• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Emissioni nocive restano... Il vertice di Floppenaghen

Emissioni nocive restano... Il vertice di Floppenaghen

Si è chiuso alle 15.28 a Copenaghen l’Assemblea sul clima del Vertice Onu. Si è chiusa con un mezzo accordo che non contiene nessun impegno da parte di nessuno. Una mezza intesa, un ennesimo schiaffo all’intelligenza dei popoli, un ennesimo atto di sconsiderata presunzione da parte dei potenti del pianeta: oltre 100 premier e capi di Stato, 193 nazioni e 45.000 richieste di accredito, per partorire una mezza “cosa” non vincolante né politicamente, né legalmente.
La “mezzacosa” che qualche editore darà l’ordine ai suoi servi giornalisti di trascrivere ”accordo”, è stata definita dall’intesa, dell’ultimo istante, di Stati Uniti, Cina, India, Sud Africa e Brasile, con l’assenso balbettante e patetico dell’Unione Europea che colleziona l’ennesima sconfitta.
 
Contro la “mezzacosa” durissima opposizione da parte del primo ministro dell’Arcipelago del Pacifico, Tuvalu, del Venezuela e dei paesi dell’America Latina, come Bolivia, Cuba e Nicaragua.

"Non siamo qui per parlare, siamo qui per decidere" aveva sentenziato Barack Obama al suo arrivo, tanto atteso quanto deludente. Certo che noi tutti desideravamo una conclusione diversa e non ci consolano le parole del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon: "Faremo di tutto perché l’accordo diventi legalmente vincolante entro il 2010. E’ una prima tappa essenziale
 
Questa doveva essere l’occasione, qui era necessario mostrare disponibilità e far convergere il buon senso verso gli obiettivi comuni e come spesso succede quando è in gioco il sacrificio dei potenti, l’egocentrismo, l’egoismo, ha prodotto l’imbarazzo della “mezzacosa” che vale soltanto per le coscienze dei mezzi uomini e per le loro libidini.
 
Per cui il flop di Copenaghen è un atto dovuto e si esplica nell’impegno a limitare entro un massimo di due gradi l’aumento delle temperature senza fissare i limiti sui tagli alle emissioni di gas serra. E a nulla servono 30 miliardi di fondi elemosinati per ammorbidire il tradimento dei paesi in via di sviluppo. 30 miliardi come 30 denari: “per vendere il nostro futuro - ha biblicamente sentenziato Ian Fry del Tuvalu – “Il nostro futuro non è in vendita".
 
E così il pianeta resta indifeso di fronte ai catastrofici cambiamenti climatici in corso ed a un aumento certo di +3°C: “che mina l’esistenza stessa della nostra civiltà", annuncia un comunicato dell’esecutivo di Greenpeace.
Commenti simili da parte del Wwf: "I negoziati sul clima di Copenaghen sono stati a un passo dal fallimento totale e comunque hanno rappresentato una notevole delusione rispetto alle aspettative".
 
E dal responsabile energia e clima di Legambiente, "è stata persa un’occasione storica".
 
Ma qualcuno continua ciecamente ad annunciare che l’accordo c’è stato e i potenti hanno preso nota di ridurre le emissioni nocive ed aiutare i poveri del pianeta ad uscire dalla loro povertà, hanno così dimostrato un grande senso di appartenenza alla natura ed alla madre terra.
 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares