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Il crocifisso nelle scuole

Un’offesa alla cultura del popolo italiano

La sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che ha di fatto vietato l’esposizione del crocifisso nelle scuole, indicandola come violazione dei diritti dei genitori sull’educazione dei figli e violazione della libertà di religione degli alunni, ha creato in Italia un vero e proprio vespaio di polemiche fra clericali e laicisti, ancor prima che tra credenti e non credenti.
 
C’è chi osserva che l’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici risale al 1929 (anni del fascismo) ed è stata possibile solo grazie al Concordato fra Stato e Chiesa, che ha fatto assurgere la religione cattolica al rango di religione di Stato. Altri sostengono che dopo la riforma del Concordato del 1948, in uno Stato laico e multirazziale, non sia più accettabile che una religione prevalga sulle altre.
 
Tra coloro che hanno accolto con soddisfazione la sentenza di Strasburgo vi è il Segretario del PRC Paolo Ferrero, che, riferendosi alla maggioranza e al Governo che ha bocciato senza appello il provvedimento proponendo ricorso, ha affermato che "i politici cattolici vogliono solo ingraziarsi la Chiesa, la quale gode già di troppi privilegi...".
 
Per la verità la maggior parte dei cittadini italiani, di ogni colore politico, si ritengono profondamente offesi nel loro credo religioso e nella loro cultura, convinti che la sentenza, ingiusta ed assurda, non abbia tenuto conto della realtà politico-religiosa dei popoli dei singoli Paesi Europei. Il crocifisso non è solo un simbolo religioso, ma qualcosa che unisce i valori, le tradizioni e le radici del nostro Paese. Tutte cose che non possono essere cancellate da una sentenza della Corte Europea.
Il popolo cristiano ha accusato il colpo con grande dignità, soffocando un giustificato grido di dolore, ma consapevole che, forse, una possibile rimozione del crocifisso dalle aule scolastiche potrebbe rafforzare la "responsabilità testimoniale" dei veri cattolici-cristiani nella ricerca della fede.
 
Il Segretario Di Stato Vaticano Cardinale Bertone ha voluto solo sottolineare con amarezza che "la reazione della Santa Sede non può che essere di deplorazione..."
 
Ma ciò che più sconcerta l’opinione pubblica dopo le accese polemiche è il fatto che la Commissione Europea non ha commentato la sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo. Si è solo limitata ad osservare, tramite il suo portavoce alla Giustizia, Michele Cercone, che si tratta di decisioni prese da un’istituzione non appartenente all’Unione Europea e che quindi "la questione è di esclusiva competenza dei Paesi membri".

Commenti all'articolo

  • Di Fabio Barbera (---.---.---.44) 17 novembre 2009 11:07
    Fabio Barbera

    Esiste una minoranza confessionale che grida, pungolata da chissà quale guerra santa. Esiste poi una maggioranza silenziosa che nei luoghi pubblici non vuole simboli propagandistici di una religione (quella che grida sempre allo scandalo per tutto e si impiccia). Questa maggioranza silente non viene notata perché difatto di ’sto crocifisso gliene frega meno di niente e non interviene, così ad emergere è solo una versione: che i cittadini italiani, di ogni colore politico, si ritiengono offesi nella loro cultura da questa sentenza ingiusta ed assurda. Io replico che NON E’ VERO! Saluti, Fab

  • Di rickylg (---.---.---.67) 17 novembre 2009 17:45
    rickylg

    Penso che l’UE abbia tralasciato perchè è solo qui in Italia che il crocifisso è difeso dagli integralisti religiosi come non fu nemmeno all’epoca delle crociate. 

    Io, personalmente, sono per uno stato completamente laico, dunque aborro qualsiasi simbolo religioso presso le nostre istituzioni e, ancor di più, aborro il denaro pubblico speso a favore di questa o quella religione.
  • Di (---.---.---.133) 21 novembre 2009 23:34

    A me la sentenza non mi ha offeso per niente.
    Quello che mi offende è vedere tutta questa gente ch si indigna mentre le chiese sono vuote e diminuiscono sensibilmente le persone che si fanno preti (non c’è qualcosa di strano in questo?).

    Senza contare che i politici che più hanno fatto "casino" dopo questa sentenza son quelli che hanno più scheletri nell’armadio.

    Mah!

    GranchiF

  • Di poetto (---.---.---.106) 22 novembre 2009 10:01

     In un paese che si dichiara ateo, dovrebbe essere evidente che un simbolo religioso, come il crocefisso, non deve essere presente in luoghi pubblici.

    Il crocefisso è un evidente simbolo cattolico e la sua presenza identifica, simbolicamente parlando, un determinato luogo, ad esempio una scuola, come luogo cattolico.

    Nell’entrare in un luogo dove c’è un crocefisso si avverte un messaggio occulto, nascosto che dice: attenzione, voi state entrando in un luogo dove i cattolici sono graditi. Lasciando, quindi, intendere che gli altri sono “un po’ meno graditi”.

    In un paese che si dichiara ateo, questo non dovrebbe succedere.

    Nelle scuole pubbliche non dovrebbero esistere simboli religiosi, in quanto queste sono aperte a tutti.

    Le persone di varie confessioni religiose non dovrebbero trovare dentro un’aula di una scuola pubblica un simbolo di una religione che non condividono.


  • Di (---.---.---.98) 4 dicembre 2009 23:09

    viva il crocifisso segno di solidarietà con tutte le sofferenze del
    mondo

  • Di (---.---.---.225) 4 dicembre 2009 23:43

    Offesi "nel credo e nella cultura", in quanto il crocifiso è un "simbolo religioso e culturale".

    Cosa significa questa frase?
    In quanto simbolo religioso, sta bene in chiesa e non nei pubblici uffici, scuole, tribunali, etc.
    Esistono (e sono sempre di più) persone di altre religioni, o atee, cui uno stato laico, cioè senza "religione di stato" (quale è l’Italia), non ha diritto di imporre la visione di alcun simbolo religioso, che costituirebbe una indebita pressione psicologica, specialmente sui più giovani.
    In quanto simbolo culturale, io, se fossi credente, soffrirei a vederlo esposto come fosse un ornamento parietale, in contesti del tutto impropri, a mo’ di "portafortuna", tipo un cornetto rosso o un ferro di cavallo... eppure, il difendere la sua esposizione in quanto "simbolo culturale", questo significa: non si tratta più di "devozione", ma di "tradizione"... come il panettone a Natale e l’uovo a Pasqua... per un credente penso che non ci potrebbe essere nulla di più triste... ma per fortuna i veri credenti son pochi...

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