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 Home page > Tribuna Libera > Forse perché quel giorno faceva freddo

Forse perché quel giorno faceva freddo

 

Quel giorno di un mese fa, il 19 ottobre 2009, giuro che lo ricordo come fosse ieri. Erano quasi le 19.30, ero appena tornato a casa, mi butto sul divano ed accendo la tv.

 
TGR Campania, titolo di apertura: "Napoli, prima vittima della Crisi".
Pensai subito: "Qualcuno che si è suicidato perchè ha perso il posto di lavoro!"
Macché. La notizia era questa. Molto più triste, molto più tragica.
 

Un bambino di 6 anni, Elvis, era appena morto per intossicazione da monossido di carbonio, mentre la madre Manuela era in coma farmacologico in rianimazione, a causa delle esalazioni fuoriuscite da un braciere. Detta così può sembrare il più classico incidente domestico capitato a due immigrati capoverdiani, ma conoscendo la tragica storia e non solo l’epilogo del piccolo Elvis e della madre, credetemi, è una storia che dovrebbe fare tanto rumore. Ed invece non è così.
 

Dove, perché, come, quando.
Sono tutte nozioni che ad oggi mi fanno malissimo.
 

Dove: Elvis è morto in un piccolo appartamento in "Salita Sanità". Ora vaglielo a spiegare ad uno delle mie parti qual è questa strada. Da 25 anni questa salita la conosco, come tutti, come la "Micciatella", non sapevo avesse un nome così italiano. Secondo me è una salita che supera le leggi della gravitazione universale di Newton. Supererà i 45° gradi, sarà in alcuni tratti almeno 50° o 60°. La casa del piccolo Elvis e della madre Manuela era più o meno a metà salita. Al centro di una salita ripidissima, che per i tanti immigrati che abitano qui potrebbe rappresentare l’ascesa verso un paradiso tanto desiderato, quel 19 ottobre, quella stradina che sfida da secoli le leggi di Newton, rappresentò invece per Elvis e Manuela la discesa verso un inferno fatto di tante ipocrisie e di tanta malignità.
 
 

Perché: Da circa due settimane l’Enel aveva staccato la corrente elettrica al loro piccolo appartamento di venti metri quadri. Ecco spiegato il titolone del TGR "Prime vittime della Crisi". Una Crisi che ti stacca la corrente, e ti uccide. Proprio mentre in qualche appartamento più giù o più su, la corrente elettrica trabordava, come traborda ancora oggi, come in tutte le case normali, in tutti i suoi sprechi eccezionali, in quel piccolo appartamento l’Enel aveva staccato le necessità di una piccola famiglia di immigrati capoverdiani. In quei giorni Napoli era attraversata dai primi freddi che preannunciavano l’inverno: per avere un po’ di luce ed un po’ di calore in quella piccola casetta, Manuela aveva pensato a quell’infame braciere a carbonella.
 

Come: Elvis è morto per asfissia, la madre ridotta in fin di vita. E l’ossigeno glielo tolse proprio lo Stato. Come un cittadino italiano, che ti fa marcire con l’indifferenza. Come un padrone che ti sfrutta, ma senza violenza. Come una morte in una fiamma, una luce che invece di riscalarti ed illuminarti, ti spegne piano piano.
 

Quando: Elvis è morto nel mese di ottobre. Quel 19 infame. Solo dieci giorni dopo, per l’Italia il piccolo Elvis era già un bimbo invisibile. Solo dieci giorni dopo la Procura decise di diffondere il video della morte di Mariano Bacioterracino, morto 5 mesi prima a duecento metri dalla casa del piccolo Elvis. L’opinione pubblica inciampò per più di una settimana nel cadavere di un uomo morto forse per camorra, forse per una resa dei conti. Lo scandalo per una morte così assurda come quella di Elvis, quel piccolo capoverdiano di 6 anni che sognava di fare l’ingegnere, finì al massimo due o tre ore dopo l’arrivo, sotto casa sua, delle volanti dell’Ufficio Prevenzione Generale della Questura partenopea.
 

Oggi ho saputo che anche la madre del piccolo Elvis è morta.
E solo oggi ho deciso di parlare di tutto questo scempio.
 

Il 23 ottobre, giorno dei funerali di Elvis, anch’io ero lì. Pioveva tantissimo. Aspettai la sua piccola bara bianca, addobbata con dei palloncini bianchi, a circa 20-30 metri dalla Chiesa. Ma non osai entrarci. Quel giorno in quella Basilica del 1600, che custodisce da secoli le catacombe di San Gaudioso, c’erano tantissimi capoverdiani. Quella Chiesa quel giorno era loro, ed era giusto così. Ed era giusto così perché non c’era nessuno che rappresentasse le istituzioni. Non c’era Bassolino, non c’era la Iervolino. Non c’era la Carfagna, non c’era Berlusconi. Non c’era Fini, non c’era Bossi. Non c’era il Cardinale Crescenzio Sepe, almeno lui avrebbe potuto.
 

Forse perchè quel giorno faceva freddo.
Pioveva forte.
 

Ma a chi vuoi che importi di Elvis, pensai subito.
Tanto a questi qui ci pensa l’Enel.

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