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Influenzati dall’influenza

Il termine influenza deriva da una credenza generale che risale ai tempi del Medioevo. Si pensava infatti che la patologia in questione, derivasse da cattive influenze astrali. Qualcosa quindi da andare a ricercare fra la superstizione e la magia.
 
Sono dovuti trascorrere molti lustri, prima di giungere ad un concetto puramente scientifico. Pensate che per poter vedere un virus, si è dovuto attendere gli anni ’50 ed i primi microscopi elettronici in grado di vedere qualcosa di più piccolo di un batterio.
 
Malgrado poi la presa di coscienza che la patologia non derivasse affatto da strane influenze negative, il nome è rimasto tale e quale.
 
Influenzati dall’influenza, medici e scienziati fin qui hanno prodotto molti studi, parecchi congressi, moltissimi approfondimenti ed anche generato molte contraddizioni, palesi dietrofront ed anche molte informazioni a volte contraddittorie.
 
L’influenza da sempre è considerata una malattia poco importante. Secondaria, rispetto ad altre patologie sicuramente più gravi per l’organismo umano. Complice anche il fatto, che spesso viene confusa con il più benevolo raffreddore. Poche persone ancora oggi, sono in grado di definire bene cosa sia l’una e cosa l’altro. Oltretutto, è una patologia che non ha una prescrizione certa per essere debellata. A parte qualche antinfiammatorio e sciroppi se in presenza di tosse, l’influenza si cura stando a riposo. Lo sappiamo tutti.
 
Andando a ritroso nel tempo, di influenza si è sempre parlato, su per giù. E le dinamiche sono state sempre molto vicine a quelle attuali: anche nel caso della terribile Spagnola del 1918 che fece l’incredibile numero di 25 milioni di morti, stando alle cifre ufficiali, ma che alcuni studiosi dichiararono non poter essere meno di 40 milioni. Caso ancora unico nella storia dell’umanità, si tese a non diramare troppe notizie per non spaventare oltremodo le popolazioni.
 
In pratica: la gente moriva come in un genocidio, ma si cercò di contenere l’evento il più possibile per non generare panico globale. Addirittura, si pensò di organizzare i tanti funerali imponendo che questi fossero il più possibile “anonimi”: niente scampanio di campane e cortei. Il tutto per non far avvertire alla popolazione l’incredibile emergenza sanitaria.
 
Altri casi storici, l’Asiatica del 1957, l’influenza di Honk Kong del 1968 e la Russa del 1977.
 
Per quanto concerne l’Asiatica, questa fu la prima pandemia monitorata dall’OMS. Complici le nuove tecnologie nel campo della microscopia, fu possibile studiare approfonditamente e verificare la tendenza pandemia e trarre le prime valutazioni a livello mondiale.
 
Relativamente all’influenza di Honk Kong ed alla Russa invece, i dati relativi ad una eventuale pandemia non sono mai stati confermati effettivamente. Il numero delle vittime fu comunque molto al di sotto di una soglia compatibile col concetto di evento pandemico.
 
In realtà, tranne la terribile Spagnola, quasi tutte le patologie influenzali dichiarate come pandemiche hanno mai prodotto numeri rilevanti in quanto a decessi. Si è parlato piuttosto di virus più o meno aggressivi, ma nella realtà dei fatti, molti dei decessi sono legati più all’aggravamento di patologie diverse che al virus influenzale in se.
 
Nel corso dei decenni poi, si è teso man mano a far percepire alle popolazioni non tanto il pericolo di ammalarsi di influenza quanto la necessità di prevenire totalmente qualsiasi attacco influenzale.
 
La motivazione appare sempre più palese: le case farmaceutiche guadagnano molto di più con gli eventuali e chiaccherati vaccini che con i farmaci di uso comune per moderare gli effetti della patologia che fin qui molti non avevano nemmeno preso in considerazione. In effetti, da che mondo è mondo, molte persone aggredite da virus influenzali hanno sempre considerato la cosa poco più di una scocciatura.
 
Con le ultime campagne internazionali atte ad informare le nazioni sul pericolo imminente, improrogabile e forse certo di contagio, ecco che la percezione delle persone cambia, tramutandosi in necessità assoluta di porre rimedio a qualcosa che potrebbe capitare. Il vero scandalo in effetti inizia da qui.
 
Provocare un’alterazione nella percezione di un qualcosa che ad arte viene proposto come pericoloso.
 
Da qui a convincere intere popolazioni che l’ipotesi di malattia è già di per se agghiacciante, il passo è breve. E tutti a correre a prevenire una mera ipotesi.
 
Se poi i vaccini inoculati siano sani, sicuri, senza alcun rischio per la salute, questo ha poca importanza. Bizzarro per quanto assurdo.
 
Eccoci quindi influenzati dall’influenza. Ma non nel senso di aver contratto il virus. Piuttosto nell’aver accettato incondizionatamente l’influenza negativa di un concetto di malattia esasperato più dalla comunicazione che dai dati certi.
 
Un successo eclatante dell’industria farmaceutica internazionale che sta creando nuovi presupposti di malattie basati sulla percezioni di esse e non sulla loro reale esistenza o attitudine ad aggredire l’organismo umano.
 
“Prevenire è meglio che curare”. Un vecchio motto che originariamente conservava un concetto diverso. Quello di vivere in una condizione di benessere basata su una alimentazione congrua, un’attività fisica moderata, ma costante e senza eccessi nel bere e nel fumare.
 
Oggi è diventato lo slogan di una campagna di marketing. Che oltre a macinare miliardi ogni anno, macina carne umana e la rigetta sul mercato pronta a seguire il trend del momento.
 
Influenzati dall’influenza. Da chi comanda e decide della vite umane.

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