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La scienza fatta con coscienza e le scienze sociali

 

Si può discutere dell’attività degli scienziati partendo dalla sintesi di una conferenza sulla scienza tenuta dal biologo J.B.S. Haldane alla Society of Heretics (Dedalo, Cambridge, 1923).

La visione di Haldane della “scienza come ribellione” risplende ancora in queste preziose parole:

“Il conservatore ha poco da temere da un uomo la cui ragione è schiava delle passioni, ma si guardi da chi ha nella ragione la maggiore e la più terribile delle passioni. Costoro sono i distruttori di civiltà e imperi in declino… [sono i] cultori del dubbio. Nel passato si sono identificati in uomini come Voltaire, Bentham, Talete, Marx… ma penso che Darwin dia un esempio della medesima implacabilità della ragione nel campo della scienza. Penso che il numero dei Darwin crescerà man mano che ci si renderà conto che, più di tutti gli altri campi, la scienza non solo concede maggiore spazio alla ragione, ma che con la scienza si può cambiare il mondo anche più che con la politica, la filosofia o la letteratura".

"Dobbiamo dunque considerare la scienza da tre punti di vista. Anzitutto, come attività libera delle divine facoltà umane della ragione e dell’immaginazione. In secondo luogo, come risposta dei pochi alle richieste di ricchezza, comodità e successo… dei molti, richieste che esaudirà solo in cambio di pace, sicurezza e stabilità. Infine, come conquista graduale, a opera dell’uomo, prima dello spazio e del tempo, poi della materia in quanto tale, quindi del proprio corpo e di quello degli altri esseri viventi, e infine degli elementi malefici e oscuri nascosti nel suo animo ” (Tratto da: “Lo scienziato come ribelle” di Freeman Dyson, 2009, p. 23 e 24).

Comunque per quanto riguarda le “scienze economiche” vi consiglio le opere di William Easterly, un autore molto originale e indipendente. Alcuni suoi libri sono tradotti anche in italiano: “I disastri dell’uomo bianco. Perché gli aiuti dell’Occidente al resto del mondo hanno fatto più male che bene” (www.brunomondadori.com, 2007), e “Lo sviluppo inafferrabile. L’avventurosa ricerca della crescita economica nel sud del mondo (2006).

Invece alle persone interessate alle istituzioni internazionali, alle Organizzazioni Non Governative (ONG) e all’industria della solidarietà consiglio due opere di Linda Polman: “L’industria della solidarietà. Aiuti umanitari nelle zone di guerra” (www.lindapolman.nl, Bruno Mondadori, 2009); "ONU. Debolezze e contraddizioni di una istituzione indispensabile per la pace" (2003 www.sperling.it).

Infine colgo l’occasione per ricordare che quasi tutte le carestie sono dovute a motivazioni politiche di tipo predatorio che privano del diritto al cibo i più deboli (donne, bambini e poveri): “Nessuna carestia si è mai verificata in una democrazia funzionante” (Amartya Sen, premio Nobel per l’Economia).

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