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Fiat: spunta il piano "Eiffel

"Fiat e Chrysler si sono messe insieme perchè nessuna delle due va tanto bene. Ma mettersi insieme non basta per migliorare i conti".

Così il numero uno di Volkswagen, Martin Winterkorn, commenta la notizia dell’ipotesi di accordo tra Torino e Detroit.

Winterkorn inoltre non crede alle previsioni dell’ad Fiat, Sergio Marchionne, secondo cui nel settore resteranno solo sei grandi gruppi mondiali, di cui due nel vecchio continente.

Intanto le immatricolazioni di vetture nuove in Europa, secondo gli ultimi dati riferiti al mese di febbraio, sono ancora in calo del 18,3%: calo più accentuato nei nuovi stati membri dell’Unione.

I dati riguardanti l’Italia sono però peggiori della media europea: -24,4 per cento
.

Germania e Francia sono i paesi in cui si registrano i risultati migliori del mese scorso con un balzo per le immatricolazioni tedesche del 21,5%, ed un contenimento significativo del periodo di crisi a Parigi che fa segnare un -13,2%, per effetto degli incentivi messi a punto dai governi nazionali che si sono dimostrati più efficaci rispetto a quanto avviene nel mercato italiano.

Le mosse messe a punto da Fiat potrebbero però risultare determinanti nel lungo periodo e Marchionne potrebbe avere ragione delle parole di Winterkorn: dopo aver incassato gli incentivi del governo, si attendono solo le decisioni del Dipartimento del Tesoro americano guidato da Timothy Geithner sul prestito da cinque miliardi di dollari per Chrysler, che porterebbe automaticamente la chiusura dell’accordo tra il Lingotto e Detroit.

Nel frattempo l’ad Fiat riprende in mano il dossier sugli accordi strategici in Europa e rispunta il piano ’Eiffel’ per l’alleanza con Peugeot.

Le due case automobilistiche gia hanno un soddisfacente accordo per quanto riguarda il settore veicoli commerciali e il progetto sul quale si starebbe lavorando, secondo quanto riferito da alcune fonti finanziarie e riportate dal quotidiano economico Il Sole24Ore, partirebbe dal presupposto di mantenere inalterata la struttura produttiva in Italia in modo da salvaguardare l’occupazione, mentre Parigi sosterrebbe i costi occupazionali della fusione in cambio del quartier generale che resterebbe nella capitale francese, con Marchionne però alla guida operativa del nuovo gruppo.


Non si sa ancora niente invece per ciò che riguarda i termini finanziari della fusione, Marchionne non lascia trapelare nulla.

Le capacità gestionali, amministrative e tecnico-direttive di Marchionne sono indiscutibili.

Inoltre è in grado di formulare piani strategici di medio-lungo periodo che dimostrano la sua capacità di avere una visione generale, d’insieme, senza lasciarsi prendere dall’attesa per risultati immediati che potrebbero portare a momenti di euforia effimera o allo scoramento per i dati negativi.

Sostenuto da Mediobanca
, l’ad del Lingotto potrebbe portare Fiat davvero ad essere competitiva sul mercato europeo tanto da diventare una delle due realtà automobilistiche dell’Unione.

Ci si aspetta però ancora molto da Torino per quanto riguarda lo sfruttamento della capacità produttiva degli stabilimenti nazionali di Fiat il cui potenziale è enorme se si abbina tecnologia innovativa e know-how dei propri tecnici e lavoratori.

Il tentativo di sbarcare in America può essere frutto di previsioni negative per il mercato italiano a medio termine: in pratica si pensa che la crisi mondiale finirà negli Usa prima che da noi, e pertanto si fanno scelte strategiche che mirano al massimo beneficio per l’azienda.

Il problema della riduzione del potere d’acquisto di salari e stipendi italiani va risolto in primo luogo dalle istituzioni che hanno potere di intervento specifico: a cominciare dal Ministero del Tesoro e dalla Presidenza del Consiglio, ma a Fiat si può chiedere di fare ogni sforzo possibile per non aumentare il numero di cassintegrati e disoccupati, visto l’aiuto su cui la casa di Torino ha sempre contato dai contribuenti italiani

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