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Ecco da dove arriva l’odio!

Dopo l’attacco di uno psicolabile al premier e il pacco bomba alla Bocconi, la classe politica italiana, se da un lato sembra rendersi conto che si è generato un clima di odio, dall’altro non ha però percepito che la causa di tale tedio misto ad intolleranza è proprio il frutto della sua inadempienza e del suo essere inadatta a gestire la cosa pubblica e che molta gente comincia a esserne stanca. Una buona parte dell’opinione pubblica ormai non riesce ad opporre a questa casta un vero dissenso politico, forse perché è stata privata di quella cultura politica dalla mediaticità, ma vi si oppone con odio e disprezzo. Milioni di cittadini incominciano ora da una parte e dall’altra a mostrare segni di cedimento visti i sintomi della crisi, perché percepiscono le inadempienze del sistema e ascrivono ad esso il declino in fieri del paese.

Lungi da me dal fare un’apologia dell’odio, mi meraviglio sempre di più che questa casta politica, al momento in cui si verificano fatti spiacevoli di forte rilevanza sociale, stenti a capire e a comprendere che è essa stessa, con il suo modo di non governare, la causa di tutto.

L’Italia è un paese che si sta accartocciando su se stesso, che, se da un lato conta sempre meno a livello internazionale, perdendo di giorno in giorno più peso ed importanza, dall’altro sembra distruggere deliberatamente tutto quello che di buono i Padri Costituenti hanno fondato e costruito.

Questo la gente ha iniziato a percepirlo sentendosi minacciata.

L’Italia sta cadendo nel baratro del provincialismo e sta lentamente declinando, con buona pace dei dirigenti politici italiani, mentre forse molte reazioni “violente” sono solo il sintomo che una buona parte della popolazione giovanile che non si rassegna e sente minacciata la propria sopravvivenza e il proprio futuro, e oppone a questo immobilismo misto a pressappochismo, reazioni dissociative di carattere violento, anche se per fortuna solo verbalmente, per ora!

Mi riferisco chiaramente alle contestazioni di piazza e alle animosità manifestate in noti social networks.

C’è tensione è malessere sociale, proprio perché in Italia parlare di problemi seri è diventato inutile.

Se per un verso si assiste alla rassegnazione dei molti, dall’altro buona parte dei cittadini comincia a sentirsi frustrata ed esasperata.

Questo governo prima di insediarsi prospettava cose stratosferiche, ma da quando si è insediato, oltre a perdere intere giornate dietro a faccende marginali, rispetto a fatti riguardanti la res publica, ha ampiamente dimostrato di voler ridimensionare settori chiave come la scuola e la ricerca, cosa questa che la dice lunga su che cosa potrebbe diventare l’Italia fra qualche decennio.

Un paese che non investe sulla scuola e sulla ricerca è destinato ad una debacle sociale.


Tutto ciò, unito allo scarso interesse del governo nelle politiche industriali, soprattutto del meridione, rischia di spaccare il paese sempre di più.

Infatti, proprio nel meridione ci sarebbe bisogno di investire di più sulla scuola ma anche sull’industria, visto che sono centinaia di migliaia i giovani che lasciano il sud, per il nord ma anche sempre più per l’estero, svuotandolo così di risorse umane qualificate. Interi paesi del sud sono vuoti, pieni d’immigrati, che, ahimè, si sono trasformati, loro malgrado, in una nuova servitù della gleba. I fenomeni elencati riguardano in parte anche il nord.

Verso il paese avrebbe un peso preponderante un’efficiente riforma della giustizia in chiave di snellimento dei processi e la preoccupazione di affermare lo stato di diritto là dove lo Stato in gran parte latita, … nel sud, appunto! Tali operazioni potrebbero far risorgere l’economia italiana ed anche il sud medesimo, visto che, proprio nel meridione è evidente l’esiguità di poli industriali che favoriscono pochi privilegiati, i più debbono emigrare; il miglioramento dell’apparato giuridico creerebbe i presupposti per un miglior approccio delle aziende, e la certezza del diritto darebbe loro miglior garanzia di successo. Lo stato di diritto poi è la vera spina nel fianco del nostro paese, ed il sud versa in questo stato di diritto pietoso dato che nessun imprenditore del nord o straniero impianterebbe lì la propria attività per ovvi motivi.

Ma a tutto ciò il governo sembra interessarsi davvero poco.

Altro fattore di declino è lo stato sociale medesimo: milioni tra autonomi, partite iva, contratti a termine e disoccupati sono senza protezione alcuna; le pensioni dal 2010 inizieranno a scendere inesorabilmente e le pensioni private sembrano più uno specchio delle allodole, dato che solo pochi ne raccoglieranno davvero delle rendite decenti - a mio parere.

Verso tutto questo il governo oppone il nulla più totale, nessuna certezza per intere generazioni.

Di queste cose, nonostante Mario Draghi sia intervenuto sull’argomento più volte, se ne parla sempre meno.

Intere sedute parlamentari spese a parlare di inezie relative ad una sola persona, serate spese a parlare del Presidente del Consiglio, con ministri, direttori di giornali e fior fiore di opinionisti che controbattono, o parlano in vece del grande assente, con i corrispettivi antagonisti delle opposizioni. In tutto ciò, vedo la causa del tedio di intere generazioni, alcuni si rassegnano, altri se ne vanno, altri incominciano ad odiare il sistema e i suoi rappresentanti, che io oso definire per l’ennesima volta, una casta inadatta a governare.

Una casta che non è incapace, ma è sempre più inadatta, proprio perché convive e “connive” con lobbies di cui è essa stessa parte, un’elite di persone che trattano la cosa pubblica sempre più come privata e che ha ancora il coraggio di chiedersi da dove arriva tutto quest’odio.

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