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 Home page > Tribuna Libera > Ma di quale guerra parlate?

Ma di quale guerra parlate?

 

In questi giorni si fa un gran parlare della riforma della giustizia, e a ragione direi. Tutti noi sappiamo bene che la giustizia italiana non funziona: i tempi sono lunghissimi, la prescrizione spesso arriva prima che si giunga a sentenza. Ma il problema più grave è che, il più delle volte, i potenti hanno vita facile, grazie a mille commi e ad avvocati più furbi che onesti riescono sempre a cavarsela. Certo, quasi mai con formula piena, ma quel tanto che basta per far parlare ai Vespa di turno di un’assoluzione invece che di una prescrizione, con tanto di reato accertato.
 
La scusa che i politici adottano più volentieri per giustificare questa riforma, che più della giustizia è della magistratura, è che bisogna riequilibrare i poteri, poiché non è giusto che i magistrati facciano politica, perchè una persona eletta dal popolo non può perdere il ruolo affidatogli a causa di un sentenza, perchè la magistratura col tempo è entrata nel Palazzo, sovvertendo degli equilibri che ora vanno restaurati.
 
Ma io penso che non sia del tutto vero che vi è una guerra tra magistrati e politici. Una guerra dovrebbe vedere degli attacchi più o meno scorretti da ambo le parti, mentre qui ne vediamo da una parte sola, ovvero da quella dei politici nei confronti dei magistrati e della giustizia in generale.
 
A giudizio della classe politica tutto è iniziato nel 1992 con tangentopoli. All’epoca il popolo italiano era tutto dalla parte del pool milanese, si credeva e si sperava che facessero pulizia, scovando i politici corrotti e facendo restare quelli onesti. Il fatto è che quell’inchiesta ha colpito maggiormente i partiti al governo (DC e PSI su tutti), lasciando in pace o quasi il PCI-PDS, anche se pure li ci furono condannati e indagati. Io penso però che sia normale che furono i partiti al potere ad subire più accuse, in quanto è presumibile che proprio essi furono i partiti a cui certi imprenditori si rivolgevano per ottenere dei favori.
 
Anche il PCI-PDS aveva molte cose da nascondere, ma evidentemente ne aveva di meno nel campo prettamente economico-imprenditoriale. Gli scheletri nell’armadio del PCI infatti riguardano mafia, stragi, connivenze politiche.
 
In seguito la magistratura si è concentrata su Berlusconi, ma anche su altri esponenti sia della destra che della sinistra, causando chiaramente dei problemi a chi si presentava come "il nuovo", ma che in realtà dimostrava che col nuovo centrava assai poco. Berlusconi dice che i magistrati hanno iniziato a occuparsi di lui solo dopo che è sceso in politica, ma in realtà è vero il contrario, ovvero che lui è sceso in politica per parare il colpo dei giudici (e dei creditori).
 
Col tempo le due fazioni politiche hanno iniziato a scrivere norme su norme, con l’obiettivo di contrastare l’azione della magistratura o di renderla comunque meno efficace. L’inizio di questa "santa alleanza" si può datare con l’avvio della bicamerale di D’Alema e con la bozza del verde Boato, bozza che poi sarà ripresa numerose volte.
 
Nel frattempo i magistrati continuavano ad indagare e a volte a rinviare a giudizio qualche politico. Dalle informazioni che tutti noi possiamo ottenere rileggendo la storia degli ultimi 15-20 anni o dando un’occhiata a qualche sentenza o a qualche procedimento giudiziario nei confronti di un qualsiasi politico dei due schieramento si capisce come mai ci sia stata un’avversione ingiustificata da parte dei pm. La realtà è che il pm deve per forza indagare se viene a conoscenza di un reato, non può fare a meno di farlo, quello si sarebbe un favoritismo ingiusto nei confronti dei potenti.
 
E’ vero, a volte le indagini non hanno portato all’inizio del processo, ma spesso più per mancanza di prove tangibili che permettessero di sostenere un dibattimento. Ma non si possa pretendere a un pm di non iniziare a indagare perchè non ha prove. E’ proprio per trovare queste prove che deve indagare. I processi che poi sono andati a processo invece sono spesso terminati con prescrizioni o con assoluzioni per insufficienza di prove o con altri cavilli giudiziari che hanno permesso ai politici o agli imprenditori coinvolti di farla franca.
 
Quando penso che questa classe politica vuole mettere le mani sulla giustizia mi viene male. Qui non si parla del solo Berlusconi, ma di tutti i partiti coinvolti. Chi ha davvero interesse a una giustizia veloce, che non sia politicizzata, che abbia i mezzi per indagare? Tra i potenti in pochi, temo.
 
Noto però una resistenza maggiore, questa volta all’interno della stessa maggioranza. Fini e Bossi non sono interessati a distruggere quel poco di buono che resta della giustizia italiana per fare un piacere a Berlusconi. E hanno ragione. Vedremo, fino a quando, ma sopratutto quanto sapranno resistere alle tentazioni di vendetta nei confronti dei magistrati da parte dei berluscones. Che una cosa sia chiara però: qui non c’è nessuna guerra, ma un’aggressione unilaterale che dura da oltre 10 anni.

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