Mini inchiesta. Il Sud e lo strano caso della "Banca del Mezzogiorno"
A volte, risalire al bandolo della matassa di certi fatti, appare difficile. Lo diviene ancor più, se nel fatto coesistono interessi economici.
Il Sud, si sa, ha perso negli anni ‘90 la propria identità territoriale bancaria con l’assorbimento del Banco di Sicilia da parte del Gruppo Unicredit e del Banco di Napoli da parte del Gruppo S. Paolo IMI.
L’identità economica del Sud, viene così inglobata nei gruppi più estesi e rappresentativi del nostro sistema bancario.
Il Mezzogiorno, rimane un’area molto importante del nostro Paese, che da sempre subisce però le storture di un Sistema socio economico che non ha mai consentito uno sviluppo omogeneo del territorio, lasciando che molte regioni camminassero come su un binario parallelo pur sullo stesso territorio.
Non si è mai fatto nulla di realmente concreto al fine di sviluppare ad esempio, le risorse agroalimentari del Sud, o lo sviluppo del settore artigianale, che avrebbe consentito a queste aree di poter rivalutare se stesse, impiegando peraltro risorse interne.
Invece, come spesso accade, per una somma di motivazioni che come sempre non vengono rese note alla nazione, il Mezzogiorno resta ed è da sempre, una sorta di “terzo mondo” nazionale, cui guardare come una sorta di un pallido ricordo di ciò per cui furono istituiti. A nulla servono peraltro, i ripetuti messaggi ed appelli delle amministrazioni locali del Mezzogiorno. Un soliloquio perenne ormai fra piccole realtà locali e Stato.
Ecco quindi, che con un progetto presentato all’interno della Finanziaria 2006, il Ministro Tremonti sortisce quella che ancor oggi appare come una mistificazione di intenti.
Ecco cosa si legge nel testo della Finanziaria in questione, datata 23 Dicembre 2005 al comma 377: “Con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo economico del Mezzogiorno è costituita, in forma di società per azioni, la Banca del Mezzogiorno, di seguito denominata «Banca». Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con il decreto di cui al comma 377, è istituito il comitato promotore con il compito di dare attuazione a quanto previsto dal presente comma.” E’ in quel “è costituita” che si perde il senso della realtà dei fatti. E’ in quel “entro trenta giorni dalla presente è costituito il comitato promotore” che ci si comincia a perdere in un reticolato di informazioni che si perdono per poi, in maniera del tutto atipica, ritrovarle in dichiarazioni che non vengono ancor oggi – siamo nel 2009 – supportate dai fatti.
Insomma: di questa “Banca del Mezzogiorno” si è scritto e parlato, ma negli ambiti
strettamente dedicati al mondo politico ed economico. Considerando che questa entità economica dovrebbe poi essere un’entità Pubblica a partecipazione privata – i cittadini acquistano quote divenendo azionisti e creando il capitale sociale – ci si chiede come, quando e con queli mezzi la cittadinanza sia stata informata.
Utilizzate come una sorta di vessillo quando il momento storico impone strategie che portino la Comunità nazionale ed internazionale a pensare che si stia facendo qualcosa di utile per lo sviluppo economico.
Per motivazioni che non conservano nepppure questa “Banca del Mezzogiorno” sottoscrivendo pacchetti azionari: Maurizio Romiti, figlio di quel Cesare Romiti già condannato nel 2000 irregolarità relative al periodo in cui ricopriva la carica di amministratore delegato del gruppo Fiat ed in quaklità di consigliere in Rcs MediaGroup. Ricordo peraltro, che cesare Romiti è il fondatore della Impregilo s.p.a. tristemente nota alle cronache attuali per esser stata l’impresa a partecipazione statale che creò quello scempio di non agibilità, chiamato Ospedale S. Salvatore dell’Aquila, crollato sotto il peso di appalti facili e materiali di quart’ordine.
E la “chicca fra le chicche”: si scopre, con una plateale strategia che è servita a confondere ancora di più le acque che c’è un mistero nell’indicazione del nome. Nella Finaziaria del 2006, il Ministro Tremonti indicava in “Banca del Mezzogiorno” quella che, attraverso il comitato promotore della stessa viene invece chiamata “Banca del Sud” L’inghippo: lo stesso comitato promotore, peraltro designato dal Governo in carica, aveva registrato il marchio non più come “Banca del Mezzogiorno” ma come “Banca del Sud”. Un po’ di fumo in più, a rendere il tutto più oscuro.
Sta di fatto che, fra “Banca del Sud” e “Banca del Mezzogiorno” si perdono i confini reali di un progetto di Stato che si confondee nelle profonde oscurità di economie private, fondi che passano di mano in mano e strategie finanziarie da azionisti di primo livello
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