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Il Richistan, come si vive nel paese dei ricchi

Robert Frank è senior special writer (non chiedetemi cosa significhi) del Wall street journal, ha scritto un libro il cui titolo è Richistan. Io sono stato uno dei tre che lo hanno acquistato in Italia.
 
In questo suo scritto Robert ci parla del mondo dei ricchi negli USA, della sua importanza, di ciò che significa per l’economia americana, dei loro stili di vita e delle loro paure.

Lo "stato" del Richistan ha una sua consistenza di massa negli USA. Le statistiche che vengono citate indicano in circa 9 milioni le famiglie che fanno parte di questo paese. Di queste circa 7,5 milioni hanno un patrimonio tra 1 e 10 milioni di dollari, 2 milioni tra 10 e 100 milioni di dollari e alcune migliaia superano i 100 milioni.

Questa specie di nazione, così dice Robert, si è lasciata alle spalle gran parte dell’America tanto che se, nel 2005, i redditi medi delle famiglie americane erano sprofondate per il 5° anno consecutivo (3000 dollari in meno rispetto al 2000-cifra adattata all’inflazione), i loro (redditi) sono aumentati con tassi di crescita a due cifre.

L’aumento di questo gap significa, anche, che l’1% dei più ricchi controlla il 33% della ricchezza totale. Così come una fetta corposa dei consumi e dei lavori a questi legati dipende dalla loro consistenza e fortuna. Secondo l’analista finanziario Dan Gross, nella sola città di New York, l’1% dei più ricchi può sostenere circa 150.000 posti di servizio.
 
La natura di questa ricchezza, il più delle volte, è improvvisa. Nel mix di crescita dei mercati finanziari, nuove tecnologie e libera circolazione delle merci, Robert identifica proprio nell’espansione finanziaria l’elemento determinante nell’avanzata di questa classe di soggetti.

Settori quali le assicurazioni, i fondi comuni d’investimento e le pensioni hanno a disposizione liquidità per 46.000 miliardi di dollari che, dal 2000 ad oggi, sono cresciuti di quasi un terzo. La massa enorme di questo danaro, sommata alla crescita del valore delle azioni scambiate (passate dal 90 ad oggi da 3.000 miliardi a 17.000), al fatto che le riserve della banca centrale sono raddoppiate, fino a raggiungere i 4.000 miliardi, hanno creato le condizioni per nuove opportunità e fortune per figure di "imprenditori" nuove come i Money Mover o i CEO delle aziende che aumentano la loro ricchezza in funzione della crescita del "valore" di ciò che gestiscono da manager.
 
Il circuito che si è messo in moto trascina, dietro di sé, una serie di elementi "dirompenti".
 
In primo luogo, in moltissimi casi, questa espansione viene fatta a debito.

I dati raccolti descrivono bene questo fatto:
  • l’1% più ricco, degli statunitensi, ha contratto debiti per 383 miliardi tra il 1995 ed il 2004,
  • mentre l’indebitamento è cresciuto del 235% in 15 anni, la loro ricchezza cresceva meno della metà del debito contratto,
  • il 5% più ricco degli USA è responsabile del 20% dell’indebitamento totale.

In secondo luogo questa rincorsa allo status symbol si porta dietro una fetta consistente di classe media. La filosofia che permea questa parte di società è quella della "dimensione" per apparire. Questo fatto ha come conseguenza nuovi standard che molti cercano di seguire e raggiungere.
La caduta sulla società, per l’economista Robert H. Frank, è quella di una insoddisfazione dei più rispetto al proprio stile di vita, di una crescita "dell’invidia sociale" e di un costante aumento dell’indebitamento individuale per stare dietro ai nuovi stili di vita.
 
"Di conseguenza, gli americani stanno spendendo più di quanto guadagnano in beni di lusso inutili per dimostrare il proprio status, proprio come fa il paese, che non finanzia adeguatamente settori in difficoltà come il sistema scolastico pubblico, la costruzione di strade e ponti, la sanità e l’ambiente". In caduta, minore tempo per la famiglia ed aumento del conflitto all’interno del proprio nucleo di affetti ed amici.

Il terzo aspetto, sempre di carattere "filosofico", è ben sintetizzato dalle parole di Galbrait "Danno da mangiare molta biada al cavallo sperando che un po’ vada anche agli uccellini".
 
In questo la "speranza", secondo Andrew Carnegie, che " la ricchezza in eccesso dei pochi diventerà la proprietà di molti perché amministrata in vista del bene comune; e se questa ricchezza passa attraverso le mani di pochi, può però diventare una forza assai dirompente per il progresso dell’umanità".
 
Singolare visione di una élite che, da questo punto di vista, non si pone una questione di "democrazia" consapevole e partecipata per lo sviluppo, ma assume l’idea della classe eletta.
 
In attesa che tutto questo si avveri, per il nostro bene, quello che possiamo percepire è che, nel nome di un progresso a vantaggio di pochi, tutto sia possibile per permettere la sostenibilità del loro costante arricchimento allo scopo di sostenere consumi e stili di vita che per la stragrande maggioranza sono una chimera.
 
Nello stesso tempo che percezione possono avere del "bene comune" persone per le quali "che differenza volete che faccia passare da 40.000 a 60.000 $ per rifornire una barca che ne costa 50 milioni di dollari?"
 
Però è in questo diabolico inghippo la forza "condizionante" di questa massa di individui. Far percepire come possibile la realizzazione di un "sogno" senza specificare a scapito di chi.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.80) 16 gennaio 2010 16:47
    Damiano Mazzotti

    In realtà tutta questa ricchezza è provvisoria... L’indebitamento è un modo per creare massa monetaria senza creare inflazione...

    Ma alla lunga non può reggere e fra poco crollerà tutto... o almeno si sgonfierà ancora un’altra bolla...

  • Di (---.---.---.116) 19 gennaio 2010 09:35

    Definire ricco qualcuno che ha un patrimonio di un milione di dollari, per giunta negli USA, non mi sembra poi così giusto.

    A parte questo, penso che ogni paese abbia il proprio Richistan, con la sola differenza che forse in America i ricchi contraggono più debiti che all’estero. Questo però negli USA è valido anche per i meno abbienti. Tutta l’America contrae debiti, a cominciare da chi ha acquistato case senza effettivamente poterselo permettere, creando così l’ultima bolla finanziaria dei mutui subprime.

    La grossa differenza che prevedo, è che quando i ricchi non potranno permettersi di rendere i propri debiti, come è successo per i subprime, invece di perderci le proprie mutande le faranno perdere a qualcun’altro.

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