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I “derivati” nella finanza locale

Pubblicato dalla Banca d’Italia il Supplemento al Bollettino Statistico n. 56, contenente il valore di mercato dei “derivati” delle amministrazioni locali; o meglio quella parte del valore di mercato in questione relativa a banche italiane: per quanto riguarda le banche straniere, in assenza di un obbligo di una loro comunicazione alla Banca d’Italia, non vi sono dati riportati.

Come è noto i contratti denominati “derivati” sono quelli in cui il prezzo è basato sul valore di mercato di altri beni ed il “valore di mercato” riportato dalla Banca d’Italia o fair value rappresenta la perdita o il guadagno che si avrebbe se il contratto fosse chiuso in questo istante. In sostanza sono i soldi che i due insiemi di parti (gli oltre cinquecento Enti Locali dall’una, le banche italiane dall’altra) si dovrebbero corrispondere se consensualmente decidessero di rescindere questi contratti.
 
Facendo la differenza fra valori positivi e valori negativi, si ha un saldo negativo per la finanza pubblica locale pari ad Euro 842 milioni. Insomma, ci abbiamo rimesso.
In questa vicenda stupisce, e non poco, come la Pubblica Amministrazione possa avere sottoscritto con tanta facilità questo tipo di contratti. E’ norma generale che i contratti delle P.A. con i privati vengano disciplinati da norme di pubblica evidenza perché, in assenza di una volontà privata che ne tuteli l’intereresse, la parte pubblica deve seguire regole che, in qualche modo, ne prendano il posto a tutela degli interessi della collettività, norme proprie dell’ordinamento contabile.

 
Ad esempio, per l’esecuzione di lavori, si ricorre all’affidamento in appalto a privati tramite varie tipologie di gare. Orbene ciò, nel caso del reperimento di risorse finanziarie da parte degli Enti locali, non risulta essere mai avvenuto, almeno per quanto a conoscenza del vostro reporter.
 
Ovviamente l’accesso a finanziamenti della Cassa Depositi e Prestiti o l’emissione di obbligazioni sul libero mercato di per se non rendono necessarie procedure di pubblica evidenza. La cosa, cambia, invece, se ci si muove su altre tipologie di finanziamenti: un soggetto privato può sottoscrivere tutti i “derivati” che ritiene opportuno perché ne risponderà economicamente, un soggetto pubblico no.
 
Cosa è successo?
E’ di dominio universale che l’attuale governo ha vietato questo tipo di contratto ; forse ha chiuso la stalla dopo che i buoi se ne erano già usciti. Il danno oggi è quello riportato dalla Banca d’Italia; salvo i contratti con le banche estere, che dovrebbero addirittura superare quelli con banche italiane; e salvo il progredire nel tempo delle variabili alla base dei titoli derivati, dette “attività sottostanti”.
Speriamo bene.

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