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Lo stanziamento dell’ultimo G8 per i bisogni dell’Africa

Calato il sipario sul G8 dell’Aquila, mi viene di soffermarmi brevemente e con termini di riflessione e paragone di estrema semplicità, insomma da comune osservatore di strada, sul risultato, diciamo così più tangibile, emerso dall’importante riunione: l’iniziativa di destinare 20 miliardi di dollari alla sicurezza alimentare, soprattutto all’agricoltura africana.
 
Sotto l’aspetto meramente numerico, le dimensioni dello stanziamento – in euro, 14 miliardi e mezzo – sono, senza dubbio, notevoli; e però, ragguagliate al reale e devastante stato di povertà, se non di miseria, delle popolazioni destinatarie, esse si rivelano, purtroppo, una piccola goccia nel mare. 
 
Vieppiù stridente risulta la pochezza e l’inadeguatezza dell’iniziativa, ove si considerino i livelli di vita e i dati statistico – economici dei quattordici Paesi che si faranno proporzionalmente carico dello stanziamento.
 
Basti pensare al Ghana, la nazione equatoriale visitata dal Presidente americano Obama immediatamente dopo la riunione abruzzese: 23 milioni d’abitanti e un reddito pro capite di 510 dollari. Ciò vuol dire che i 20 miliardi di dollari testé devoluti non sarebbero sufficienti neppure a portare a 1500 dollari, parametro sempre da fame, il reddito individuale dei poveri ghanesi.
 
Si consideri, di contro, che i quattordici Stati seduti al tavolo de L’Aquila generano, insieme, un prodotto interno lordo di 42.609 miliardi di dollari e, quindi, rispetto a tale ricchezza, il plafond fissato a beneficio dell’Africa, costituisce appena lo 0,5 per mille.
 
Parallelamente, nel medesimo scacchiere geografico, il reddito pro capite va dai 46.900 dollari degli USA, ai 30.600 dell’Italia e, ultimo dato in classifica, ai 2.800 dell’India: non v’è assolutamente confronto con i 510 dollari del Ghana.
 
Sembrerebbe, in conclusione, che, nella presente società “globale”, si fa estrema fatica a rinunciare a quello che si ha, finanche a privarsi di una piccolissima parte, per farne dono agli altri.
 
Quando, invece, nella medesima società, si è recentemente e tristemente assistito al caso del finanziere americano Madoff il quale è liberamente e impunemente riuscito a bruciare, sulla pelle di nutriti eserciti di clienti, niente poco di meno che 50 miliardi di dollari.
 
Infine, per stare nei nostri confini, dove la mettiamo la realtà del consumo, in giochi e scommesse, di ben 26 miliardi d’euro nel solo primo semestre 2009?
Chissà se troverà mai ascolto e reale considerazione l’appello del Pontefice “occorrono risposte globali a ingiustizie intollerabili”.

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