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 Home page > Attualità > Cronaca > La generazione disoccupata

La generazione disoccupata

L’Unione Europea ha visto al rialzo la previsione del PIL, a – 4.7% invece di – 5%. Tutti i giornali hanno dato questa notizia, come se invece di una stima si trattasse della soluzione alla crisi. Ma così non è.
 
Se si esce per strada e si chiede ai giovani che ne pensano di quello che li aspetta, la risposta sarà: il nulla. Questa generazione di laureandi e neolaureati troverà di fronte a sé il terrore di scoprire che non basta “essere bravi, buoni e disciplinati” come ci hanno ripetuto per anni in famiglia, nella scuola e forse all’università. La realtà è che semplicemente non c’è posto per noi. E mai senso fu più letterale. Non basta un curriculum, non bastano le competenze (come forse mai in questa Italia sono state sufficienti e necessarie) e non so fino a che punto, a questo livello di degrado e di mancanza di dignità, siano sufficienti le solite raccomandazioni per chi ha santi in paradiso.

Qualche giorno fa discutevo con un amico, Giorgio, 22 anni, che frequenta con passione il quarto anno di Giurisprudenza e che mi ha aperto gli occhi: “Sto mettendo da parte ogni risparmio per potermi un giorno permettere di andare all’estero: non posso stare in questo paese che è sempre moribondo e non muore mai. Preferisco andarmene, salvare il salvabile, i miei affetti e poi tornare, semmai vi saranno le condizioni per ricostruire questo paese daccapo”. Avrei voluto ribattergli qualcosa, ma le parole mi si sono strozzate in gola e ho pensato per un attimo, un attimo fatale direi: “Ma si! Questo sistema lasciamolo morire: andiamocene tutti, noi giovani, tutti, lasciamo la camorra, la politica, i disonesti, i vigliacchi, i farabutti, i furbi e gli ottusi, che si scannino tra loro! E poi ricostruiamo il nostro paese da zero”.
 
A prima vista sembra un ragionamento da vili qualunquisti, ma così non è. Questo paese è il paese dei disonesti, dei furbi, dei corruttori, dei puttanieri, degli arraffoni o, come ha detto Giorgio usando un gergo più elegante, “è il paese dove gli interessi particolari prevalgono sistematicamente su quelli generali”.
 
Mi farebbe ridere quasi la realtà, se non fosse così desolante: tra qualche anno di nulla, potrei anche ritrovarmi a dire “beati i precari, almeno un posto ce l’hanno!”.
Questo sistema vuole la guerra tra i poveri? Ebbene, anche quest’ultima soddisfazione non la daremo a chi non solo ci ha tolto il futuro, ma soprattutto il diritto a vivere con civiltà.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.143) 5 novembre 2009 14:22

    La realtà è che anche i giovani sono italiani e quindi sono individualisti ed egoisti come i loro padri e i loro nonni...

    Anche se lo sono meno e hanno più possibilità per migliorare e rendersi più civili e socializzati...

  • Di Gloria Esposito (---.---.---.175) 5 novembre 2009 15:10

    Caro Damiano,
    magari è come dici tu. Magari anche i giovani onesti e impegnati sono pochi.
    Cio nonostante quello che non vedo è un margine per poter cambiare le cose.
    Ad ogni livello l’Italia è messa male e le persone che ci mettono la passione e l’altruismo sono sempre più sole.
    Dovremmo andarcene. Un cancro non si può asportare quando è divenuto metastasi.
    Tanti saluti
    Gloria

  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 5 novembre 2009 17:25
    maurizio carena

     No, cara Gloria, non sono d’accordo con la tua conclusione.
     Bisogna lottare, non andarsene.

     Non dico di fare gli eroi come Falcone e Borsellino, come Impastato, come Pippo Fava. Ma credo che basterebbe fare come il Baradel della vecchia canzone di Enzo Maolucci ( su E-Mule la trovi sicuro e credo ti piacera’).
     Tu stessa quando scrivi col tuo stile piuttosto poco ortodosso a abbastanza critico contribuisci a lottare e a tentare di cambiare le cose.

     Uno dei miei scrittori preferiti, il giornalista Eduardo Galeano, soleva dire che "ci avevano minacciati e torturati, ci avevano fatto mangiare paura a pranzo e cena: ma non ci avevano fatto diventare come loro". Poi la dittatura ebbe fine (lui e’ uruguayano) e lui pote’ rientrare in patria dall’esilio. Quella patria per cui non aveva mai smesso di combattere.

