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Ddl sulla cittadinanza: alla Camera è scontro, anche interno al Pdl

E’ approdato alla Camera il Ddl voluto dal governo riguardante l’ottenimento della cittadinanza da parte degli immigrati presenti in Italia: si conferma di fatto la legislazione già esistente, ma si è più severi per alcuni aspetti. Ed è scontro, non solo tra maggioranza e opposizione, ma all’interno dello stesso Pdl.

E’ cominciato stamane, 22 dicembre 2009, il dibattito alla Camera intorno al disegno di legge sulla cittadinanza, licenziato a maggioranza in commissione dal Pdl e dalla Lega. Il testo del Ddl riconferma sostanzialmente le norme vigenti, rendendole però più restrittive: per ottenere un passaporto italiano l’immigrato dovrà essere residente in Italia regolarmente da almeno 10 anni, dovrà frequentare corsi obbligatori di storia e cultura italiana ed europea, di educazione civica e sulla Costituzione, e dovrà dimostrare di possedere un buon grado di integrazione sociale e il rispetto delle leggi italiane "anche in ambito familiare". Per quanto riguarda i figli degli immigrati, non si modifica la norma secondo cui possono ottenere la cittadinanza al compimento dei 18 anni di età, ma si aggiunge la condizione che abbiano frequentato con profitto tutta la scuola dell’obbligo.
 
Nello scontro accesosi alla Camera, da una parte troviamo la Lega, che sostiene il testo elaborato da Isabella Bertolini (Pdl). Il capogruppo del Carroccio, Roberto Cota, dichiara: "Non abbiamo bisogno di attirare immigrazione, ma di gestire il fenomeno stringendo le maglie. Non possiamo mandare messaggi sbagliati. La cittadinanza facile sarebbe una grande calamita che attirerebbe immigrati che non possiamo ricevere".
 
La stessa Bertolini, relatrice di maggioranza, spiega: "La cittadinanza non rappresenta, a mio parere, un mezzo per una migliore integrazione, ma rappresenta la conclusione di un percorso di integrazione già avvenuta. La cittadinanza rappresenta l’attribuzione di uno status che non tutti gli stranieri vogliono ottenere".
 
Sullo schieramento opposto si collocano il centrosinistra e la parte del Pdl vicina a Gianfranco Fini, che rimandano al testo proposto dai deputati Fabio Granata (Pdl) e Andrea Sarubbi (Pd), che prevede la riduzione a 5 anni per la richiesta della cittadinanza in determinate circostanze.
 
Secondo il relatore di minoranza, Gianclaudio Bressa (Pd), "la proposta della maggioranza segna addirittura un passo indietro rispetto alla legislazione attuale", mentre il testo di Granata e Sarubbi "concepisce la cittadinanza come punto di arrivo di un percorso di integrazione sociale e culturale già avviato, ma anche come punto di partenza per il completamento dello stesso".
 
Per il capogruppo democratico, Dario Franceschini, "È una legge pessima: un passo indietro. Adesso vediamo se alle tante parole e ai tanti proclami pronunciati da esponenti della destra seguiranno comportamenti coerenti in sede di voto". Il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini, invece, chiede che si punti sul meccanismo dello ius soli "che attribuisce la cittadinanza a coloro che nascono in questo Paese a prescindere dalla nazionalità dei genitori".
 
Intanto questa mattina in Piazza Montecitorio c’è stata una manifestazione di circa quaranta figli di immigrati contro il testo da discutere alla Camera. Ha dichiarato il responsabile nazionale Anolf Giovani Maruan Oussaifi, organizzatore della protesta insieme ai Giovani Democratici: "Noi chiediamo sia introdotto il principio dello ius soli, ovvero acquisire la cittadinanza per nascita sul territorio, come prevede la Sarubbi-Granata. Inoltre chiediamo di dare la cittadinanza a chi viene da piccolino qui in Italia. Ai tempi d’oggi - ha concluso - non è concepibile che un ragazzino sia legato ad un permesso di soggiorno".

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