• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Facebook, la guerra dei gruppi pro e contro Berlusconi

Facebook, la guerra dei gruppi pro e contro Berlusconi

Il social network cancella alcuni gruppi "violenti e minacciosi". Ma continuano a nascerne di nuovi. Intanto cresce la protesta degli utenti per le fanpage che hanno cambiato nome. Previsto l’intervento del Garante per la Privacy.

Scomparsi nel nulla. Decine di gruppi su Facebook a sostegno di Massimo Tartaglia non sono più raggiungibili. E così pure un gruppo pro-Berlusconi che ieri ostentava oltre 400mila fan, ma che in realtà era solo un falso: gli amministratori avevano improvvisamente cambiato il nome originario Sosteniamo il Made in Italy in Sosteniamo Silvio Berlusconi contro i fan di Massimo Tartaglia. Scatenando non poche polemiche tra gli iscritti ignari dell’accaduto.
 
In seguito agli allarmi per la «violenza online» arrivati all’unisono dal centrodestra, Facebook ha così deciso di correre ai ripari: «Esamineremo molto attentamente tutte le richieste di intervento con contenuti relativi al premier Berlusconi e reagiremo tempestivamente per rispondere, eventualmente cancellando ogni tipo di contenuto che minacci direttamente una persona», ha dichiarato un portavoce del social-network, aggiungendo però: «Il fatto che alcuni tipi di commenti e contenuti possano infastidire non è una ragione sufficiente per rimuovere una discussione».
 
In realtà la rimozione non è servita a granché. Nel frattempo sono nati decine di altri gruppi pro e contro il premier, che non è affatto semplice tenere sotto controllo. Tanto più che l’odio scorre a fiotti anche tra gli utenti filo-governativi. Sul gruppo ufficiale del governo Berlusconi, si possono leggere perle del tipo: «Difendiamo il nostro presidente con la forza contro questi meschini/infami/ipocriti comunisti»; «Rimettiti in forza per farli morire impiccati con le loro mani». Per non parlare di altri gruppi ancora online, come Vergogna per Massimo Tartaglia, dove si discute con toni minacciosi, del tipo: «Tartaglia la tua vita è finita». 
 
Forse il ministro Maroni farebbe anche bene a fare un salto sui tanti forum della Lega, dove gli intercalari più usati sono «negro», «terrone», «sporco» e l’incitazione alla violenza contro gli immigrati è la regola.
 
In tutto ciò a preoccupare gli utenti della rete è anche lo strano caso dei gruppi che hanno cambiato nome per appoggiare il presidente Berlusconi nella guerra online che si è scatenata dopo l’aggressione a Milano. Non solo gli iscritti a Sosteniamo il Made in Italy, ma anche migliaia di fan di gruppi come Solidarietà alle vittime del terremoto in Abruzzo o A favore del Superenalotto, si sono trovati improvvisamente a essere fan di Berlusconi. 
 
«Si tratta di un grave attentato ai diritti della personalità di milioni di cittadini italiani», ha denunciato l’avvocato Guido Scorza, che ha subito invitato gli utenti a segnalare i casi di manomissione al Garante per la Privacy: «I dati relativi alle opinioni politiche sono considerati sensibili dalla vigente disciplina. Dal loro illegittimo trattamento possono derivare le ipotesi di maggior pregiudizio agli interessati». Giustamente Scorza mette in luce come nessuno, tra le fila del centrodestra, si sia scandalizzato più di tanto per l’accaduto: «Perché nessuno ha tuonato contro questo attentato di proporzioni e violenza certamente superiore - almeno perché suscettibile di ledere i diritti della personalità di milioni di cittadini e non di uno soltanto - rispetto a quelli che hanno calamitato l’attenzione del nostro governo?».
 
Grazie anche al tam-tam scattato in rete, ieri al Garante sono arrivate decine di segnalazioni. E oggi in Consiglio dovrebbe essere affrontato l’argomento con l’apertura di un’istruttoria ad hoc. Non sono ancora previste sanzioni, ma è probabile che in futuro l’Autorità decida di intervenire sugli amministratori dei gruppi «tarocchi». Anche perché alcuni sono facilmente identificabili.
 
Nel caso del gruppo Sosteniamo il Made in Italy, ad amministrarlo è una società di marketing online che forse intendeva fare un favore a Berlusconi. Dalla manipolazione televisiva a quella su Facebook il passo è breve, avranno pensato. Ma in realtà non è andata così: gli utenti online hanno subito notato il cambiamento, denunciando l’accaduto sulle colonne di Facebook. Ad ogni modo, sottolinea Giovanni Boccia Artieri (docente di Sociologia dei Nuovi Media all’Università di Urbino), in futuro faremmo tutti meglio a prestare maggiore attenzione: «Anche l’iscrizione superficiale e deresponsabilizzata, giocosa e fatta per intrattenimento, diventa un gesto politico. Come tutto l’abitare la Rete». 

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares