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 Home page > Attualità > Economia > Il debito pubblico non è un male incurabile

Il debito pubblico non è un male incurabile

Ogni italiano ha un debito di qualcosa come 30.000 euro. E’ il debito pubblico! Sia per il settantenne, sia per chi sta venendo al mondo in questo preciso istante, tale è la somma che grava sul groppone di ognuno di noi, senza distinzione di sesso e di età, senza distinzione di colpe e di responsabilità e, soprattutto, senza averla mai vista, né goduta, né tanto meno spesa in prima persona!
 
E’ un debito ereditato, un debito pubblico. C’è chi eredita un patrimonio da un lontano zio d’America e c’è chi, invece, eredita dalla vecchia classe politica una somma da restituire alla nuova (!?) progenie di politici nostrani pari a 30.000euro!Un debito che equivale a circa due anni di lavoro per un normale “stipendiato”. Un debito contratto da chi è vissuto al di sopra delle proprie possibilità, spendendo più di quanto fosse lecito e consentito spendere. Come se un operaio, che guadagna 1.000 euro al mese, viaggiasse in Bmw, mangiasse tutti i giorni al ristorante, vestisse griffato e vivesse in un residence da 3.000 euro al mese: sì, per qualche giorno campa alla grande, ma poi, quando arriva il conto, schiatta.
 
Così è stato per la finanza pubblica del nostro Paese. Durante il tempo in cui “regnava” il Caf (Craxi-Andreotti-Forlani) era possibile mimetizzare i “buffi” contratti dalla politica con la svalutazione della vecchia lira ridotta, in fin di vita, a liretta. Ma oggi, con l’entrata in vigore dell’euro, che di fatto ha dimezzato stipendi e pensioni, il che non è stato sufficiente a sanare le casse dello Stato, non è più possibile smorzare il debito pubblico con il giochetto dell’inflazione a due cifre messo a punto dalla Prima Repubblica.
 
Insomma, dobbiamo rassegnarci a pagarli "noi", i “loro” debiti. Oppure lasciarli in eredità, e con gli interessi, alle future generazioni. Oppure, come si fa nelle buone famiglie, bisogna cominciare a tagliare il superfluo (stipendi e pensioni d’oro, enti e personaggi inutili, ma costosissimi, come Province, Comunità montane, Consorzi, parlamentari, portaborse, auto blu, vizi, privilegi e ruberie varie) dacché non tutte le spese sono indispensabili ed ugualmente necessarie.
 
Come nel bilancio di ogni famiglia “sana” una cosa è la spesa corrente, quella dei beni di prima necessità come pasta, carne, latte, uova e così via, un’altra cosa è la spesa per il superfluo. Un conto è stanziare del denaro pubblico per garantire pensioni e stipendi dignitosi, sicurezza sociale, ben altro è continuare dilapidare le entrate dello Stato, le tasse pagate da noi cittadini, per mantenere i vizi ed i privilegi della politica.
 
Economia spicciola, economia domestica la nostra, non certo ai livelli universitari di Tremonti o agli pseudo-standard-accademici di Brunetta dai quali ci guardiamo bene nel prendere le dovute e “debite” distanze.
 
Fonte: http://liberalvox.blogspot.com/ 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.170) 26 novembre 2009 15:27

    C’è da dire, però, che un conto è vivere e un altro è sopravvivere. Per cui mi pare sacrosanto che l’operaio, che guadagna i mille euro al mese, possa dedicarsi ad altro dopo il lavoro: gli sia permesso, dai costi e dai prezzi, poter andare a ballare o in ristorante. In questa maniera anche il buttafuori (della discoteca) o la cameriera (del ristorante) potranno avere uno stipendio pure loro e così, se lo desiderano, potranno comprarsi vestiti o altro, e potranno contare su un posto di lavoro. Spesso parlando dei tagli alle spese ci si dimentica che esistono non solo i capataz, quelli con pluriincarichi e megastipendi o gettonati in ogni seduta, ma ci sono anche uscieri, dattilografi o segretari, e tutto l’indotto: ora capisco e ritengo giusto tagliare ciò che non serve, come il numero dei parlamentari o dei consiglieri regionali, tuttavia è altrettanto giusto non mandare ,chi non ha colpa, a casa, perchè questo è il destino che attende chi ,da un giorno all’altro, viene ritenuto un esubero. Siccome la terra è tonda, oggi a me domani a te o a qualcuno che ti è caro: oggi il vigile urbano o il poliziotto fa il gradasso, ma un domani potrebbero, certi servizi , essere dati in appalto a società private e alcuni di queste categorie di lavoratori potrebbero assotigliarsi, come già con grande plauso di alcuni (non certo del sottoscritto) è accaduto per la riduzione dell’organico nelle scuole. Al contrario classi con pochi alunni rendono meglio ,secondo me, e gli scolari sono seguiti meglio e quasi sicuramente i programmi vengono svolti per intero. Quanto al debito procapite ricordo che esiste la possibilità di stralciare, pagare un forfet: non dico di non pagare, ma non certo per intero, anche perchè non credo che tutti gli italiani abbiano usufruito di ciò che il debito ha prodotto. Sarebbe anche un bene spiegare che cosa è il debito pubblico ma ,sopratutto , come lo si riduce e lo si elimina o lo si tiene sotto controllo. Dico questo perchè sull’argomento non si è mai tutti e del tutto d’accordo.
    illupodeicieli

  • Di Maria Lutero (---.---.---.163) 26 novembre 2009 20:37

    ottimo articolo! Dimenticate però che il nostro debito pubblico dipende dal signoraggio delle banche centrali, e la differenza tra la lira e l’euro sta proprio nel fatto che la lira la stampavamo noi, mentre l’euro lo stampa la banca centrale europea, ci presta i soldi guadagna con il tasso di interesse.

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