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Lo scienziato come ribelle e la scienza come contropotere

“Lo scienziato come ribelle” (Longanesi, 2009), è l’incredibile, indescrivibile, insostituibile e imperdibile libro di un moderno scienziato di altri tempi: infatti Freeman Dyson è nato nel 1923 (un nome, un uomo, una missione).

Nell’opera si possono rintracciare teorie scientifiche originali, brillanti e trascurate per molto tempo dagli esperti più “accademici”, come la teoria della generazione del gas naturale nelle profondità del mantello della Terra. Ma ci sono anche visioni di scenari futuri molto angoscianti, come quello che prevede che la crescita del sapere biologico “sia destinata ad apportare gravi pericoli alla società e all’ecologia del nostro pianeta” (p. 56). Fortunatamente in questo libro si cerca di mantenere in equilibrio il punto di vista sistemico e quello riduzionista della scienza. Inoltre il talento eclettico di Freeman riesce ad aprire la mente sia dal punto di vista scientifico, sia da quello umanistico, sia da quello storico, esponendo anche verità complicate invece di proferire illusioni semplici adatte ai tele-cittadini con una mente passiva da supermercato, costantemente instupidita da spot commerciali e dalla pervasiva e indiretta propaganda politica parauniversitaria. 

Freeman ci racconta che il mondo scientifico si sta allontanando dalla semplicità dei bisogni primari della gente comune e si orienta sempre di più a fornire giocattoli ultratecnologici all’élite intellettuale ed economica. Così “Il principale beneficio sociale apportato dalla scienza pura in campi esoterici è quello di svolgere la funzione di programma di welfare per gli scienziati e gli ingegneri” (p. 40). Come sembra accadere intorno al supposto fenomeno del riscaldamento globale e negli studi sull’anidride carbonica: la Biosfera è talmente complessa che gli scienziati più onesti ammettono la scarsa comprensione delle interconnessioni intersistemiche della Natura.

In realtà, "Benché scienza pura e scienza applicata possano dare l’impressione di muoversi in direzioni opposte, esiste una singola causa sottostante che ha agito su entrambe. Questa causa è il potere dei consigli di amministrazione e nel finanziamento della scienza. Nel caso della scienza pura , i comitati sono composti da esperti scientifici che eseguono i rituali dei giudizi dei pari [in concorrenza tra di loro]. Nel caso della scienza applicata, i comitati sono composti da dirigenti e amministratori di aziende commerciali. Di solito queste persone danno il loro sostegno a prodotti che possono comprare clienti ricchi come loro” (p. 40). Perciò vengono tralasciati o scartati progetti scarsamente comprensibili dalle masse, dai politici o dagli uomini più ricchi, oppure troppo audaci agli occhi di tutti.

Non ci rendiamo conto che nel terzo millennio “Le norme etiche degli scienziati devono cambiare essendo cambiata la portata del bene e del male causata dalla scienza. A lungo andare il progresso etico è l’unica terapia per il danno prodotto dal progresso scientifico” (Haldane; Einstein). Inoltre bisogna sottolineare che “la scienza è un mosaico di visioni parziali e conflittuali. In tutte queste visioni c’è però un elemento comune: la ribellione contro le restrizioni imposte dalla cultura localmente dominante, occidentale o orientale che sia” (p. 19). E spesso sono gli studiosi meno accademici o addirittura i dilettanti ad avere più libertà di sperimentare e di innovare (p. 142).

Il messaggio principale di Freeman è che “la scienza è un’attività umana, e che il modo migliore per capirla è capire gli individui che la praticano. La scienza è una forma d’arte e non un metodo filosofico. I grandi progressi nella scienza sono di solito la conseguenza di nuovi strumenti e non di nuove dottrine. La scienza prospera nel modo migliore quando usa liberamente tutti gli strumenti disponibili, senza essere costretta da nozioni preconcette di come la scienza dovrebbe essere. Ogni volta che introduciamo un nuovo strumento, esso conduce sempre a scoperte nuove e inattese, perché l’immaginazione della natura è più ricca della nostra” (p. 32).

Dunque la scienza è mantenuta in moto da forze sociali e nello stesso tempo trascende queste forze per scoprire le innumerevoli realtà naturali. Esiste la storia sociale e la storia intellettuale, e c’è anche il contributo di scienziati artisti e ribelli, che obbediscono “ai loro istinti più che alle domande sociali o a principi filosofici” (p. 29). Anche se “Gran parte della storia della scienza, come di quella della religione, è una storia di lotte causate dal desiderio di denaro e di potere”, molti studiosi “vedono la massima ricompensa che si può ottenere dall’essere scienziati non nel potere e nel denaro, ma nell’opportunità di cogliere un barlume della bellezza trascendente della natura. Sia nella scienza sia nella storia c’è spazio per una varietà di stili e di intenti” (p. 30).

Inoltre bisognerebbe ammettere sempre e allegramente le proprie sconfitte: la scienza non è divertente se non si sbaglia mai (Thomas Gold). E’ più utile sbagliare piuttosto che essere incerti e vaghi. E occorre anche ricordare che quando trattiamo la scienza estrema spesso “ci troviamo in una situazione in cui qualsiasi persona sana dovrebbe desistere, e soltanto i pazzi continuano ad andare avanti” (Edward Teller). Questo avviene anche perché “Ogni cosa nel futuro è un’onda; ogni cosa nel passato è una particella” (Lawrence Bragg, studioso della meccanica quantistica).

Freeman ha lavorato all’Institute for Advanced Study di Princeton (www.ias.edu) e si definisce un vecchio conservatore. Invece secondo il mio modesto parere, Freeman è anche un fisico che ama stare con i piedi per terra e che ha la mente ben motivata e ben orientata a interpretare il nostro futuro. Così, in ogni angolo di questa ormai lurida Terra, dispersa tra libere stelle che viaggiano nell’infinito, la vera “scienza è un’alleanza di spiriti liberi che si ribellano contro la tirannide locale che ogni cultura impone ai propri figli” (p. 20).

 P. S. E’ giunto il momento di “avere una società fondata su valori umani diversi dal comprare e vendere” (Norbert Wiener, fondatore della scienza cibernetica), poiché “L’ora è molto tarda e la scelta del bene e del male bussa alla nostra porta” (Bernardo di Cluny, poeta medievale).

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