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Italiani ancora guelfi e ghibellini

Ce l’abbiamo ancora una coscienza per indignarci? Possiamo ignorare le risposte dei giovani che confermano l’immagine del nostro Paese descritta dal testo pubblicato su Repubblica?

Uno come Pierluigi Celli, che a dirla tutta avrebbe anche potuto farsi gli affari suoi, si prende la briga di lanciare un sasso nello stagno con la sua lettera a Repubblica. Saprà lui se lo fa per genuina indignazione, propaganda (ma per chi poi?) o per chissà quale altra recondita ragione.

Come reagisce l’opinione pubblica? Al solito si divide tra neri e bianchi (o rossi se preferite), non sia mai che, per una volta, si possa stare semplicemente dalla parte del buon senso e della decenza. Invece di mettere in discussione l’autore della lettera non potremmo riflettere sul contenuto? Peraltro, se uno si prende la briga di leggere la lettera prima di criticare, si accorge che l’autore non si chiama fuori per ergersi a censore degli altri, ma fa anche autocritica scrivendo “abbiamo fallito”.

Quello che dice è più importante di chi chi e come lo dice. Ce l’abbiamo ancora una coscienza per indignarci? Possiamo ignorare le risposte dei giovani che confermano l’immagine del nostro Paese descritta dal testo pubblicato su Repubblica?

Certo è più semplice parlare per partito preso contro di lui, la Luiss, i figli di papà, etc. Al solito, attaccare il singolo è più semplice di prendere atto dello sfacelo generale. Per una volta che un signore ha il buon gusto di dire le cose come stanno, potremmo anche smetterla con i dibattiti inutili e rimboccarci le mani.
 
Quale che fosse l’intento, Celli ha detto la verità e se non ci diamo da fare andrà sempre peggio.
 
Se ognuno di noi cominciasse a fare la sua parte, evitando di tollerare le piccole illegalità o gli arbitri che ci circondano nel quotidiano potremmo fare dell’Italia un posto migliore. Non sarà tanto, ma si comincia così.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.225) 4 dicembre 2009 18:18

    Ho "approvato" il tuo articolo, però voglio farti presente che, sebbene il "chi" scriva non è un fatto che possa o debba entrare nel merito del "cosa" è scritto, è pur sempre un dettaglio importante, che non va assolutamente "mandato in cavalleria": se e quando ci dovesse essere una resa dei conti, i responsabili dovranno essere chiamati in prima persona a risponderne.

    Esempio: il sistema finanziario ha mandato a "gambe all’aria" la nazione. Ora ci dice che bisogna prendere determinati provvedimenti. Va bene, analizziamo cosa concretamente ci suggerisce il sistema finanziario, eventualmente applichiamo i provvedimenti suggeritici, ma poi... la doverosa pena (e la rettifica di certi meccanismi), per questi bravi suggeritori di soluzioni, che però hanno loro stessi creato il danno...
    • Di Massimo Famularo (---.---.---.178) 4 dicembre 2009 22:55
      Massimo Famularo

      Totalmente d’accordo sul fatto che il chi conta. In questo frangente mi pare però che l’argomento trattato sia estremamente più rilevante della persona che ha lanciato il sasso nello stagno.

      Mi permetto di dissentire sul sistema finanziario. Non capisco chi sia questo soggetto. Proprio per fare attenzione al chi non dovremmo riferirci ad enti astratti, ma a singole persone.

      Penso che se il nostro paese va in malora sia prevalentemente colpa nostra e dei nostri padri prima di noi. Se al sud tolleriamo che si vada in giro senza il casco, o al nord che un appalto sia dato per motivi politici, il seme dell’illegalità e della demeritocrazia è gettato. Poi basta guardarlo crescere nell’indifferenza e otterremo il governo delle leggi ad personam e tutto il resto
       

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