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Il governo e l’acqua ai privati

Chiedendo l’ennesimo voto di fiducia alla Camera sul decreto Ronchi, il governo scontenta associazioni, opposizioni e anche una forza di maggioranza: la Lega.
 Lo scenario: aumento delle tariffe e precarizzazione di chi lavora nel settore.

Alla Camera il governo ha posto la questione di fiducia sul “decreto Ronchi”, il Decreto Legislativo 135/2009, che nel suo articolo 15 privatizza i servizi pubblici locali: ciclo dei rifiuti, trasporto su gomma e, soprattutto, l’acqua.
 
Sono invece esclusi dalla riforma: distribuzione del gas naturale e dell’energia elettrica, trasporto ferroviario regionale e farmacie comunali. Il provvedimento è già stato approvato dal Senato, scadeva il 24 novembre e gli emendamenti presentati per l’Aula erano circa 180.
 
A nulla sono serviti gli appelli di associazioni, opposizione e sindacati al governo perché stralciasse dal decreto il famigerato articolo 15. E resta a bocca asciutta la stessa Lega. Il vicecapogruppo del partito di Bossi alla Camera, Marco Reguzzoni, ammette riguardo all’articolo 15 che la Lega sull’articolo 15 “avrebbe voluto migliorarlo per farlo corrispondere con la sua posizione storica a favore dell’acqua pubblica”. Il Carroccio – fa sapere Reguzzoni - presenterà un ordine del giorno al decreto, e non esclude la presentazione di proposte di modifiche già in Finanziaria. 
 
L’articolo 15 precisa che la proprietà pubblica del bene acqua dovrà essere garantita. Ma prevede anche che, a partire dal 2011, la gestione dei servizi pubblici locali sia conferita “in via ordinaria” attraverso gare pubbliche e la gestione in house sia consentita soltanto in deroga e “per situazioni eccezionali”. 
 
Le opposizioni sono convinte che la formula, di fatto, apra la strada alle privatizzazioni. Su questo punto si sono incentrati la maggior parte dei 177 emendamenti di Pd, Idv e Udc, che però, con la questione di fiducia, decadono automaticamente. 
 
“Pochi grandi gruppi faranno affari d’oro a discapito dei cittadini che subiranno l’aumento delle tariffe dell’acqua”. Lo ha dichiarato in Aula Marina Sereni (Pd), mentre Verdi e Italia dei Valori hanno già annunciato una raccolta di firme per un referendum abrogativo. 
 
“Non si tratta di una privatizzazione selvaggia - è la replica del ministro delle Politiche Comunitarie Andrea Ronchi - ma una progressiva liberalizzazione con l’ingresso di privati con precisi paletti”.
 
“L’acqua è un bene comune e prezioso che va difeso”. Lo afferma il Wwf. Secondo gli ambientalisti il provvedimento “rischia di non accontentare nessuno, né chi è per la ripubblicizzazione della gestione, né chi è per la liberalizzazione”. 
 
Il 18, mentre la Camera vota la fiducia, i lavoratori dell’igiene ambientale pubblica (55.000 unità) e privata (35.000), appartenenti a una miriade di aziende (municipalizzate, multiutility, Spa miste ecc) incroceranno le braccia e si ritroveranno in piazza con manifestazioni su scala regionale (a Roma è previsto un presidio davanti al Parlamento).
 
Di fatto, una riforma devastante, denunciano Cgil, Cisl e Uil, non prevedendo ulteriori elementi di controllo ad uso delle autonomie locali nella gestione e controllo delle aziende del settore, per assicurare princìpi di garanzia, trasparenza e qualità del servizio.
 
“Non si capisce perché affidare queste attività a privati, laddove il pubblico assicura un buon funzionamento – afferma Daniele Giordano, segretario nazionale Fp –, come avviene in larga parte d’Italia. Nei casi in cui è stata fatta una scelta diversa, vedi Campania, è stato un autentico sfacelo”. “Temiamo, oltre all’abbandono delle buone pratiche ambientali e al conseguente aumento delle tariffe – prosegue Giordano –, un’instabilità occupazionale e una precarizzazione contrattuale attraverso l’applicazione di altri ccnl e rapporti di lavoro non regolari”.
 
Alla fine, la totale deregolamentazione dei servizi pubblici provocherà un danno alla salute dei cittadini, già alle prese con continue emergenze ambientali, soprattutto nel Sud, come quella vissuta attualmente in Sicilia in tema di rifiuti”.

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