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Libro vs film: da ’Stupido’ a ’Marpiccolo’.

Stupido’ venne pubblicato per la prima volta da EL nel 2001, collana Frontiere, reparto Libri per ragazzi. Recentemente, nel 2008, ne è uscita una nuova edizione per Rizzoli, collana Oltre.
 
E’ dunque considerato un libro per ragazzi, come suggerisce la scheda della stessa Rizzoli. Eppure in questo romanzo ci sono personaggi, realtà, snodi affrontati con la maturità della consapevolezza, con l’occhio che non si nega dettagli duri, violenza, ingiustizie, criminalità, impossibilità di vivere in un luogo dove le regole schiacciano, dove non c’è spazio per costruirsi un futuro con persone a cui volere bene. In questo romanzo ci sono adolescenti, adulti, bambini, ci sono delinquenti e persone che tentano di restare a galla. C’è la forza di un vivere arrancando eppure insistendo.
 
Non stupisce forse che da questo romanzo si sia arrivati a una sceneggiatura (firmata dallo stesso autore del romanzo, Andrea Cotti, assieme a Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli, il soggetto invece è dello stesso Andrea Cotti).
 
Il film, uscito il 6 Novembre 2009 è stato presentato il 17 Ottobre al Festival Internazionale del Film di Roma, nella sezione ‘Alice nella città’.
Sulle trasmutazioni cinematografiche di storie nate tra pagine di carta si è detto e scritto molto. Difficile il confronto, difficile ritrovare i personaggi amati nei romanzi ma che poi diventano ‘altri’ personaggi tra la carne di uno schermo. Altrettanto difficile il contrario, recuperare i volti conosciuti nella sala buia di un cinema entro la bidimensionalità della scrittura dove dettagli, sequenze, dialoghi possono facilmente avere sapori, odori e sviluppi che paiono diversi, quasi estranei.
 
Spesso le storie mutano da una forma espressiva all’altra. E ne sa qualcosa lo stesso Andrea Cotti che non è alla prima prova narrativa poi divenuta film. Nel 2008, infatti, per la regia di Matteo Rovere uscì ‘Un gioco da ragazze’, liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Cotti, ‘omonimo’ per il titolo ma ‘liberamente’ tratto proprio per alcuni collegamenti nei personaggi e i legami. Di fatto, in ‘Un gioco da ragazze’, romanzo e film non parlano ‘la stessa lingua’, hanno tempistiche e dinamiche che li differenziano sebbene entro tematiche sociali vicine nel senso generale (non del tutto negli approcci rappresentativi).
 
Marpiccolo’ però dalle prime scene rivela una natura affine alla storia ‘di carta’. C’è l’evidente intento di mantenere inalterate le atmosfere, le logiche, i messaggi che appartenevano originariamente alla pubblicazione di ormai otto anni fa. C’è lo sforzo di dare forza visiva al dolore, l’insofferenza, l’impossibilità di vivere in un luogo strozzato da se stesso, dove i poteri sono deformati, malsani. Dove l’amore va custodito, protetto, vegliato. Dove anche ciò che ‘appare buono’ rischia di finire corroso dal buio del ‘non ritorno’ salvo trovare la forza di cambiare, di lasciare ciò che è per andare altrove, per non annegare verso un non ritorno.
 
Artisticamente le interpretazioni sono tutte convincenti, alcune decisamente intense come quella di Michele Riondino che si conferma con questo ruolo attore in crescita, ma anche (forse a sorpresa) Giulio Beranek alla sua prima prova e decisamente promettente, talentuoso.
 
C’è poi verso la fine del film, una dimensione onirica del protagonista, attraverso la quale viene mostrato un possibile sviluppo della storia, una sorta di proiezione reale che si fatica ad accettare, in virtù dell’evoluzione della trama stessa, delle battaglie e gli sforzi dei personaggi, di Tiziano in particolare, è difficile evitare il pensiero: “Non può andare così”. Infatti.
Distribuito in una cinquantina di copie, è un film che meriterebbe ben più visibilità e opportunità di essere visto di quante ne abbia effettivamente ottenute fin ora in Italia.
 
