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Il miracolo non c’è, le tasse invece sì

Guarito completamente e senza segni visibili sul volto, il premier Silvio Berlusconi è tornato nell’arena politica e ha chiarito che non ci sarà nessun taglio delle tasse, come il suo schieramento ha sempre fatto capire, perché "l’attuale situazione di crisi non permette nessuna possibilità di riduzione delle imposte". Eppure sembra ieri quando sorridente dichiarava che "la crisi è superata" e annunciava due sole aliquote al 23% e al 33%.

Nulla di fatto, erano solo nuove promesse al vento. Facili da fare perché conquistano i titoli sui giornali e dopo si può sempre dire che qualcuno aveva frainteso. Il presidente del Consiglio nella sua conferenza stampa al termine del primo Consiglio dei Ministri del 2010 ha poi aggiunto, un po’ da contentino, che il governo punterà a una «semplificazione di tutto il sistema tributario, per la quale - ha aggiunto - spero sia sufficiente un anno». Tra le righe si capisce che la semplificazione, quindi, prima del prossimo anno è molto difficile che arrivi. “La situazione attuale del debito pubblico comporterà, solo di interessi, una spesa di 8 miliardi di euro all’anno. In questa situazione - sottolinea il premier - è fuori discussione poter pensare a un taglio delle imposte”.
 
Così mentre il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, pone come obiettivo “un grande cambiamento del sistema fiscale” e commenta che quello attuale non è tanto efficace e non è neanche tanto giusto (ma chi dovrebbe cambiarlo se non chi è al governo?), il presidente del Consiglio deve iniziare a pensare agli slogan da usare con le elezioni alle porte. «Non intendiamo assolutamente introdurci in questa campagna elettorale per le regionali e amministrative con delle promesse di riduzioni delle imposte» ha detto Berlusconi. Il popolo delle libertà dovrà puntare quindi su qualcos’altro senza poter vantare, tra i risultati ottenuti, il tanto sognato taglio sulle tasse.
 
Tremonti è subito arrivato in aiuto dichiarando in un’intervista che la nostra fase economica è molto complicata perché «abbiamo il terzo debito pubblico del mondo e non la terza economia».
 
Strano che fino a pochi giorni fa la crisi economica fosse completamente superata. Ma non stupisce che anche la promessa elettorale su un fisco più leggero sia andata nel dimenticatoio. Perché è dal 1994, quando ben 16 anni fa Berlusconi “scese in campo”, che il premier fa promesse sulle tasse senza mantenerle e, qualche giorno fa, un articolo di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera ricordava ai tanti smemorati italiani tutti gli impegni presi e non rispettati dal premier. Nella sua prima campagna elettorale Silvio Berlusconi proponeva un’aliquota unica al 33% per tutti con l’esenzione per i “poveri” (non meglio definiti). Ma non se ne fece nulla. Poi ci fu il contratto con gli italiani firmato nel 2001 davanti a Bruno Vespa in cui il presidente del Consiglio proponeva due aliquote, al 23 e al 33% (come fino a qualche giorno fa). La riduzione dell’Irpef sembrava dovesse partire nel 2003 ma la legge delega restò lì fino al 2005 per poi scadere senza mai diventare decreto legislativo. Evidentemente in Parlamento c’erano problemi più importanti da affrontare. Nel 2006 la destra si salva dal non rispettare le promesse solo grazie alla vittoria di Romano Prodi ma ecco che a marzo del 2008 Berlusconi, di nuovo al Governo, annuncia: «Introdurremo il quoziente familiare prendendo le risorse dall’evasione fiscale». Ma il rientro dei capitali dall’estero non ha portato fortuna, anzi c’è stato un calo delle entrate negli ultimi mesi con una spesa pubblica che è continuata a salire.
 
Così la crisi riappare anche nei discorsi del premier e in tempi di crisi, si sa, si stringe la cinghia e si spera nel futuro. Poi i mesi passano, tornano le promesse e ciclicamente anche le amnesie: non solo del premier ma anche degli italiani.

Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.223) 15 gennaio 2010 10:24
    Renzo Riva
    ...e nessuno coglie l’empietà di questa sbandierata riforma fiscale.

    Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! 

    Questo scrivevo il 12 Gennaio 2009.

    Licheri scrive:

    Si chiama progressiva perché l’aliquota aumenta con l’aumentare dell’imponibile. Se l’aliquota è unica non è progressiva.

     

    Con due aliquote si sono parati il culo dall’incostituzionalità.

    La vera fregatura per gli italiani è lo spostamento dal reddito a tassazione progessiva al consumo dove i percettori di minore reddito pagano la stessa IVA dei redditi dei MANDARINI CASTAIOLI; e nessuno coglie l’empietà di questa sbandierata riforma fiscale.

    Ad un popolo di coglioni si può propinare di tutto! Popolo di lemming.

    Mandi,

    Renzo Riva

    [email protected]

    349.3464656


    Aggiungo al commento di Paolo e di pv21 che a fine febbraio andranno in scadenza titoli di Stato di cui si dovranno pagare 38 miliardi di Euri d’interessi.

    Venerdì scorso telefonai a RPL e dissi che Berlusconi doveva finirla d’annunciare il calo della pressione fiscale che ormai ne avevo le pal(l)le eoliche gonfie e che erta ora di fare e non solo dire e far scrivere ca(ss)ate sui giornali.

    Oggi l’indietro tutta che ha confermato quando andava dicendo da tempo: sono quindici anni che sia Berlusconi che Prodi ci prendono per4 il culo con il calo delle tasse e invece anche il scemo del villaggio ha capito da tempo che le tasse sono e sempre solo aumentate.

    Oggi sono andato a fare da solo un passaggio di proprietà di una fiat uno del 1990 (-€ 14,62 per la vendita sul certificato di proprietà e € 254,38 al PRA); se mi fossi rivolto ad una agenzia il costo lievitava di altri € 80,00.

    Stato ladro! Ladri di Stato!

    In qualsiasi parte d’Europa si sarebbero spesi al massimo € 35,00.

    Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! Stato ladro! Ladri di Stato! 

    ...e nessuno coglie l’empietà di questa sbandierata riforma fiscale.

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