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Gli esperti sono come i politici: hanno troppo potere, sono troppi e chiedono troppo

Il libro “Esperti di troppo. Il paradosso delle professioni disabilitanti” è una delle opere classiche di uno dei migliori pensatori del Novecento: Ivan Illich (www.erickson.it, 2008).

La nuova traduzione contiene anche quattro saggi che prendono in esame alcune figure fondamentali della società di oggi: l’avvocato, il medico, il manager e l’assistente sociale.

La realtà di come si amministra la giustizia è oramai negli occhi di tutti: “Un aspetto importante di questo culto sta nella marginalizzazione delle parti in causa. Costoro, di solito, sono a malapena tollerati; il loro ruolo è semplicemente quello di spettatori o testimoni. È come se il processo fosse un grande macchinario cigolante, che una volta avviato non può essere più avvicinato né controllato, se non da parte degli “iniziati” al suo funzionamento” (Jonathan Caplan, p. 101).

Pensiamo alla risoluzione di un divorzio o una separazione consensuale senza recriminazioni economiche o educative sui figli, che in molti Paesi occidentali è inaffrontabile senza la presenza di un avvocato.

Nel caso della medicina “il pericolo è ancora più grande, poiché non solo questi processi si mascherano di una veste tecnica, scientifica e obiettiva, ma pretendono anche di servire al nostro bene. In breve la strada verso una società dominata dal culto della salute può anche essere lastricata di (presunte) buone intenzioni” (Irving Kenneth Zola, p. 72).

Inoltre molti attuali metodi di lavoro trasformano gli esseri umani in macchine viventi annichilendo le coscienze: “In ognuno di noi c’è una scintilla creativa, se non trova sbocco ci sentiamo mezzi morti” (Richard Layard, Felicità. La nuova scienza del benessere comune, 2005).

Quindi si potrebbe affermare che “Gli eretici dei tempi moderni sono quegli operatori professionali che promuovono le competenze dei cittadini e fanno della propria professione un’attività intellegibile, accessibile al controllo da parte dei cittadini stessi” (John McKnight, p. 87).

E ora scusatemi se apro una piccola parentesi immodesta e narcisista, ma è proprio questo l’obiettivo a cui miro io. Infatti ognuno di noi avrà avuto l’esperienza di molti professionisti che abusano della loro autorità sapienziale, morale e carismatica per trarre eccessivi vantaggi economici dalla loro posizione. Ma molto più spesso è tutto il sistema istituzionale che condiziona malamente la nostra vita, anche se la cosa viene fatta con le migliori intenzioni.

Inoltre “Un’amministrazione guidata da un Parlamento che basa le sue decisioni sulle opinioni esperte formulate dalle professioni potrebbe essere un governo “per” il popolo, ma mai “del” popolo” (Illich, p. 34).

Dunque per Illich la realtà è questa: “Bande di fanatici “cacciatori di bisogni” non potrebbero continuare a tassarci così come pure spendere i nostri soldi per i loro test, per i loro lavori d’équipe e altre simili panacee, se noi non fossimo paralizzati dalla nostra inesauribile creduloneria… le code di gente in attesa bloccheranno presto o tardi l’operatività di ogni sistema che produce più bisogni più velocemente dei beni destinati al loro soddisfacimento… la dipendenza dai prodotti mercificati, presto o tardi, determinerà dei bisogni che provocheranno la paralisi dell’autonoma capacità di riprodurre analoghi beni funzionanti… Le donne, o gli uomini, che finiscono con il dipendere interamente dall’erogazione di pezzi in serie prodotti da strumenti confezionati da persone anonime, cessano di vivere una vita umana per continuare a sopravvivere, anche se ricoperti da lustrini” (p. 42).

In questo modo le persone non riescono a dare un significato alla propria esistenza e contribuiscono passivamente o negativamente alla vita delle comunità in cui sono inserite.

I conformisti sono i nuovi schiavi moderni: lavorano duramente per poi dare i loro soldi in mano a quasi tutti i professionisti e le aziende che li hanno stregati. Così gli alienati subiscono una cultura subumana creata dai poteri forti, si trasformano in umanoidi e fuggono dalla tranquillità delle proprie case per procurarsi le droghe dei divertimenti di massa, per ingurgitare le innumerevoli pillole di saggezza professionale e per annegare nei fiumi sensoriali dei grandi centri commerciali.

Comunque “l’età delle professioni disabilitanti” potrebbe avere gli anni contati: “Presto riceveranno la stessa accoglienza in precedenza accordata ai partiti clericali e alle verbosità degli epigoni del marxismo. I cartelli professionali sono oggigiorno altrettanto fragili del clero francese ai tempi di Voltaire” (p. 48).

Prima o poi gli alienati e i professionisti che si muovono come gangster si scontreranno con gli individui e i gruppi non ideologizzati, e nessuno di noi può “immaginare ciò che l’uomo libero può fare quando dispone di strumenti moderni rispettosamente limitati” (p. 49).

Infine ai manager e agli economisti più coscienziosi segnalo la versione italiana dell’Harvard Business Review: www.hbritalia.it; a tutti i cittadini e agli avvocati più motivati segnalo il sito molto interessante www.personaedanno.it; ai medici di famiglia segnalo www.tempomedico.it; agli assistenti sociali segnalo il ricco portale specializzato www.assistentisociali.org.

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