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Il Trapanese "s’obbliga"!

 
Un pensiero rivolto ad un luogo ben vicino, non solo per materialità circostante, perché vi si svolgono giornate e lunghi periodi di sfrenate lotte intellettuali, ma ben risiede vicino e mentalmente, nell’anima sosta e si culla. Vi è ovviamente un legame fortificato che va dal "piccolo luogo" e cresce fino alla completa circostanza del medesimo.
 

La cultura inizia dalle radici, le quali offrono infinite sfaccettature da gestire, allacciare e creare, in crescita con noi, ogni singolo individuo in questione. Il trapanese è proprio quel luogo, terra di mistica magia, odorante di multietnica cultura; eppure vi è nell’aria un’ostentazione; come una sorta di mancanza per quell’"inizio" clamoroso che di calore tramutò l’energia donandola ai propri figli, un valore troppo importante per esser posto da parte. Eppure l’impressone mira a questo concetto, e per la verità non è solo l’impressione a far parlare.

Vivendo giornalmente nel massimo dell’intensità, ci si trova a contatto sempre di più con una parte del trapanese materiale, composto da più soggetti e più luoghi; il lavoro porta (grazie per questo) all’avvicinamento di vari stili di vita, per lo più standardizzati; e proprio questo distrugge il nostro amato sud. Il falso avvicinamento con l’Italia del nord crea un obbigo prepotente, come se fossimo soltanto parassiti; non di meno il degrado oltre a prendere forma prende anche sostanza nelle menti di una massa che, oltre a minimizzare le proprie radici, è pronta a barattarle per un piatto di molliche stagionate. Non dovrebbe succedere tutto questo, perché, oltre ad essere orgogliosi di quello che siamo (anche se è una frase povera, il suo significato è illimitato, per chi prova lo stesso dolore), e camminare sempre a testa alta, si dovrebbe divulgare all’infinito il concetto di "Sicilia" e popolo siciliano. Adesso penso di minimizzare io medesima con queste parole, ma forte è la delusione per come la piega attuale sta per autolacerarsi. 

Vi si sente come un prepotente obbligo, nell’abdigare la propria mente, risciacquandola di concetti che non hanno fondamenta; e il trapanese non prova la benché minima vergogna di questo? E’ evidente che il Trapanese sia tartassato dello Stato (dalla mafia in generale): vi è una muraglia trasparente, ben salda attorno al medesimo, come se ci si volesse far stancare, e mollare qualsiasi ideologia; praticamente ovvio che qualcuno brami la totale "cattura del sud", il totale possedimento! In effetti quale posto è tanto più meraviglioso rispetto al magnifico Sud!

In certi aspetti il Trapanese è come alcune città della Spagna (almeno quest’ultima accoglie i suoi figli in modo eccellente, e chi vuol esserne residente in un massimo di due anni ne ottiene l’autorizzazione; una forte nostalgia assale questo splendore... ma la nostra bella sicilia non dovrebbe essere proprio cosi?); abbiamo posti invidiabili, il mare, la campagna, il clima stupendo, l’umiltà di chi custodisce le sue antiche radici, e molto di più, quel di più che scavalca la semplice vista... il sentimento! Il popolo siciliano dovrebbe imparare a meditare, pensare a come rispettare completamente quel che ci offre la nostra terra. Il Trapanese s’obbliga nell’abbandonare il tradizionale barattandolo per un nulla infondato. Ebbene il primo passo da farsi per abbattere queste barriere è comunicare; un invito ad un lungo pensare, per rendersi conto delle ricchezze di cui veniamo circondati costantemente! 

Si butta fango (per non entrare in volgarità) sulla faccia di chi vuol arrivare ad urlare per farsi sentire anche dal più lontano; soltanto più soggetti uniti possono arrivare a raggiungere distanze largamente consistenti. "Un uomo solo non è un invincibile guerriero". Solo l’unione di tanti soggetti arriva ad una complessità tale da raggiungere la dovuta forza; e di forza ce ne vuole parecchia per abbattere le famose mura dell’incomprensione

Non bisogna mai mollare ciò che si sente, parlando con il cuore; e non bisogna mai mollare tradizioni salde (per tradizioni non s’intende ricorrenze banali pronunciate al consumismo e alla "disfatta"); se si è arrivati a questo punto la responsabilità delle nostre azioni è ben più importante di quanto di pensi. Che persona è colui che assume atteggiamenti da camaleonte? E svende la cosa più importante che un essere umano può avere: l’umiltà e la cultura.

Chiedo scusa per il pensiero troppo personale, probabilmente incompreso o poco capito... ma ci siamo ritrovati in un punto dove la sola cosa da poter fare per abbattere le barriere del regime attuale è comunicare, comunicare fortemente con questi mezzi a disposizione.

Valorizziamo quello che siamo, diamo valore alla nostra terra, amandola intensamente!

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