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 Home page > Attualità > Società > Il protocollo del nitore, o "bright" che dir si voglia

Il protocollo del nitore, o "bright" che dir si voglia

Governare una comunità, un Paese, è compito realmente impegnativo e pregno di responsabilità. Chi si appresta a rivestire un ruolo di questo tipo nella società dovrebbe innanzitutto essere dotato di una mente non solo capace ma anche linda, priva di condizionamenti culturali che possano inficiare il suo retto funzionamento.
 
Notiamo invece che oggi un gran numero di persone che governano la nostra società, o gestiscono le pubbliche risorse, dichiarano la loro ferma appartenenza a congregazioni culturali che fondano su antiche credenze popolari non aventi alcuna corrispondenza nella realtà, su mere superstizioni, su idee tanto irrazionali quanto indiscutibili, dogmatiche, tutto il loro complesso quanto fantasioso costrutto filosofico.
 
Eppure credenze e superstizioni, in special modo quando sono situate in quella parte profonda della mente, in quel sistema di valori, che determina il senso stesso da dare alla propria ed altrui vite, non può non compromettere l’intero processo razionale e non condurre ad errate conclusioni. Innanzitutto per la loro natura propriamente irreale ed illogica, ma anche per il loro carattere dogmatico, assolutistico, che impedisce aprioristicamente una corretta analisi critica, letteralmente vietando alla persona che ne è affetta l’ipotesi di porre in discussione le sue convinzioni. Al punto che la persona che ne è affetta, in merito a tali sue radicate idee che influiscono su ogni altra presente nella sua mente, è letteralmente impossibilitata ad esprimersi dicendo: "Io, al momento, da parte mia, per quanto so, la penso così. Ma posso sbagliarmi".
 
Nell’ambito di un ampio e profondo processo di guarigione della nostra società, oggi profondamente ammalata, occorre dunque iniziare a prendere posizione favorevole sulla necessità che una persona, prima di ricoprire un qualsiasi ruolo pubblico, o di rivestire un rango, all’interno della società, dichiari di essersi reso libero da ogni assolutistica credenza, da ogni superstizione, ad esempio da ogni riferimento o possibilità di ricorso a fideistiche entità soprannaturali, da ogni immodificabile convizione assoluta, facendo al contempo solenne dichiarazione di fedeltà ad un invece costantemente mutabile e per questo migliorabile buon senso dettato da logica e ragionevolezza.
 
Lungi dal propugnare una fredda, rigida, sterile visione meccanicistica, ben consapevoli del carattere infinito, e per questo misterioso e prodigioso, della realtà, ci auguriamo di vivere un’esistenza liberata da favolistici dogmi che rifiutano e vietano di usufruire della straordinaria ricchezza espressiva dell’esistenza. A questo proposito riteniamo che l’Italia, quale Paese ipersviluppato ma non ancora progredito proprio a causa del forte peso che la superstizione ha sulla sua gente, trovi il coraggio di far un passo avanti, potendo così anche esser d’esempio ad altri
Paesi.

Necessario da sempre, oggi che Internet, gran strumento di divulgazione del sapere e di distribuzione del potere civico, si è finalmente reso disponibile diffusamente, l’esprimersi in favore di questo protocollo diviene autentico dovere per tutti coloro che desiderano soluzioni buone e definitive a tutti quei nostri atavici problemi che proprio per responsabilità delle superstizioni si sono potuti perpetuare fino ad oggi.

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