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La pagheremo cara

Catastrofe.
 
Allora. Dati i tempi e la situazione, mi sembra il momento di andare sul ragionato. Al varco, verga in mano, ci attendono tempi duri. Verrà considerato abominevole alzare il ditino contraddittorio, reputata istigatrice la normale azione di contrasto di una qualsiasi opposizione, sarà stigmatizzato come disdicevole ogni dissenso politico o punto di vista personale che non volga al “rimettiti presto“. La stampa, quei pochi, sono e saranno smarmellati a dovere quotidianamente, i media verranno irregimentati a modino col fine d’acutizzare la contrapposizione noi bravi/loro assassini. Un singulto, il minimo, verrà rieditato e posposto in amplificazioni grottesche (già pagano Di PietroBindi Travaglio - cercare Studio Aperto di stamattina, al servizio su "Passaparola"). L’affinità elettorale trarrà nuova linfa dall’accaduto, le crepe interne alla maggioranza verranno asfaltate, la libera espressione di dissenso per strada e rete riorganizzata, come già vanno dicendo. Un mot: nella merda.
 
Vidimare solidarietà, please. 
 
Dobbiamo obliterare la deprecazione del caso? Facciamolo: ministro Maroni, come può ben leggere (e scommetto che ne è capace) sto dicendo, in questo istante, che nulla mai può giustificare la violenza (e scommetto che ne converrà). Anche fosse rea, la vittima, di decennale carriera vessatoria nei confronti della società civile e politica, anche fosse facile preda a causa di preoccupanti falle protettive (e scommetto che ne saprà dare spiegazione). Può andare? Resto? Bene. Allez-y.
 
Eppure 1: Fini e Casini.
 
Adempimenti svolti, un paio di puntatine controcorrente. Ho la balzana impressione che lo schieramento politico possa rimanere intruppato, immobile, fermo agli intenti del pre-agguato. Mi spiego: le lingue di Casini Fini sono entrate in bocca al degente, certo. Ma di poco. L’uno s’erge a difensore della critica su internet, a moderatore conto terzi. Ed è un bene: a situazione data un Casini “battagliero” (badare alle virgolette), vi spiegherò, serve come acqua. Niente aggiustamenti di mira, pare, stessa soglia d’allerta. A che serve? Ungormìte dice: a non lasciare il finto buon senso a casa d’altri, a non ammonire pubblicamente come violenta e bestemmiatrice l’intera opposizione. E dirlo e ammetterlo è già grave. Il secondo. Il secondo i mugugni non li risparmia lo stesso. Vanno bene le lacrime cantateci dal Corriere (a proposito: “la comodità di poter scegliere”, uno spunto editoriale per De Bortoli), ma che “basta là” e pari e patta non ci crede nessuno, o almeno pare.
 
Eppure 2: l’elettore.
 
Altra controtendenza: ci vedrò doppio o male, ma per me la gente - in giro, su internet, interrogata in tv - solidarizza sì, ma è come se s’accomodasse sulla tesi del "ha cominciato lui". Il che dimostrerebbe, se fosse, la prova provata del disamore verso B.
 
Sempre interessanti le domande in tv: alla richiesta di opinioni personali, le persone timidamente accennano al fatto che non la pensano “proprio come lui ma”, che la “pensano diversamente però”, che “pur essendo della parte politica a lui avversa, ecc..”. Veltronizzati e con l’aggravante di una cieca paura a dirsi discordi, avversi, pur condannando il gesto. E terrore sarà, a farla sua.
 
Fidati di Rosy.
 
Ultima, giusto qualche considerazione finale. Come quando si cerca aiuto nell’urgenza, nell’ultima crisi, nel momento del cosiddetto bisogno, è più facile scremare dal secchiello di amici e affini per accorgersi, infine, di quali davvero si sono resi disponibili e utili alla causa, e dunque meritevoli. Data la crisi, dunque, sentite le posizioni, all’oggi è ragionevole potersi fidare di Rosy Bindi. Passi pure De Magistris. Bocciati Bersani Sonia Alfano (e me ne spiace), rimandato Di Pietro. Così, senza cercarci eroi (ricordava Gramellini ieri: "Povero anche l’eroe che ha bisogno del popolo. Amen"). Testo e leggio rimangono quelli, temibili, davvero istigatori (si veda "Il Giornale"di questi giorni): è insopportabile sentir parlare, da più parti, di ritorno a epoche buie. Il lascito di questo antologismo d’antan mi spinge però a credere, citando, che la pagheremo cara, e la pagheremo tutti.

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