quel che è di dio e a Cesare quel che è di Cesare) non l’ho mai capito; l’essere umano, in termini religiosi, non è parte integrante della natura, ma è posto un gradino al di sopra. Il suo compito è, appunto, quello di "gestire" la natura, non di comportarsi come se, esso stesso, fosse natura.
 
In Slovenia, come in Italia e in altre parti del mondo, i cristiani e i moralisti in genere, non riescono a capire il significato di leggi che, operando in nome delle libertà che sono alla base di ogni democrazia - concetto che, tra l’altro, si trova anche nella bibbia cristiana sotto forma di "libero arbitrio" - non fanno altro che rendere possibile una convivenza civile più conforme alle tematiche moderne.
Quando il papa afferma che: la legge morale naturale, dalla quale la Chiesa fa derivare le proprie convinzioni in materia di bioetica, "non è esclusivamente o prevalentemente confessionale", ma è "iscritta nel cuore di ogni uomo" e "interpella ugualmente la coscienza e la responsabilità dei legislatori", non fa altro che rifiutare l’essere umano come "individuo in progress", cioè, entità intelligente capace di comprendere i meccanismi che stanno alla base del proprio divenire.
 
Questo modo di vedere, tipico delle religioni monoteiste, relega l’uomo a essere subordinato alla natura; il che in certo senso è vero se ci riferiamo all’evoluzionismo. L’uomo è sì subordinato alla natura, ma solo nel momento in cui si sviluppa al suo interno ma non come parte integrante della stessa. La sua capacità di analisi, lo ha sempre portato a indagare sui fenomeni per comprenderli allo scopo di affrancarsi dalla natura stessa. Questo fa dell’uomo un essere potenzialmente in grado di operare affinché la natura da essenziale diventi complementare, cioè modificata ai suoi fini.
 
Non è certo facile anzi, si può dire molto pericoloso perché, modificare la natura, comporta una conoscienza capillare della stessa; conoscenza che attualmente l’uomo ha in modo molto parziale. Ciò non toglie che, se si vogliono evitare tutti gli "inconvenieti" della natura, l’uomo non può agire diversamente a tutti i livelli.
Perciò, affermare che: "la legge morale naturale è iscritta nel cuore di ogni uomo" e, perciò, deve rimanere l’unico riferimento, toglie ogni possibilità all’uomo di affrancamento dalla stessa, lasciandolo alla mercé di una non bene identificata salvezza extramondana.
 
La salvezza dell’uomo può verificarsi solo attraverso la sua completa conoscenza del mondo in cui vive e, di riflesso, all’adeguamento dei suoi valori a tale conoscenza.

Omosessualità, divorzio, aborto e bioetica, che sono i temi su cui si sta svolgendo oggi la battaglia tra morale e scienza, non possono più essere rimossi come non esistenti o fingere la loro esistenza e al contempo rimuoverli con leggi che di fatto li condannano. 
 
E’ vero che esiste il pericolo di un uso sbagliato, addirittura criminale (come nell’aborto prima della regolamentazione), nella pratica di queste tematiche, ma è altrettanto vero che questo pericolo lo si può evitare solo con la regolamentazione.
 

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