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La plastica si ricicla in Congo

La spazzatura non è un problema solo del mondo Occidentale. È anche un problema dei Paesi in via di sviluppo che consumano sempre di più e producono sempre più rifiuti. È il caso della Repubblica democratica del Congo e della sua capitale, Kinshasa, terza grande area metropolitana dell’Africa dopo Il Cairo e Lagos.

Una volta era soprannominata Kin-la-belle (Kinshasa la bella) proprio per la cura e la pulizia che la caratterizzavano, ma oggi è una specie di inferno in terra, circondato da una periferia di baracche che raccoglie una popolazione che cresce a vista d’occhio e disseminata di spazzatura e sacchetti di plastica. Così il suo soprannome è cambiato e oggi è Kin-la-poubelle (Kinshasa la pattumiera). Da sola produce circa 250 tonnellate di rifiuti ogni giorno: una quantità di sacchetti di plastica che spesso bloccano fogne e canali.

Gli animali pascolano nel centro della città mangiando spazzatura e solo la pioggia riesce a fermare l’odore e il fumo nero dei rifiuti bruciati. L’aspettativa di vita, anche per la poca cura con cui il problema rifiuti è gestito, è di soli 44 anni.

Una città giovane che insieme con Brazaville, la capitale politica della Repubblica che sorge dall’altra parte del fiume, potrebbe arrivare ad ospitare 25 milioni di persone entro il 2020.

Una cifra catastrofica se si pensa alla quantità di rifiuti che 25 milioni di individui producono. Così nel maggio di quest’anno il Partito ecologista congolese ha lanciato una campagna dal titolo “Un chilo di buste di plastica per un dollaro” che in un mese ha portato 200mila persone a raccogliere 15 tonnellate di sacchetti non biodegradabili


Come spesso capita purtroppo chi porta un chilo di buste di plastica riceve solo un quarto di dollaro, ma i congolesi si sono ugualmente scatenati nella raccolta. In questo Paese, potenzialmente ricchissimo, 58 milioni di abitanti vivono sotto la soglia minima di povertà e quindi anche la raccolta delle buste di plastica può essere utile per arrotondare i due euro massimo che si guadagnano al giorno.

 

Il partito che ha lanciato questa campagna ha sollecitato più volte l’intervento del governo per risolvere il problema sacchetti di plastica. “L’indifferenza del governo verso chi vive in periferia, la difficile situazione socioeconomica del paese e l’assenza di una coscienza individuale collettiva” sono per Leonard Mwamba Kanda, segretario del Peco e ideatore del progetto, le cause del degrado ambientale della capitale.

Il governo in realtà aveva provato a risolvere il problema, nel 2008, stanziando ben 6 miliardi di franchi congolesi e affidando a una società mista (congolese-tedesca) lo smaltimento e il riciclaggio dei rifiuti. Ma la società ha preferito abbattere gli alberi che erano sulla strada piuttosto che pulirla dai rifiuti, per poi rivenderli sul fiorente mercato del legname. Secondo gli ambientalisti il tutto frutterebbe ai commercianti di legname 2 milioni di dollari.

Per fortuna il popolo, sopraffatto dalla fame, sta riuscendo lì dove il governo resta impotente. Ma poiché senza il loro aiuto il Congo sarebbe molto più inquinato, si potrebbe almeno sperare che il governo riesca a dare in cambio della pulizia quel sospirato dollaro che potrebbe cambiare la vita alle fasce più povere della popolazione.

La problématique de la gestion des déchets dans la ville de Kinshasa
da Acpcongo

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