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La crisi dei giornali negli Stati Uniti si aggrava

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L’industria dei giornali è stata colpita duramente negli Stati Uniti, e molti titoli sono molto vicini alla chiusura.

L’ultima vittima è il San Francisco Chronicle, i cui proprietari mercoledì hanno annunciato che stavano programmando un "significativo" taglio di posti di lavoro per andare incontro ai tagli di spesa. E se questi obiettivi non saranno raggiunti, allora il giornale sarà venduto o chiuso.

Il Chronicle è stato fondato nel 1865, appena dopo l’inizio della corsa all’oro in California. Nel 2008 ha perso più di 50 milioni di dollari, e il 2009 si preannuncia peggiore.

La tiratura è caduta del 7% nei sei mesi precedenti al Settembre 2008, e i guadagni dalla pubblicità stanno crollando. I proprietari hanno proposto misure simili per l’altro titolo della casa editrice, il Seattle Post-Intelligencer.

Lo stesso per il giornale cittadino di Tucson, il Denver’s Rocky Mountain, che pubblicherà l’ultima edizione venerdì.

Senza questi titoli Seattle, Denver e Tucson saranno comunque serviti da almeno un giornale.

Ma il fallimento del Chronicle lascerà San Francisco senza giornali a pagamento, ma solo con l’Examiner, un free press.

Anche le compagnie più grandi stanno risentendo della recessione. Il New York Times sta lottando per colmare un debito di 400 milioni di dollari, mentre nel 2008 è stato costretto a ipotecare il suo quartier generale, costruito nel 2007.

La Tribune Company, che possiede il Chicago Tribune, il Los Angeles Times, il Baltimore Sun e molti altri titoli hanno rischiato la bancarotta a Dicembre. Come anche quotidiani di Minneapolis e la Philadelphia Newspaper LLC, che possiede i due più importanti quotidiani della città.

Le ragioni. I giornali erano abituati a ottenere gli introiti da due fonti: i loro lettori (tramite abbonamenti o all’edicola) e la pubblicità.

Sempre più giornali hanno cominciato a rendere i loro contenuti gratis in internet, la prima sorgente di guadagnato si è prosciugata, perché i lettori hanno smesso di pagare per gli articoli che possono ottenere gratis sul web.

I quotidiani speravano che il boom della pubblicità su internet compensasse le perdite. Ma la ribalta di siti web di annunci gratis come Craiglist ha messo ulteriolmente in difficoltà le casse.

Il ribasso della tiratura della carta stampata è ampiamente colmato dai lettori on-line. Ma il problema per i giornali è come trasformare questi lettori in un guadagno maggiore.

Ora la preoccupazione è che la diffusione dei tagli ai giornali, in costi e posti di lavoro, e la possibile chiusura di molti di essi finisca per svalutare il giornalismo, e la democrazia, in America.

Il magazine Time ha suggerito una tecnica di micropagamenti: spendere alcuni centesimi per singoli articoli, qualcosa di più per l’edizione quotidiana o un paio di dollari per un abbonamento mensile. Ma pochi credono che con questo sistema si potrà tornare a coprire le spese.

Significherebbe guadagnare 24 milioni di dollari l’anno, per il New York Times. Ma anche con la crisi economica, la pubblicità online ha fatto guadagnare 1 miliardo di dollari lo scorso anno. Le copie vendute 668 milioni.

Difficilmente un paio di dollari al mese per ogni lettore sorpasseranno queste cifre.

(fonte: BBC News)

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