     Solo la lotta da speranza di vita e se non cerchi di cambiare il mondo a vent’anni, quando vorrai farlo?

     Inutile dirti che ho trovato bello l’articolo e bello lo spunto. come spesso mi capita coi tuoi pezzi.

     saluti.

  • Di Gloria Esposito (---.---.---.175) 5 novembre 2009 18:30

    Caro Maurizio,
    grazie sempre per i tuoi commenti che mi onorano, ma a vent’anni non posso pensare che mi meriti questo paese cosi disastato. C’hanno fregato e di brutto. Quante altre generazioni ancora dovranno subire quello che passiamo noi?
    Tanti saluti,
    Gloria
     

     

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.83) 5 novembre 2009 19:49
    Damiano Mazzotti

    Tutti i giovani che si mettono in fila come le pecore per votare i vari vecchi come Berlusconi, Bersani e Bossi non meritano di meglio...

    Tutti gli altri che non votano i vecchi della Banda Bassotti, possono andare a piantare le tende davanti al Parlamento finchè tutti quei destrimani abili nelle manipolazioni di destrezza e quei sinistrati pronti a essere defenestrati non se andranno...

    In Serbia hanno fattto così e in Germania Est hanno saltato il muro di Berlino...

    I tempi e le cose sono mature, ma le teste degli italiani sono troppo dure... 

  • Di Gloria Esposito (---.---.---.175) 5 novembre 2009 21:09

    Caro Damiano,

    per quanto riguarda il piantonamento del parlamento (le manifestazioni guarda come spariscono dai mess media) qui non avrebbe effetti, finchè quelli che ci sono dentro sono della risma dei politici citati da te nel tuo commento. Come se a loro fregasse qualcosa dei cittadini.

    Secondo me la stragrande maggioranza dei giovani non è nè menefreghista nè disposta a piantonare il parlamento. Ma come si metterà la situazione quando ai disoccupati si aggiungeranno i licenziati e ancora i precari non riconfermati e ancora i giovani che non troveranno lavoro? Perciò chi può se ne deve andare, per il suo bene, non per quello dell’ Italia, che non so fino a che punto meriti il sangue e il sudore di chi se l’è ritrovata in questo stato.

    IGrazie mille per i commenti e tanti saluti,
    Gloria

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.80) 6 novembre 2009 00:32
    Damiano Mazzotti

    Il piantonare il Parlamento è una cosa ben diversa dallesemplici e banali manifestazioni... 2 o 3 giorni 24 su 24 davanti al Parlamento significa dare un grossissimo segnale al paese...

    Speriamo che la primavera molto calda del 2010 ci porti consiglio...

  • Di Luigi Coppola (---.---.---.84) 9 novembre 2009 22:42
    Luigi Coppola

    Quando leggo articoli di questo tono di riflesso immediato mi torna in mente l’ultimo Edoardo che appena ritirato l’ennesimo premio (a Taormina mi pare..) negli ultimi giorni della sua vita gridava ai giovani napoletani il suo disperato "Fuitivenne"....Erano anni poco "sospetti" e forse alcuni di voi non erano ancora nati. In ogni caso non era l’orlo del baratro del 1992 ne l’abbissale oblio dei nostri giorni.
    Qualcuno vorrebbe dire che Edoardo non abbia lottato, quando lontano dalla sua Napoli. Nel caso, qualcuno cominci a studiarlo Edoardo, o lo facciano i grandi intellettuali anche napoletani che ancora oggi lo nominano per riempirsene la bocca. E’ ovvio che chi rimane e lotta per una vita civile, lo fa con grande sforzo e dignità. Non penso sia il caso scomodare sempre persone che hanno dato dignità al loro lavoro e putroppo per questo, hanno dovuto sacrificare la vita. Non tutti possiamo andare via e chi lo ha fatto non è ne un eroe ne un vigliacco. Sarebbe molto bello e opportuno al di la della retorica e della demagogia riuscire nei limiti dei propri sforzi a lavorare (quando esiste un lavoro...) o lottare per conquistarlo con il massimo della dignità e della lealtà, senza dover aver l’assillo di partire, restare e porsi il dilemma quotidiano della propria scelta. Nessuno di coloro che ha lasciato Napoli, penso, lo abbia fatto a cuor leggero, ma chi ancora resta non abbassi la testa e continui a sperare. 

    Luigi Coppola 

  • Di Gloria Esposito (---.---.---.186) 10 novembre 2009 10:37

    Caro Luigi,
    grazie mille dei tuoi commenti che come al solito, sono pensati e di grande sostanza.
    Tanti saluti e spero a presto!
    Gloria

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