L’India depenalizza l’omosessualità
Oggi per l’India sarà una data storica: l’alta Corte di New Delhi ha, infatti, depenalizzato l’omosessualità. Il giudice ha deciso che la sezione 377 del codice penale indiano, che risale al tempo del dominio britannico e riguarda il sesso contro natura, è incostituzionale perché discrimina gli omosessuali.
Ora la sentenza dovrà essere accolta in parlamento per diventare legge. Il traguardo, però, è molto importante perché cancella una norma di epoca coloniale del 1861 che puniva questi rapporti con il carcere fino a 10 anni e nei casi considerati più gravi addirittura con l’ergastolo.
Gruppi di militanti Lgbt (lesbian, gay, bisessual and trasgender) insieme alle organizzazioni non governative lottano da anni per vedere abrogata questa legge. A sostegno della loro tesi avevano anche spiegato come nella lotta all’Aids fosse importante l’eliminazione di questo provvedimento. In India, infatti, ci sarebbero milioni di omosessuali a rischio che, per paura del carcere, decidono di non denunciare la loro condizione e non hanno di conseguenza accesso alle necessarie cure mediche.
Ed era stato proprio il dipartimento di controllo dell’Aids, che fa parte del ministero della salute indiana, a sostenere che la legge (imposta dall’Impero britannico) stava mettendo in pericolo i suoi programmi prevenzione. E parliamo di cifre altissime perché secondo un rapporto dell’Unaids sarebbero circa 2,4 milioni le persone infettate dal virus HIV in India, una percentuale molto alta sul totale di 33 milioni di infetti nel mondo.
La notizia mette a tacere le indiscrezioni che si erano susseguite nei giorni scorsi secondo cui il ministro della Giustizia Veerappa Molly aveva annunciato di non essere più intenzionato a modificare il decreto. La rinuncia del ministro era arrivata dopo che Maulana Abdul Khalik Madrasi, vice cancelliere di un’importante scuola islamica nello stato settentrionale dell’Uttar Pradesh, aveva ricordato che “l’omosessualità è vietata dalla Sharia e proibita nell’Islam”.
La sentenza dell’alta corte ha eliminato ogni dubbio e ora un’eventuale nuova legge, potrà dare una mano ai gay indiani. Ma un aiuto consistente potrebbe darlo proprio Raul Gandhi, segretario generale del partito del Congresso, che è ritenuto un simbolo per molti giovani indiani. Il suo celibato, infatti, non usuale per un giovane della sua età e del suo stato, lo dipinge come una persona che va oltre gli schemi in un paese molto legato alle tradizioni.
I gay sperano che decida di dare il patrocinio governativo o del suo partito al Gay Pride che si tiene ogni anno a Mumbai: potrebbe essere un nuovo segno di apertura del paese verso gli omosessuali.
Indian Court Overturns Gay Sex Ban by Heather Timmons dal NYTimes
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