Una breve rassegna stampa recente su Marpiccolo:
 
Di seguito riporto il contributo di Alessio Iarrera che ha accettato di collaborare a questo pezzo.
 
Alessio Iarrera è sceneggiatore cinematografico professionista, vincitore di numerosi concorsi letterari. Nato a Mirandola nel 1974 e laureato in Giurisprudenza ha iniziato a scrivere prestissimo ottenendo buoni risultati sia in campo letterario sia come critico del cinema d’Essai. Vive a Modena.
 
Il film è l’ennesima prova del regista svizzero Alessandro Di Robilant, dopo film d’impegno come “Il giudice ragazzino” e “I fetentoni” di trattare temi importanti della società crudamente esclusa e in certi casi esclusiva del Sud. “Marpiccolo”, come dice il titolo stesso, si riferisce a un piccolo mondo inquinato da una cecità italiana che antepone un microprogresso industriale all’enorme danno ambientale causato dagli stabilimenti dell’Ilva e dà voce al silenzio di una quotidianità criminale fatta di monellerie precoci, favoritismi al boss locale, ingiustizie sociali e periferie degradate.

"Marpiccolo" si apre con un ritmo frenetico, appassionato e duro, grazie soprattutto alla stupenda colonna sonora dei Mokadelic e alla notevole carica interpretativa dell’esordiente attore Giulio Beranek, ragazzo sanguigno e rabbioso alla ricerca di una via di fuga piuttosto che di vendetta, preso dalla tentazione di cedere al crimine e al facile guadagno illecito ma desideroso di dimostrare la sua intelligenza e la sua voglia di riscatto soprattutto grazie a Stella, la fidanzata coetanea, qui interpretata da una stupenda Selenia Orzella e che non vuole vivere nella violenza quasi inevitabile nel mondo che li circonda.

Da notare anche una bravissima e molto passionale Anna Ferruzzo, madre del giovane protagonista e animata dalla stessa furia di riscatto del figlio ma per ragioni opposte.

Il film è tratto dal romanzo “Stupido” dello scrittore bolognese Andrea Cotti, qui autore anche della sceneggiatura. Incentrato sul microcosmo sociale e personale di un giovane costretto a fare i conti con la criminalità pressoché quotidiana ma che racconta le favole alla sorella minore per farla dormire la sera e che porta a casa i soldi rubati al proprio boss per saldare i molti debiti del padre allo sbando. Un giovanotto, questo Tiziano, che impara presto a non farsi prevaricare fino a mettersi anima e corpo contro il potere criminale che lo costringe al carcere e a vendere cara la propria dignità. Nel finale il film si concede pure una parentesi riflessiva sul destino del protagonista nell’eventualità in cui decidesse di rimanere nel suo mondo. Decisione, quest’ultima, non condivisa né da lui, né dalla tenace e dissidente fidanzata Stella e nemmeno dallo spettatore che può soltanto sperare che i due ragazzi scappino a Bologna in cerca di un mondo e di una vita migliori.
 
Cast artistico: Giulio Beranek (Tiziano), Selenia Orzella (Stella, la fidanzata di Tiziano), Anna Ferruzzo ( Maria, la madre di Tiziano), Giorgio Colangeli (la guardia De Nicola nel carcere dove Tiziano viene rinchiuso), Valentina Carnelutti (la professoressa d’italiano Costa, che dà a Tiziano il romanzo "Cuore di tenebra" di Conrad per di riportarlo a scuola o costringerlo a riprendere a leggere), Michele Riondino (il boss Tonio che Tiziano deruba e che lo assilla con soprusi vari), Nicola Rignanese (Franco, il padre di Tiziano, sprovveduto e indebitato).
 
Cast tecnico:
Regia di Alessandro Di Robilant;
Sceneggiatura di Andrea Cotti, Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli;
Soggetto di Andrea Cotti (tratto dal romanzo "Stupido");
Marco Donati produttore per Overlook Entertainment insieme a Rai Cinema;
Direttore della fotografia: David Scott;
Montaggio di Roberto Missiroli;
Scenografia di Sabrina Balestra;
Costumi di Ilaria Albanese;
La colonna sonora è del gruppo romano dei Mokadelic.
 
 
Ringrazio Alessio Iarrera.

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