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L’Algeria ai mondiali in Sudafrica. Barbés: un quartiere in festa

Alle 21.09 il pavimento dell’Istituto di Cultura Islamica ha tremato e contemporaneamente c’è stato un rumore assordante. Il difensore dell’Algeria Anthar Yahia ha segnato il gol che porterà l’Algeria ai Mondiali del Sud Africa del 2010.

Mentre scrivo, Barbès, a Montmartre, è un inferno di cori e bandiere bianco verdi. Un continuo “One two three, Vive l’Algérie”, con la fermata della metropolitana di Barbés-Rochechouart chiusa per sicurezza, ma anche perché l’ingresso è completamente bloccato da un muro umano. Un mare di gente che affolla rue Barbés e rue Rochechouart, dopo una partita ad altissima tensione dopo i fatti del Cairo.
 
Barbés è un quartiere parigino che dopo gli anni ’80 ha visto un enorme afflusso di immigrati, soprattutto nord africani, che ne fanno una delle zone più caratteristiche di Parigi. Praticamente a due passi dal Sacro Cuore, Barbés è il lato popolare del quartiere. Vicino alla zona turistica, ma al contempo lontana anni luce, pieno di fascino e contrabbando. Contraddittorio e colorato, questo quartiere è esploso completamente al termine della sfida che ha permesso all’Algeria di tornare dopo più di venti anni nel gotha del calcio mondiale. Come ha spiegato Karim Metref su AgoraVox, questa era molto più che una semplice partita, ma la sfida tra due nazioni così vicine e così diverse. Una partita ad alta tensione dopo gli scontri della scorsa settimana al Cairo, dove l’autobus degli algerini era stato preso a sassate e che ha fatto decidere che la partita di ritorno si giocasse a Khartoum. Le dichiarazioni pre e post partita non erano delle più incoraggianti il difensore algerino Madjid Bougherra non aveva usato mezzi termini dichiarando che l’Algeria era pronta ad entrare in guerra.
 
La polizia francese era schierata su Bd Rochechouart in tenuta antisommossa e molti poliziotti presidiavano la zona ben prima dell’inizio del match. Il gracchiare delle ricetrasmittenti interrompeva ogni tanto quell’unico assordante coro: Algerie, Algerie. Il quartiere nero per antonomasia si è trasformato in bianco verde. Drappi e bandiere la coloravano e una fiumana di donne, uomini e bambini si spandeva per il quartiere alla ricerca di una tv. La partita dell’anno senza dubbio.
 
Eravamo arrivati alla seconda persona plurale maschile del verbo viaggiare, quando la professoressa di arabo ha dovuto interrompere la lezione per qualche minuto. Il tempo che il quartiere esplodesse la propria gioia: “Ils ont marqué” abbiamo detto in coro, con l’aula colorata di rosso da un fumogeno lanciato poco fuori la nostra finestra.
 
Nelle stradine che costeggiavano l’Institut des Cultures d’Islam le auto ci passano a malapena, ma sembrava che anche loro stessero festeggiando e si allargassero al solo vedere una mezzaluna e una stella. Alla fermata della metro Chateau Rouge bisognava fare attenzione ad attraversare la strada: la velocità non era un problema, se mai lo fosse stata. La macchina fotografica mi restituisce immagini che avevo visto poche volte in vita mia. A un certo punto, però, le macchine e le moto rallentano. La polizia spacca la strada in due canalizzando l’enorme traffico che si sta creando. La tensione è alta, ma polizia e tifosi discutono senza eccessi. Le prime macchine possono passare. Più ci si avvicina alla metropolitana di Barbés e più il rumore aumenta e i balli. La polizia è immobile, sono tre file in antisommossa, che non avranno nient’altro da fare che guardare i festeggiamenti. Anche la Francia si è qualificata, oggi sono tutti fréres. Tra la folla e la polizia un gruppo di algerini fanno sì che non ci sia contatto o lancio di oggetti, ma a parte un unico ragazzo ubriaco che grida contro la police, tutto fila tranquillo. Sull’edicola appena fuori la metro ragazzi saltano e cantano unendosi al coro di quelli che sono schierati, a mo’ di muro umano sulle scale della metro. L’impatto visivo fa impressione.
 
Le cronache parlano di 3000 persone più 12000 sugli Champs Elysée dove qualche lancio d’oggetti c’è stato; un amico mi scrive che anche a Créteil è festa, un’altra mi informa che anche a sud è un continuo strombazzare. E non c’entra niente la mano de dios di Tierry Henry.
 
A Parigi ieri sera la festa è stata doppia.
 
 

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