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 Home page > Tribuna Libera > I pescatori domenicali

I pescatori domenicali

La frequenza delle scuole medie segnò per me non soltanto il passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza, ma anche l’ottenimento dei primi permessi o concessioni da parte dei miei genitori.
 
Rientrava fra tali conquiste la possibilità, durante la stagione estiva, sul far del crepuscolo del sabato, di radunarmi con un gruppo di sette o otto amici, di recarmi insieme con loro a Porticelli, nei pressi dell’insenatura Acquaviva, dove i miei avevano da poco fatto costruire una casetta di villeggiatura e di restare a dormire lì, al fine di trovarci, l’indomani mattina, tutti insieme, già pronti sul posto per dedicarci alla pesca dagli scogli, con canne e lenze che ciascuno di noi si procurava ed “armava”.
 
 
Arrivati alla meta e consumata una frugale cena, scendevamo, attraverso un sentiero, giù nell’Acquaviva e, come prima operazione del programma, raschiavamo gli scogli su bassi fondali mediante l’utilizzo di retini – anche questi fabbricati da noi stessi - per catturare piccole scorte di gamberetti, da utilizzare l’indomani mattina come esche, riponendo, intanto, i saltellanti crostacei in vasetti di latta con coperchio.
 
Terminata questa operazione, ci portavamo nuovamente nella casetta di Porticelli, soffermandoci per qualche ora a parlare ed a scherzare – nel buio assoluto, mancando la corrente elettrica e con il solo riferimento luminoso, quindi, delle stelle e, se c’era, della luna – fino a che non ci veniva sonno.
 
Sonno, per la verità, non molto lungo, giacché, all’alba, gli occhi si riaprivano automaticamente; seguiva un rapido sciacquo del viso e, subito, tutti di corsa verso la scogliera per iniziare le calate con la lenza.
 
Si formava una bella fila di giovanissimi pescatori dilettanti e si dava ben presto vita ad una sequenza di grida, commenti, risate, che segnavano in particolare la cattura di ciascun esemplare di pesci. Ovviamente, s’innestava una vera e propria gara.
 
Trascorrevamo, così, diverse ore intenti a pescare, sino a quando la calura del sole, che si alzava sempre più su, non diveniva forte e difficile da sopportare.
 
Quelle mattinate domenicali, comprese le vigilie di preparazione in comitiva, ci riempivano d’autentica gioia, una sensazione che ci portavamo appresso e manifestavamo anche al rientro nelle nostre rispettive case.
 
Oggi è l’ultimo dell’anno e, quindi, è d’uopo l’augurio di un sereno e pescoso 2010 per tutti.

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