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Il 2 ottobre riprenderanno i negoziati tra UE e Croazia

Dopo dieci mesi di impasse, determinata dal veto sloveno, ora il cammino croato verso l’Unione europea pare accelerare. Barroso vuole chiudere subito dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona. 

E’ stata fissata al prossimo due ottobre dal Commissario dell’Unione europea all’allargamento Oli Rehn la ripresa dei negoziati tra la confederazione a ventisette e la Croazia, al fine di giungere in tempi brevi, subito dopo la ratifica del Trattato di Lisbona, all’ammissione di Zagabria nell’Unione. La marcia d’avvicinamento della Croazia all’Unione europea si era bruscamente interrotta dieci mesi fa a causa del veto sloveno dopo che le due repubbliche ex- jugoslave avevano litigato a causa di alcune dispute territoriali di confine.

Lubiana accusava Zagabria di aver fornito alla Commissione di Bruxelles una mappa in cui venivano inclusi nei confini nazionali croati territori da sempre rivendicati dagli sloveni. Da parte sua Zagabria rinfacciava ai vicini di non voler acconsentire a che le acque marine croate confinassero con quelle italiane desiderando invece ritagliarsi nel golfo di Pirano un accesso diretto alle acque internazionali.

Durante il recentissimo vertice sloveno- croato, svoltosi a Lubiana, i premier delle due nazioni, Jadranka Kosor, primo ministro croato, e Borut Pahor, premier sloveno, sono riusciti a trovare un accordo. In realtà non è ancora detta l’ultima parola giacché ora il documento dovrà essere approvato dai due parlamenti. Scontata l’approvazione da parte di Zagabria, alcuni timori esistono in ordine alla ratifica da parte dei parlamentari sloveni. Molti appartenenti all’opposizione di centro- destra, ma il malcontento esiste anche tra i banchi della maggioranza socialista, accusano Pahor di eccessiva arrendevolezza nei confronti della collega croata e minacciano di far mancare il proprio voto favorevole.


La Croazia ora spera vivamente di poter concludere i propri negoziati per l’adesione entro il primo semestre dell’anno venturo al fine di diventare membro effettivo dell’Unione europea all’inizio del 2011. Certamente però non solamente la disputa confinaria con Lubiana rappresentava e continua a rappresentare l’unico ostacolo al cammino croato verso l’integrazione europea. Corruzione e criminalità organizzata, la temibile mafia croato- serba, sono problematiche gravi che, afferma anche Oli Rehn, potrebbero convincere alcune capitali europee ad impedire un rapido ingresso della Croazia nell’Unione europea. Per aggirare l’ostacolo si potrebbe proporre per Zagabria un’adesione condizionata a continue verifiche, semestrali, da parte della Commissione, circa il grado di rispondenza della legislazione croata ai parametri europei con l’adozione di pesanti sanzioni in caso di inottemperanza.

E’ un po’ il meccanismo adottato nel 2007 con Bulgaria e Romania ai tempi dell’adesione di tali due paesi. Bucarest e Sofia ai tempi accettarono queste imposizioni in nome dell’integrazione europea, Zagabria, orgogliosa com’è, saprà a sua volta accettarle? Se il gabinetto diretto dalla Kosor capirà che intento dei partner dell’Unione non è quello di discriminare la Croazia rispetto agli altri paesi ma impedire che nelle “ capitali storiche” della Vecchia Europa a quindici, le cui opinioni pubbliche, chi più chi meno, hanno guardato con diffidenza, dopo un iniziale periodo di entusiasmo, all’allargamento verso Est, una crisi di rigetto anti- europeista, ben presto potremo parlare di un’Unione europea a ventotto.

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