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Fini studia da premier

L’altra sera in Tv da Fazio abbiamo assistito alla discesa in campo del candidato alla successione di Berlusconi, che ha stupito per moderazione, rispetto delle istituzioni, usando toni pacati e riflessivi, lontani anni luce dalla beceraggine e dalle senili fissazioni del padrone del PDL, definito da Fini “un monarca assoluto”.

Fra le righe si è capito benissimo che anche per Fini il problema è il “berlusconismo”, quella abnorme concentrazione di potere economico, mediatico e politico nelle mani di un solo uomo che, invece di governare, passa il tempo ad occuparsi di neutralizzare la magistratura, ad insultare i giudici, ad inventarsi complotti comunisti, restando l’unico in Italia a non sapere che i comunisti sono scomparsi dal 1977, quando Berlinguer fece lo “strappo” con Mosca, dichiarando che preferiva la Nato al Patto di Varsavia, e con il “compromesso storico” accettava le regole della economia capitalista.

Da allora in poi, fino ai nostri giorni, non abbiamo visto altro che una continua decadenza, una ipocrita pratica di spacciare per “progressista” l’abbandono della identità classista, l’abbandono del territorio e delle organizzazioni di massa, fino al punto che il neo-eletto Bersani scopre oggi che per contare bisogna tornare tra la gente.

Non è Berlusconi che ha sconfitto la sinistra, essa si è sconfitta da sola, perché non è stata capace di elaborare una strategia, antagonista al capitalismo, indicando il sistema capitalista e la globalizzazione come sistema distruttivo per l’ambiente, che parla stupidamente di eterno sviluppo, che non affronta alla radice i problemi della fame e della sovrappopolazione, che ignora gli studi degli scienziati che parlano di insostenibilità, un sistema che è marcio al punto che le sue istituzioni finanziarie ordiscono truffe che mettono sul lastrico milioni di persone in tutto il mondo.


Berlusconi alza la voce e chiede un salvacondotto legislativo che sostituisca il “lodo Alfano” perché a contrastarlo non c’è nessuno,lo spauracchio di “comunisti” è orami un “mantra” rituale, e si dovrebbe ricordare che quando la sinistra è andata al governo non ha fatto una semplice legge che dichiarasse ineleggibile chi possiede mezzi di informazione, e anzi il comunista D’Alema, visitando gli impianti televisivi Fininvest, dichiarò che quella impresa era un patrimonio di tutti gli italiani, invece di dire la semplice verità che è un monopolio editoriale ottenuto dal governo Craxi.

Oggi Berlusconi può essere deposto solo dalla implosione del PDL che non sopporta più i “monarchi assoluti”, e fa uscire allo scoperto uno come Fini che si rende conto della pericolosità delle crisi istituzionali innescate dal premier che, pur di rimanere impunito, è capace di appoggiare i disegni secessionisti della Lega Nord.

All’Italia fa difetto proprio la democrazia, al potere c’è il più grande capitalista italiano che ha ottenuto la sua ricchezza dall’intreccio tra affari e politica, è alleato con quei beceri buzzurri della Lega che è una aggregazione secessionista.

All’opposizione non c’è nessuno con un programma e una strategia antagonista con al primo posto la sostenibilità ambientale, e tre regioni e mezzo sono in mano alle mafie.

Non si capisce perché odiamo i musulmani al punto di voler esportare la democrazia in Afghanistan.

Commenti all'articolo

  • Di sganapino (---.---.---.58) 10 novembre 2009 10:50

    Bisogna vedere se Gasparri & C lo seguiranno. Berlusconi è stato furbo ed ha garantito a tutti posti di Ministro ecc...Rischieranno i 50 di Fini un’alleanza contro Berlusconi per poi ritrovarsi senza poltrona? NO. Fini non doveva entrare nel PDL adesso si ritrova isolato. O forse ha fatto benissimoi conti ed è certo che i suoi dirigenti lo seguiranno a tutti i costi. Mah!

  • Di poetto (---.---.---.115) 10 novembre 2009 11:38

    In realtà, noi non sapiamo cosa veramente si muove dentro il Pdl.

    Conosciamo solo la superficie ma non quali sono le reali posizioni e le interazioni dei vari "attori" all’interno del Pdl.

    Fini è un politico molto scaltro e preparato, sicuramente le sue mosse, i suoi discorsi nascono e si sviluppano nell’ambito di un progetto che, secondo il mio parere, tiene conto del prossimo sviluppo futuro della politica italiana.

    Forse il Berlusconismo è alla frutta, prossimo al collasso ma dall’esterno, visto da noi poveri mortali, non si riesce a percepire la prossimità del crollo che invece è percepito da chi sta dentro e, come in un palazzo che collassa, incomincia a prendere provvedimenti per non rimanere sotto le macerie.

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