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Giappone schiacciato dalla crisi, il Samurai non si arrende ma è ferito

 

Dalla seconda metà del 2008 è iniziato per il Giappone un lento ma costante declino caratterizzato da una netta diminuzione delle esportazioni. Il gruppo Toyota, il primo produttore di auto al mondo, ha annunciato per la prima volta un pesante calo delle vendite (-45% a livello globale) ed il gigante dell’elettronica di consumo Panasonic è stato costretto a chiudere molti stabilimenti per la drastica riduzione degli ordinativi. In linea generale i punti di forza del Giappone, ovvero l’auto e l’elettronica di consumo, hanno registrato una flessione negativa con tutto ciò che ne consegue.

La pesante crisi finanziaria, poi divenuta economica, che ha travolto gli USA, ha certamente ridotto i consumi del primo importatore di prodotti nipponici; il calo delle richieste ha, in un primo momento, coinvolto il solo settore auto per poi dilagare irrimediabilmente anche all’elettronica di consumo, che nella prima fase della crisi appariva un settore più resistente alle bizzarrie dei mercati.

Anche i paesi della UE, dove la crisi finanziaria è giunta per nulla attutita, hanno diminuito il consumo di auto in generale e di elettronica giapponese aumentando ancor di più i problemi nel settore esportazioni del Paese del Sol Levante.

È recente l’annuncio del colosso dell’elettronica Pioneer, leader qualitativo nella produzione di pannelli al plasma, del ritiro definitivo dal settore TV. I leggendari plasma KURO, nero in giapponese, che hanno rappresentato lo stato dell’arte nel settore schermi piatti sin dagli albori di queste tecnologie, non saranno più in produzione da fine 2009. A causa di questa decisione 10000 addetti perderanno il posto di lavoro. La stessa Sony ha annunciato gravissime perdite e la necessità di riorganizzarsi contenendo i costi e limitando il numero degli addetti.

Il Giappone, abituato a disastri naturali di ogni genere, non aveva mai vissuto una crisi tanto tenace e drammatica dalla conclusione della seconda guerra mondiale e nonostante nel fronte interno dagli anni ’90 ci fossero stati dei periodi di difficoltà nulla si è mai avvicinato all’attuale tracollo. 

Il gruppo Toyota agli inizi del mese ha inoltrato una formale richiesta di aiuti statali per una somma prossima ai 2 miliardi di dollari. Il governo nipponico, che detiene 5 miliardi di dollari di scorte strategiche per fronteggiare situazioni analoghe, teme di non poter far fronte alle probabili richieste di aiuto dei principali colossi giapponesi in difficoltà.

Anche nel fronte interno il Governo si trova ad avere pochi strumenti per sostenere i consumi e favorire il credito. In Giappone i tassi d’interesse sono prossimi allo 0% da tempo (ora sono allo 0,1%) quindi non c’è nulla che si possa fare in tal fronte.

Le analisi macroeconomiche indicano cautamente il 2010 come possibile punto di ripartenza del ciclo crescente e pertanto il punto più grave dell’attuale crisi dovrebbe arrivare agli inizi della seconda metà del 2009. L’unica certezza è che in un lasso di tempo compreso tra i 18 ed i 36 mesi il sistema inizierà a risalire, ovvero in tale lasso di tempo ripartiranno i consumi ma questo ci dice poco su che cosa ci sia da aspettarsi per i mesi avvenire.

Certamente qualora il settore auto dovesse in qualche modo ripartire il Giappone si troverebbe pronto a recepire le richieste generalizzate di autovetture a basso impatto ambientale, basso consumo energetico e durature. Da questo punto di vista il gruppo Toyota, seguito dal gruppo Honda, detiene una tecnologia avanzatissima per la realizzazione delle così dette auto ibride, ovvero auto che abbinano ad un motore a combustione interna uno o più motori elettrici alimentati da batterie ricaricate sfruttando l’energia inerziale delle autovetture in discesa ed in frenata. Al recente salone dell’Auto di Ginevra (5-15 marzo) le novità giapponesi nel campo del basso impatto ambientale e del ridotto consumo energetico non sono mancate, i presupposti per la ripresa ci sono bisognerà vedere se verranno colti dai preoccupati europei e dagli spaventati americani.

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